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Agape entrò nella tenda e venne investita da un forte odore di erbe. Di fronte a lei c'era una donna intenta a sistemare delle ampolle in una scatola, mentre un Corox cercava di insinuarsi sulle sue gambe, sperando di ricevere qualche coccola.
- Venite pure avanti Wa Agape. -
Aveva una voce sottile, acuta, sembrava quasi quella di una bambina. L'albina fece come le era stato chiesto e si sedette a terra, osservando la giovane che le stava di fronte. I lunghi capelli neri le scendevano oltre le ginocchia e gli occhi colore del miele erano intensi e saggi.
- Wa Leybet, vi ringrazio per avermi ricevuta con così poco preavviso. -
- Non preoccupatevi, è un onore poter finalmente incontrare la Salvatrice. Per anni abbiamo sentito leggende sul vostro conto e ci siamo sempre chiesti se avremmo mai avuto la possibilità di assistere alla liberazione del nostro popolo. Adesso sappiamo che tutto ciò è vicino ed è molto più di quanto osassimo sperare. -
Agape si sentì lusingata da tutta la fiducia che quelle persone riponevano in lei e, allo stesso tempo, sentì l'ansia aumentare. La pressione che sentiva su di sé era tanta, ma non avrebbe vacillato: mancava poco e presto la sua missione sarebbe stata completata.
- Vi chiederete come mai abbia deciso oggi di farmi viva con voi. - esordì l'albina, guardando la sua interlocutrice negli occhi. - Ebbene, ho bisogno del vostro aiuto per preparare la guerra contro Karua. Al Castello siamo numericamente inferiori e abbiamo bisogno di altri guerrieri. Sono qui per chiedervi di unirvi a me e, insieme, liberare le Shariwae da secoli di discriminazione e terrore. -
Leybet sembrò soppesare le sue parole e rimase in silenzio per qualche minuto. Accarezzò lentamente il piccolo coniglio sulle sue gambe e chiuse gli occhi, riflettendo sul da farsi.
- Quando ho accettato di diventare Capo villaggio sapevo che un giorno avrei dovuto prendere una decisione in merito a ciò che stava accadendo al di fuori della nostra piccola bolla felice tra gli alberi; sembra proprio che quel giorno sia arrivato. Wa Agape, non posso decidere da sola del destino della mia gente ma sappiate che appoggio la vostra causa. Sarebbe impensabile che riusciate a sconfiggere il nemico da sola, sebbene siate stata benedetta da Madre Natura con i suoi poteri. Oggi stesso farò riunire il Consiglio degli Anziani e chiederò il loro parere in merito alla vostra richiesta. Non temete, sono sicura che accetteranno: questa storia si protrae da troppo tempo ed è giunto il momento per noi di mettervi la parola fine. -
Agape si inchinò e le espresse tutta la sua più sincera gratitudine.
- Non ringraziatemi, sto solo facendo ciò che è giusto per il nostro popolo. Adesso andate pure a riposarvi, avete affrontato un lungo viaggio per arrivare qui. Darò disposizione perché voi e la vostra accompagnatrice possiate rifocillarvi a dovere e passare una notte tranquilla. -
- Vi ringrazio infinitamente Wa Leybet, ma ci basterà solo un buon pasto, non possiamo trattenerci a lungo. -
- Vi chiedo invece di aspettare, Wa Agape. Queste riunioni di solito richiedono molto tempo. -
- Allora potrete riferire la decisione a Jakala, la mia compagna. Io devo assolutamente tornare a Karua. -
Leybet sembrò accorgersi in quel momento delle profonde occhiaie che segnavano il volto della giovane donna.
- Da quant'è che non dormite in maniera adeguata? -
- Non... non lo so di preciso; forse qualche giorno... o settimana. - disse, abbassando il capo e cercando di ricordare ma i suoi pensieri erano confusi e la sua mente non lavorava a dovere. Si passò una mano sul viso, tentando in tutti i modi di restare concentrata ma era veramente stanca.
- Dovete riposare Wa Agape. Un giorno di ritardo non farà differenza. -
- Invece potrebbe fare tutta la differenza del mondo. Almeno per me. -
Leybet la guardò e le chiese: - Dovete andare da qualcuno d'importante, non è vero? -
- Sì – sussurrò la Shariwa. - Ma non sono sicura sia ancora viva. -
- Dove si trova? -
- Nelle segrete di Karua molto probabilmente. -
Via via che parlava la sua voce si affievoliva e il tono era diventato lugubre.
- Forse posso aiutarvi a vedere se sta bene, anche senza che voi dobbiate precipitarvi a Karua questa notte. Vi farò portare un infuso speciale; bevetelo prima di andare a dormire e poi fate un po' di meditazione concentrandovi sulla persona che volete visualizzare. Durante il sonno dovreste riuscire a entrare in contatto con lei, senza ricorrere all'astrale. -
- Vi ringrazio, vi ringrazio davvero Wa Leybet. Non sapete quanto significhi questo per me. -
Agape si alzò, si congedò dal Capo villaggio e uscì dalla tenda. Fuori ad aspettarla c'erano Jakala e Ramina.
- Dov'è andata Sheila? - chiese alla guerriera.
- E' andata a prendere qualcosa da mangiare per voi, io vi accompagnerò nei vostri alloggi. Seguitemi. -
Mentre attraversavano il villaggio sospeso, le due visitatrici notarono come li guardavano gli abitanti: con speranza. Era qualcosa che Agape non concepiva, come poteva solo la sua presenza far scaturire un sentimento così forte in persone che nemmeno conosceva? In tutti quegli anni si era sempre chiesta se stesse facendo la cosa giusta, se le sue decisioni fossero esatte e non avrebbero comportato altri danni alle Shariwae, si era domandata se sarebbe stata capace di adempiere ai suoi doveri, di portare a termine la missione che Madre Natura le aveva affidato.
"E se stessi sbagliando? Se qualcuno morisse per colpa mia?"
Si guardava intorno e si domandava se quelle persone sarebbero davvero scese sul campo di battaglia insieme a lei, se avrebbero accettato di combattere e rischiare di perdere tutto.
"Io sono pronta a morire per la mia gente." si disse, mentre una bambina la guardava con un enorme sorriso. "Anche questo villaggio fa parte delle Shariwae ed è mio compito proteggerle."
Lei e Jakala vennero portate fino a una capanna accogliente. Quando entrarono l'albina sentì un moto di nostalgia invaderla. "Lajvika" pensò istintivamente, mentre si faceva largo nell'ambiente raccolto e l'odore di legna e piante la pervadeva, facendole ricordare momenti a lungo sepolti nella memoria. Si sedette a terra e Jakala la imitò; vedendo che il suo umore era cambiato rapidamente, le si avvicinò e le chiese se ci fosse qualcosa che non andasse.
- Wa Leybet ha respinto la tua richiesta? -
- No, no. Lei ha accettato di darci una mano e adesso cercherà di convincere gli Anziani a sostenerci. Non è questa faccenda che mi preoccupa; Jakala, io... mi sento come se non meritassi di trovarmi dove sono adesso. -
La donna la guardò come se tesse delirando.
- Non dire sciocchezze Agape. Guarda cosa hai fatto in questi ultimi quindici anni: sei riuscita a riunire un numero di Shariwae che non si vedeva da secoli, le persone credono in te, hai delle compagne che ti sostengono e che ti vogliono bene. Loro morirebbero per te e so che tu faresti lo stesso, perché sei una persona speciale, altruista e con un animo nobile. E non solo perché sei la Salvatrice. Avresti potuto rifiutare questo doveroso compito e continuare la tua vita come se non fossi mai venuta da me a chiedere di leggerti le Carte e nessuno ti avrebbe biasimato per questo, ma tu hai deciso di intraprendere questo viaggio e stai facendo un lavoro veramente ammirevole. -
- Ma non sono comunque stata in grado di impedire che scoppiasse una guerra. -
- L'hai detto anche tu, la guerra ci sarebbe stata comunque. Madre Natura ha scelto una donna forte e coraggiosa per guidare le sue figlie fuori dal buio, e io non potrei essere che orgogliosa di aiutarti in questa impresa. Davvero Agape, non devi crucciarti per qualche errore commesso. -
La donna non ricambiò il suo sguardo e non disse nulla. Rimase nel suo stoico silenzio a lungo, finché non entrò Sheila con un vassoio enorme pieno di verdura, carne e frutta, seguita da Ramina che reggeva un cesto con alcuni dolci e una caraffa piena di un liquido ambrato.
- Questo liquore è ottimo con la frutta, però vi consiglio di non esagerare, è molto forte. -
Le due viaggiatrici le ringraziarono e rimasero da sole con il cibo e l'alcol. Agape addentò svogliatamente una pera e rimase a osservare il frutto a lungo prima di metterlo da parte.
- Dovresti mangiare, domani ripartiremo e ci aspetta un lungo viaggio per tornare a casa. -
- Non ti preoccupare Jakala, utilizzerò la magia per riportarci al Castello, non perderemo un altro giorno a camminare. Non abbiamo altro tempo da sprecare. -
- Se dovrai usare la magia ti consiglio doppiamente di mangiare, lo sai che è importante che tu sia in forze. Non puoi fare un incantesimo a stomaco vuoto. - le disse, offrendole una bella mela rossa.
L'albina la prese e ne staccò un pezzo, assaporandone la succosità e la dolcezza. Consumarono il pasto in silenzio, ognuna persa nei propri pensieri. Man mano che il cibo veniva ingerito, Agape sentiva il senso di colpa crescere e, ben presto, smise di mangiare. Non finì la verdura né toccò i dolci e guardò incuriosita il liquore. Si portò la caraffa al naso e inspirò l'odore dolciastro del contenuto; subito iniziò a tossire, sentendosi in fiamme fino ai polmoni. Jakala la guardò ridendo.
- Lo vuoi assaggiare? -
- Non sono sicura sia saggio. Alcuni si perdono tra le spire dell'alcol, non riuscendo più a tornare indietro e a riacquistare lucidità. Non mi sembra una bella fine. -
- Meglio consumati dall'alcol che dalle fiamme. - le fece notare l'indovina, guardando intensamente la brocca, mentre ne versava il contenuto in due bicchierini bassi.
- L'alcol attizza il fuoco, lo rende più forte e ruggente. -
Jakala guardò la Salvatrice e si chiese se non fosse un errore riempire di alcol il corpo di una donna che poteva generare fuoco solo con la forza del pensiero.
- Stai tranquilla Jakala, non mi trasformerò in una specie di torcia umana, non ho molta voglia di morire tra le mie stesse fiamme. Ho scampato il rogo una volta e non ho intenzione di farci morire qualcuno. -
La donna prese in mano il bicchiere e se lo portò alle labbra; assaggiò con cautela quella bevanda dorata e riprese a tossire, sentendo la gola bruciare come se avesse ingerito fuoco liquido. Si voltò verso la sua compagna di viaggio, chiedendole con le lacrime agli occhi se potesse darle una mano; la sciamana le diede qualche pacca sulla schiena, mentre rideva.
Agape ritentò e riuscì a trattenere la tosse; fu in grado di gustare meglio il sapore fruttato del liquore, sentendone il calore residuo sulla lingua e incendiarle lo stomaco.
- E' buono. -
Jakala invece non aveva difficoltà e beveva un bicchierino dopo l'altro, tranquillamente, mentre le guance delle due donne si arrossavano.
- Allora, cosa c'è che ti turba tanto Salvatrice? -
- Io... -
Prima che potesse rispondere, la voce di Leybet risuonò fuori dalla tenda.
- Posso entrare o vi disturbo? -
- Entrate pure Wa Leybet, non disturbate affatto! - rispose Agape, euforica e ridendo.
La Capo villaggio si fece largo nella tenda e le due donne notarono che ormai fuori era buio. La nuova arrivata si sedette con loro e si fece versare un po' di liquore.
- Dopo una riunione così lunga ne ho proprio bisogno. - disse, sospirando.
- Allora, com'è andata? - chiese Jakala, mentre Agape ascoltava, dondolandosi lentamente avanti e indietro. Le due donne la guardarono un momento, poi Leybet rispose: - Non tutti erano d'accordo con la mia decisione, ma alla fine hanno dovuto cedere. Sanno benissimo che questo momento prima o poi sarebbe arrivato ma, nonostante ciò, hanno provato a posticipare il tutto... "Non è ancora il momento giusto per intervenire" e "cosa potremmo mai fare noi contro un esercito come quello di Karua?", così ho fatto leva sull'unica cosa che gli interessa molto più della loro incolumità. -
- Il loro orgoglio. - disse Agape, con le guance rosse e gli occhi lucidi ma comunque perfettamente consapevole.
- Esattamente. Le vecchie generazioni sono prevedibili: niente conta quanto mantenere il proprio orgoglio e la propria dignità intatti. Ho detto loro che se mi avessero impedito di aiutarvi, sarebbero stati ricordati come un Consiglio di codardi, e così tutto il nostro villaggio. Avreste dovuto vedere la loro espressione, era cambiata in un lampo. - raccontò, con un sorriso furbo e divertito a incresparle il viso.
Si lasciarono andare a una risata sincera, alleggerendo il clima all'interno della stanza.
- Mi avete dato un'ottima idea, sapete? -
- Felice di essere stata d'aiuto – disse lei, alzandosi e dirigendosi verso l'uscita.
- Ve ne andate così presto? -
La Shariwa si bloccò, si voltò e alzò un dito al cielo, come se si fosse ricordata solo in quel momento di qualcosa di importante.
- Giusto! Ecco le vostre erbe, Wa Agape, vi aiuteranno per quello di cui abbiamo parlato prima.- gliele consegnò avvolte in un panno di lino, il loro odore forte che aveva iniziato a impregnare l'aria.
