24. La strizza e la tachicardia

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Se la mia vita fosse stata un film, questo sarebbe stato il momento nel quale tutta la gente intorno comincia a muoversi al rallentatore, mentre la bellissima ragazza di cui il protagonista è innamorato appare sempre più vicina e la musica s'innalza verso il suo crescendo.

Mancavano solo pochi passi e non sapevo quali parole avrei detto a Viola, una volta che l'avessi avuta di fronte a me; non mi ero preparato nessun discorso, perché sapevo che, se lo avessi fatto, il timore di non riuscire ad aprire bocca mi avrebbe bloccato prima di giungere al dunque. Per una volta nella mia vita, volevo improvvisare e vedere cosa succedeva — dal momento che i miei piani non erano noti per essere sempre coronati dal successo!

Devi solo dirle ciao e sorridere, dirle ciao e sorridere, mi ripetevo, per evitare di pensare a Viola che faceva la faccia infastidita e si eclissava; per evitare di dare retta alla voce nella mia testa che mi diceva di mollare tutto, correre fuori da quella discoteca e tornarmene a casa il più in fretta possibile.

Ma non c'era più tempo per gli indugi, perché, alla fine del primo ritornello di Poison, ero uscito dalla pista da ballo ed ero giunto di fronte a Viola. Alla sua parrucca cotonata di un colore tra il violetto e il rosa era abbinato il trucco intorno agli occhi e sulle labbra; il costume era completato da larghi orecchini rossi a forma di stelle a otto punte, un vestito rosa shocking, calze glitterate e stivaloni: sembrava la cantante di una band pronta ad aprire il concerto di qualche gruppo hair metal particolarmente pacchiano, tipo i Ratt o i Tigertailz.

Agitai una mano per salutarla, mentre con l'altra mi sfilavo la maschera. "Ciao!" esclamai, urlando con tutta la voce che avevo e sorridendo il sorriso più ampio del mio repertorio.

Viola rimase interdetta per un secondo (fa' che non si sia dimenticata della mia faccia, implorai silenziosamente), poi mi sorrise a sua volta. "Ciao!" replicò. "Tu sei... Leo, giusto? Leonardo detto Leo, a seconda del livello di confidenza."

Nello scoprire che si ricordava il mio nome e parte della nostra precedente conversazione, iniziai a veleggiare su una dolcissima brezza celestiale; intorno a me, le colombe spiccavano il volo, schiere di campane suonavano e batterie di fuochi d'artificio riempivano il cielo di mille colori.

"Sì, sono io! Come stai? Non mi aspettavo di vederti qui!" dissi. Falsissimo e mendace, ma cosa avrei dovuto fare, confessarle che praticamente la pedinavo?

Viola sollevò due dita della mano destra. "Seconda volta in vita mia che vado in discoteca!" rispose. "E prima volta che mi diverto! Bel costume, facevi un po' impressione mentre camminavi lì in mezzo con quella maschera."

"Grazie. E il tuo costume sarebbe..."

"Jem! È un cartone animato degli anni '80, non so se hai presente..."

"Sentito nominare."

"Ok, è un pochino trash come cartone, però sono fissata con queste cose vintage; e poi, vedevo sempre le repliche con mia sorella. È anche una questione di affetto!"

"È stata una bella idea, secondo me!"

Ero sbalordito da quanto quella conversazione stesse andando bene.

"Anche il tuo costume è fatto molto bene! Halloween, vero?" chiese Viola. Annuii, gongolando per il piacere che il riferimento cinematografico fosse stato colto. "Una mia amica voleva portarmi a vedere Halloween II quando eravamo alle medie," continuò Viola, "ma invece l'ho convinta a guardare un film imbarazzante, sul quale preferisco sorvolare. Dice che non mi ha mai perdonato!"

"Sono troppo curioso!" esclamai. "Nessuna possibilità di sapere il titolo?"

Viola ridacchiò e fece risolutamente di no con la testa. "Ne va della mia reputazione!"

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