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Era primo pomeriggio e Agape si stava dirigendo alla dimora del Maestro. Sapeva che ormai era diventato troppo anziano per insegnare e quindi aveva passato il mestiere al figlio. Sperava con tutto il cuore che il ragazzo non rifiutasse di allenarla; ne aveva urgente bisogno. Sapeva benissimo che dopo il primo schiaffo ne sarebbero arrivati altri e voleva essere pronta a difendersi.
Una volta arrivata alla piccola collina dove era collocata la casa del Maestro, Agape si fermò a causa di un rumore sinistro. Scostò un po' il cappuccio del mantello dal viso e guardò oltre gli alberi dietro cui si era nascosta. Vide il figlio del Maestro che si allenava con un manichino in paglia. Aveva una spada lunga, sembrava pesante ma Alan si destreggiava con maestria. Si concentrava sulle mosse, sulla precisione e sulla fluidità dei movimenti. Non c'era spazio per altro. Vide i muscoli delle braccia tendersi, il viso era contratto in un'espressione concentrata.
Ad Agape sembrava di non aver mai visto niente di più bello. Ma non doveva deconcentrarsi. Fece qualche passo in avanti per vedere meglio e calpestò un rametto che produsse un rumore secco. L'albina rimase immobile e così anche Alan. Il ragazzo si guardò intorno circospetto, stringendo la presa sull'impugnatura della spada.
- Chi è là? -
La ragazza non osò muoversi e cercava di non produrre il benché minimo rumore. Aveva paura. Forse avrebbe fatto meglio a farsi avanti fin da subito, invece che stare ad osservarlo come fanno i delinquenti.
- So che sei qui, fatti avanti. -
"Oh, al diavolo." pensò Agape e uscì dal suo nascondiglio. Il ragazzo sobbalzò e portò l'arma davanti a sé, puntandola contro la figura che si era avvicinata. Da sotto il cappuccio riusciva a scorgere solo un paio di labbra carnose.
- Chi sei? Fatti vedere in volto! -
La ragazza non sapeva cosa fare e si tirò indietro. Fu una pessima mossa, perché Alan si avvicinò e le puntò l'arma alla gola. Agape sentì il cuore accelerare e farle male. I brividi la percorrevano da capo a piedi e non riusciva a ragionare.
- Perché mi spiavi? -
- I-io... -
Con una mossa repentina le tirò indietro il cappuccio. Alan si ritrovò a fissare una paio di occhi cremisi. Il suo sguardo percorse il viso di Agape e sentì un unico nome per una come lei.
"Strega...". Avrebbe dovuto provare odio, disgusto, repulsione eppure non c'era presenza di questi sentimenti nel suo animo. Solo curiosità e un pizzico di pietà per il suo sguardo spaventato.
- Sono venuta a chiedervi un favore... - disse, con la voce che le tremava.
"Un favore?" pensò Alan. Non sapeva se fidarsi o meno. Gli avevano sempre detto di non fidarsi delle streghe e soprattutto di Agape Yurosh. Era conosciuta in tutto il regno per essere una strega temibile anche se in quel momento non lo sembrava. Aveva all'incirca qualche anno in meno di lui e poi gli sembrava così piccola e spaventata.
"Non farti ingannare, non cadere nella sua trappola".
Certo, il suo aspetto bizzarro era sospetto, i suoi occhi erano rossi come l'inferno di cui tanto sentiva parlare in chiesa, ma il suo era un viso angelico e non sembrava capace di fare del male a qualcuno.
"Non ti fidare" gli diceva la sua voce interiore, ma qualcosa in lui si era agitato.
- Di che cosa si tratta? -
- Vorrei chiedervi di allenarmi a combattere e a difendermi. - chiese, facendo un inchino, sentendosi esposta e fragile.
- Mi dispiace, ma io non addestro donne. -
Agape sentì la speranza spegnersi, ma non si diede per vinta.
- Voi non capite, io ne ho un disperato bisogno... -
Alan la guardò con apparente indifferenza, ma dentro di lui si era insinuato il dubbio. Distolse lo sguardo, incapace di sostenere quello di fuoco di Agape. E se non fosse l'essere malefico che tutti disegnavano? E se fosse soltanto una ragazza bisognosa di aiuto? Il suo buon cuore gli diceva una cosa, il buon senso un'altra. Nonostante quel dibattito interiore, non cambiò idea.
"È una donna, una strega, non puoi insegnarle a destreggiarsi con la spada."
- Io non faccio combattere le donne e, ora, se volete scusarmi, devo riprendere ad allenarmi. -
Agape sentì la rabbia montare e, mentre Alan tornava di fronte al manichino, disse:
- Io non mi arrendo, verrò qui ogni giorno se servirà, ma non lascerò che mi diciate di no senza nemmeno guardarmi in faccia! -
Il ragazzo sembrò non averla sentita e lei tornò indietro, forte della sua convinzione e salda sulla sua decisione. Non avrebbe più permesso a nessuno di dirle cosa fare. Soprattutto a un uomo.

Le streghe di KaruaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora