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Lei non aveva mai temuto la morte. L'aveva sempre vista come una continuazione inevitabile della vita. Era convinta che Madre Natura l'avrebbe accolta come una figlia, che dopo tutto quello che aveva patito, avrebbe finalmente trovato la pace, tornando a far parte di quel Ciclo che tanto venerava.
Si consolava con quei pensieri, sentendo che l'ora della fine si avvicinava. Voleva andare incontro alla Madre serena, col cuore leggero e la mente libera dall'ansia. Si sarebbero incontrate sul confine tra quel mondo e l'altro, e si sarebbero confrontate da pari a pari, perché era questo che pensava. Lei, che aveva abbracciato da sempre il culto di Madre Natura, lei, che aveva avuto una fede incrollabile in essa, che aveva usato i suoi poteri solo una volta, per proteggere chi amava, stava per accingersi a compiere l'ultimo atto. Non come aveva sperato, certo. In cuor suo, aveva sempre agognato a una fine pacata, silenziosa, mentre i suoi cari le erano vicini e lei avrebbe detto loro di non piangere, di non avere paura, perché quella era la natura delle cose, era il semplice procedere della vita. Come una vita finisce, un'altra inizia.
Selena sperava che tutto finisse in fretta, non aveva voglia di soffrire inutilmente. Sperava di offrire abbastanza spettacolo alla massa, per far sì che lasciassero in pace sua figlia, che anche lei non venisse fregiata con quel nome maledetto.
Una guardia venne a prelevarla nel primo pomeriggio. La donna si alzò e lasciò che la conducesse nella piazza dove si sarebbe svolta la sua esecuzione. Mentre camminava, pensava al fatto che l'inverno sarebbe arrivato a breve. Il pavimento della prigione era freddo sotto i suoi piedi nudi, la terra smossa appena fuori, era calda e piacevole, sotto le palme ormai disabituate al contatto.
Mentre avanzava, guardava ogni più piccolo dettaglio, sebbene il semplice gesto di voltare la testa le facesse male, a causa del ferro che aveva attorno al collo. Le sue mani era legate insieme da pesanti manette arrugginite e così le sue caviglie. Cercava di scorgere i particolari più insignificanti, quelli che solo una Figlia avrebbe potuto notare. Un fiore al lato di una casa, il vento che soffiava prepotente e la spingeva in avanti, come se la incitasse, come se la Madre le stesse dicendo 'Prosegui. La pace a cui tanto agogni é prossima, devi solo compiere l'ultimo atto.'
Mentre sentiva la polvere diradarsi in mezzo alle dita e la strada diventare di mattonelle, pregava. Si aggrappava all'unica cosa che l'avesse sostenuta anche quando la speranza l'aveva abbandonata. La Fede. La fede in una Dea giusta, una Dea che non faceva distinzioni, che abbracciava chiunque le venisse incontro e che respingeva chi tentava di distruggerla.
In quel momento, mentre iniziava a sentire l'urlo della folla in lontananza, si affidava a lei, procedendo a testa alta, fiera, senza paura, come una guerriera, come una leonessa. Man mano che procedeva sentiva una nuova forza a rinvigorirla, una nuova energia percorrerla da capo a piedi. Si sentiva così piena di vita, così calda, la sua pelle si beava dei raggi del sole, prima che diventasse insensibile, i suoi occhi si riempivano di tutto ciò che lei riteneva bello, prima che diventassero vitrei e spenti, il suo cuore batteva veloce, rimbombandole nelle orecchie, prima che si fermasse per sempre.
Ed eccola, che passava in mezzo alla folla. La strega, la puttana del Diavolo, che li guardava tutti. Fissava la folla arrabbiata, non la forca a cui sarebbe stata appesa per il collo. Li guardava, così piccoli e stolti, così ignoranti e con la mente chiusa. Lei non aveva paura, come tutti loro si aspettavano. Vide che c'era anche il re. Ovvio, doveva presenziare all'esecuzione dell'assassina di sua moglie. Se solo avesse saputo la verità, se solo fosse riuscito a guardare più in là. Ma non era nella sua natura, non era nella natura degli esseri umani.
Salì i gradini lentamente, sentiva le gambe pesanti. 'Avanti Selena, un ultimo sforzo.' Guardò il boia, che le tolse le catene e le strinse i polsi dietro la schiena, con una corda ruvida, la stessa che a breve avrebbe accarezzato il suo collo. Le mani erano calde, piene di vita, come il resto del suo essere. Si sentiva viva, luminosa, brillante. Sentiva il calore della vita scorrerle dentro, come un'onda gigantesca. Quel calore che a breve l'avrebbe abbandonata.
Sentì la corda attorno al collo e i capelli vagare liberi al vento. Le frustavano il viso, la schiena, le braccia. Quei capelli così lunghi, che per anni aveva tenuto legati, che scioglieva solo nelle notti di luna piena, quando si sentiva veramente viva, tra canti e balli, tra altre come lei.
Avrebbero pregato per lei al prossimo incontro. Non vedendola, avrebbero immaginato cosa fosse successo, oppure la voce della sua morte sarebbe arrivata anche a tutte loro.
Aprì gli occhi e guardò la folla, così gremita, così furiosa. Sapeva che quella gente era sciocca, che era gente che aveva bisogno di un nemico, di un capo espiatorio per giustificare le proprie nefandezze. Quella volta, il capo espiatorio era lei. Come lo erano state tante prima di lei. Ma i tempi erano giunti, presto loro avrebbero trovato la pace.
Il suo sguardo vagava, poi sentì una leva muoversi secca. I suoi piedi non trovarono più appoggio sotto di loro e per un attimo le sembrò di volare. Volare via da tutto quel dolore, da tutta quella rabbia che avvelenava la gente, da tutto quell'odio che le faceva assomigliare a dei mostri. Volò lontano, fra le braccia di Madre Natura.
Poi sentì uno scricchiolio dietro le orecchie e le sue percezioni si spensero.
Di Selena non rimase che un corpo vuoto, in pasto alla furia del popolo.
L'ultima cosa che vide, però, non fu la loro rabbia, ma l'amore di sua figlia, che la guardava, nascosta, con quegli occhi di fiamma che le avevano scaldato l'anima.

Le streghe di KaruaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora