Si guardò intorno furtiva prima di imboccare il vicolo che l'avrebbe portata da Jakala. Arrivò di fronte alla porta rossa e, prima di bussare, guardò in alto, nel cielo. La luna era piena e brillava fulgida.
Colpì la porta tre volte e attese. Sentì delle voci provenire dall'interno e capì che non era l'unica ad essere andata dalla sciamana per usufruire dei suoi servigi.
Uscirono due donne: una completamente coperta con un mantello scuro, l'altra era vestita di rosso, con tantissime medagliette dorate attaccate al vestito. Jakala.
- Mi raccomando, fai attenzione con quell'infuso. -
La sconosciuta annuì e corse via, con un pacchetto di carta fra le mani.
- Entra pure cara. -
Le sembrava che non fosse cambiata tanto dall'ultima volta che l'aveva vista: alcune rughe avevano fatto capolino sul suo viso, mentre i suoi capelli avevano perso la lucentezza di un tempo, diventando quasi opachi.
- Dimmi Agape, che cosa ti porta qui da me oggi? -
- Io... ho bisogno di aiuto - disse esitante.
- Dimmi che cosa succede e vedrò che cosa posso fare. -
La sua voce aveva mantenuto quel tono dolce e rassicurante che fece subito svanire ogni paura dalla ragazza.
- Mia madre mi ha lasciato una lettera, in cui mi spiega delle cose e... ho paura. Non so più cosa pensare, chi fosse mia madre, chi sono io. Mi ha parlato di Sahriwae, di Madre Natura, di poteri, di una Salvatrice... Aiutami, ti prego. Credo di stare impazzendo. -
La donna la guardò, e le disse di sedersi. Le prese la mani tra le proprie e poi parlò.
- Intanto, calmati. Posso vedere quella lettera? -
L'albina annuì e le porse il pezzo di pergamena. Jakala lo lesse attentamente, più volte, dopo guardò Agape.
- È stata frettolosa e confusionaria, come suo solito. - disse, ridacchiando fra sé.
- Da dove vuoi partire? -
- Dal "principio" come disse mia madre. In larga parte ho capito che c'erano le Shariwae, la pace, la magia, poi sono arrivati degli stranieri e hanno stravolto tutto, insomma. Ma alcune sono riuscite a salvarsi, tra cui le antenate di mia madre. Ma io cosa centro in tutto ciò? -
- Vedi Agape, moltissimi anni prima che tu, io, tua madre, le nostre nonne nascessero, prima ancora che le Shariwae fossero costrette a fuggire a nord, una potente Shariwa, la guida Spirituale di uno dei più grandi villaggi a quei tempi, aveva il dono della Vista. -
- Cioè? -
- Poteva vedere Oltre, poteva vedere il Futuro. -
Agape non parlò. Il Futuro? Sentì il cuore batterle forte.
- Aveva previsto tempi duri per le Shariwae, tempi bui. Ma per tutte c'era una speranza. Una Shariwa, un giorno, si sarebbe eretta come Guida e ci avrebbe ricondotte alla Luce, alla Pace con gli uomini. -
- E mia madre credeva che sarei stata io? -
La donna di fronte a lei annuì.
- Anche io penso che tu sia molto speciale Agape. -
La ragazza la guardò, cercando di stare calma.
- Anche tu sei una...? -
- Sì, anche io sono una Shariwa, proprio come tua madre. -
- Perché? Perché proprio io? -
- Non lo sappiamo. Le volontà di Madre Natura ci sono imperscrutabili. Ma sono sicura che già sai di essere speciale. Lo senti dentro di te, nelle tue ossa, nelle tue vene. Sei destinata a grandi cose Agape. -
- Come fai a saperlo? Anche tu prevedi il Futuro vero? Me lo avevi detto un po' di anni fa. -
La donna la guardò intensamente. Era il momento che tanto aveva atteso e che tanto aveva temuto. Non voleva predire un futuro nefasto per quella povera ragazza. Ne aveva già passate tante. Non voleva accollarle altro dolore, altri pesi a quelli che sapeva già portasse sulle sue gracili spalle. Non voleva ma, se lei glielo avesse chiesto, lo avrebbe fatto. Era il suo compito e non poteva rifiutarsi.
- Sì, esatto, anche io prevedo il Futuro. -
- Potresti predire il mio? Ho la testa che mi scoppia. Ho bisogno di certezze adesso, di sapere cosa potrebbe accadere. -
- Va bene - sospirò Jakala, guardandola con tristezza. - Ma prima ho bisogno di sapere una cosa. -
- Dimmi. Ti dirò tutto quello che vuoi sapere. -
- Sei pronta ad accettarlo? Ad accettare tutto quello che potrebbe essere? Sei pronta ad accettare il tuo essere Shariwa, il tuo essere diversa, il tuo Destino? -
Agape tentennò. Rimase in silenzio per un po', poi disse: - Sapevo già di essere diversa, lo sapevo fin da quando ero una bambina. Ora ho capito il perché della mia diversità, perché sono venuta al mondo con queste caratteristiche. Dentro di me, la parte più nascosta, sapeva già tutto. Ora ho solo bisogno della conferma finale. In fondo al mio animo ho già deciso quello che farò, cosa sceglierò. Io sono una Shariwa e se mia madre lo ha accettato, sapendo quello che poteva comportare, lo accetto anche io. -
In quel momento sapeva di non poter più tornare indietro. Sapeva di aver fatto molto più che accettare se stessa per quello che era, aveva accettato la sua Missione, la voce di Madre Natura che fin da quando era bambina risuonava dentro di sé prepotente, che la guidava, che la supportava e la proteggeva.
- Io accetto Madre Natura come mai Guida e Dea, accetto la Missione che mi ha affidato. Accetto ciò che Lei e il Destino hanno in serbo per me. -
Jakala la guardò stupita. Non pensava che avrebbe risposto in quel modo, non dopo tutti i dubbi che le aveva esposto. Sembrava un'altra persona, non era più la Agape che aveva conosciuto anni addietro. Era cambiata, era cresciuta. Era donna, potente. Era fuoco, acqua, terra, aria e spirito. Era una Shariwa. Era la Salvatrice in tutta la sua vera essenza.
Le sarebbe servito ancora molto tempo prima di accettarsi veramente, di compiere i primi passi andando davvero incontro a Madre Natura, ma sapeva che ce l'avrebbe fatta. Era forte, era pregna della resilienza di Madre Natura, della Dea Madre e l'avrebbe aiutata.
- Molto bene. Agape, rilassati. Io preparo il rituale. -
Anche se aveva già predetto il suo Futuro anni addietro, voleva riprovarci. Voleva capire se davvero sarebbe stato quello il suo avvenire.
Prese le Carte di Luna, una pergamena e disse la preghiera.
- Mala a ta juna xhi vok, akor ma prejua es perm me de vore loxà. -
Dopodiché Jakala prese le carte e ne dispose cinque sul tavolo, rivolte verso il basso. Mise un dito della mano destra su ognuna della Carte, con l'altra si toccò gli occhi e disse:
- Perm me de vore loxà, de scros xò karà, in ban e in doz, l farat de Shariwa Agapé. -
Agape sentì il potere di quelle parole, ne sentì la sacralità. Un urlo proruppe dalla gola di Jakala, ma la sua mano destra rimase come incollata alle Carte. Non si mosse di un millimetro. L'indovina aprì gli occhi e Agape notò con inquietudine che erano del tutto bianchi. Un brivido le corse lungo la schiena, ghiacciandola sul posto.
Le parole che pronunciò in quel momento non le avrebbe più dimenticate.
- Una vita difficile, un passato oscuro. Dolore, collera, odio, vendetta! La Salvatrice si perderà nelle tenebre, ne verrà avvolta e plasmata. La follia la prenderà, l'odio sarà il suo compagno costante. Una donna che brancola nel buio potrà ridare la luce a chi l'ha perduta da troppo. Oppure svanire, annegata nel proprio dolore. -
Agape rimase in silenzio, mentre Jakala veniva scossa da una tosse incessante e iniziò a sputare sangue sulla pergamena.
- Jakala... -
La donna si aggrappò ai bordi del tavolo, cercando di riprendere fiato.
- Stai bene? -
- Sì, sto bene, non preoccuparti. -
Le due si guardarono negli occhi, cercando una qualsiasi reazione da parte dell'una e dell'altra.
- C-che cosa vuol dire? -
- Potrebbe dire tutto come potrebbe dire niente. L'interpretazione sta alla persona cui è destinata la predizione. Non posso aiutarti in questo, mi dispiace. -
La ragazza abbassò lo sguardo sulle sue mani. Una vita difficile? Dolore? Non ne aveva già avuti abbastanza? Contro la sua volontà, lacrime piene di amarezza iniziarono a cadere sul suo vestito. Perché? Perché a lei?
- Agape... -
La ragazza si asciugò le guance velocemente, si alzò e sorrise alla sciamana.
- Non preoccuparti Jakala. Non è colpa tua, te l'ho chiesto io. -
- Lo so piccola, ma mi dispiace averti dato questo peso. Credimi quando ti dico che se avessimo potuto, io e tua madre avremmo fatto il possibile per proteggerti da tutto questo. -
Le sorrise, riconoscente.
- Agape... se tu volessi, potrei darti una mano a sviluppare i tuoi poteri... -
La ragazza la fissò.
- Davvero lo faresti? Potresti metterti in pericolo. -
- Non preoccuparti per me. Io voglio aiutarti e tenerti al sicuro. -
Agape si lasciò sfuggire una risatina triste.
- Sono stata in pericolo fin dal giorno in cui sono nata per il mio aspetto. Non sono al sicuro nemmeno in casa mia. -
- Cosa vuoi dire? -
- N-nulla, nulla di che... - disse titubante, distogliendo lo sguardo dalla donna.
- Agape, c'è qualcuno che ti fa del male? -
Involontariamente, iniziò a singhiozzare. Tutto il suo corpo tremava, in preda ai singulti. Si coprì il viso con le mani e cadde in ginocchio quando il peso di quello che suo fratello le faceva da ormai più di dieci anni si posò sulle sue spalle. Non ce la faceva più, non riusciva più a sopportarlo. Sentì una stretta amorevole e delle carezze sulla schiena.
- I-io... io... -
- Shhh... va tutto bene Agape, va tutto bene. Non devi avere paura, ci sono io qui con te. -
Dopo un po' riuscì a calmarsi e Jakala la fece sedere.
- Vuoi parlarne? -
La ragazza scosse la testa.
- Ora devo andare. Grazie di tutto Jakala. -
- Ti auguro tutto il bene di questo mondo Agape. Che Madre Natura ti protegga. -
- Che Madre Natura protegga anche te. -
Si augurarono la felicità con lo sguardo e la protezione dai mali col cuore.
La luna era ancora alta, le stelle brillavano e Agape aveva la testa piena di dubbi.
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Le streghe di Karua
Fantasy~ CONCLUSA ~ ~ DA REVISIONARE ~ Agape è la Strega per eccellenza, la megera che terrorizza Karua; per i suoi abitanti ella non è altro che un essere maligno, senza anima, mandata dal Demonio per distruggerli. Per le Shariwae, invece, rappresenta una...