- Di cosa avete discusso, oltre che della guerra? -
- Heylin... - sussurrò l'albina, come se fosse una parola preziosa, come se pronunciarla bastasse a mandare in frantumi la sua sanità mentale, già messa a dura prova dagli Antichi.
- Oh, Agape... se vuoi parlarne sono qui per te. -
- Con queste erbe dovrei riuscire a vedere se sta bene, se è ancora... - non riuscì a pronunciare l'ultima parola, era come se si fosse bloccata nella sua gola.
- Non voglio perderla Jakala, non voglio vedere che non respira più, che il suo cuore ha smesso di battere e che la sue pelle è diventata di ghiaccio. Sono spaventata Jakala, non ho mai avuto così tanta paura. L'ho abbandonata... l'ho lasciata in quella maledetta prigione e non sono andata a riprenderla... è sola... l'ho lasciata sola, l'ho lasciata tra le grinfie di Damon e di quei maledetti soldati. Dovrei esserci io al suo posto, dovrei essere morta io al suo posto... lui era lì per me però ha preso lei e adesso lei non c'è più... -
Jakala guardava l'albina senza capire cosa stesse dicendo, non riusciva a comprendere il suo sproloquio dettato dall'alcol.
- Vieni qui Agape, forse hai bevuto troppo e l'alcol sta iniziando a fare effetto. Vieni qui cara, forza, adesso prepariamo un bell'infuso e ci calmiamo, va bene? -
La Salvatrice la guardò a lungo, come se stesse cercando di metterla a fuoco. Poi i suoi occhi si ingrandirono e la sua bocca si spalancò.
- Siete... proprio voi? Maestra io... credevo che foste... -
Si aprì in un grosso sorriso e le andò incontro, abbracciandola.
"Crede che io sia Lajvika. Oh Agape..."
- Siete viva, non ci posso credere! Dove siete stata per tutto questo tempo? Mi avete fatta stare così in pensiero, credevo che foste diventata cenere e invece... - sciolse l'abbraccio per guardarla bene in viso e Jakala la vide sorridere come mai prima d'ora. Pensò che gli anni passati con quella donna dovessero essere stati i più felici per Agape.
- Invece siete proprio qui davanti a me, in carne e ossa. - continuò la giovane, biascicando e strascicando le parole.
- Ho la testa tanto leggera, mi sembra di poter volare. Maestra, dovete raccontarmi che cosa avete combinato in questi anni: siete sparita all'improvviso e non mi avete detto nulla. Avreste potuto avvisare che partivate, io sono rimasta da sola per tanto tempo... -
- Ah sì? E che cosa hai fatto tu in questi anni? - le chiese l'indovina, per farla calmare e avere il tempo di preparare l'infuso. Sperava che l'avrebbe fatta addormentare.
- Mi sono innamorata Lajvika... ho trovato una persona speciale. E' molto bella e dolce, ha un buon profumo e il suo sorriso illumina tutto il Castello... potrei passare tutto il giorno a guardarla e non mi stancherei mai... poi ho incontrato il mio famiglio, sapete? E' un lupo e si chiama Keraan, è il mio migliore amico, mi manca tanto... quando lo accarezzo è come se toccassi una nuvola. -
Jakala sorrideva e cercava di trattenere le risate per alcune sue uscite, mentre cercava di sminuzzare le erbe per poi metterle in infusione.
- Ho fatto qualcosa che vi ha offesa? E' per colpa mia che ve ne siete andata? -
La sciamana si voltò di scatto e vide che Agape era sull'orlo delle lacrime.
- No, no Agape, assolutamente no! -
- Allora perché siete andata via senza avvisare? Perché mi avete lasciata sola? Perché alla fine resto sempre sola? Perché se ne vanno tutti? Anche lei è andata via e non tornerà... non tornerà più. -
La Shariwa si accasciò a terra e iniziò a piangere a dirotto, coprendosi il volto con le mani. L'indovina stava preparando l'infuso per la sua compagna, ma si bloccò.
- Mi dispiace... mi dispiace... non sono stata in grado di aiutarvi, non sono stata capace di fare nulla per voi e nemmeno per Heylin... mi hanno abbandonata tutti... sono così sola... tutti quelli che amavo sono morti... -
Jakala le si avvicinò e la prese per le spalle.
- Agape, io sono qui e non vado da nessuna parte okay? Resto qui, con te. Non ti lascio sola. -
Il pianto della donna si bloccò improvvisamente e disse: - Jakala? -
- Sì sono Jakala, adesso bevi questo, ti aiuterà a dormire. -
L'albina si portò la tazza alle labbra, prese un sorso ma storse il naso.
- E' freddo. -
- Forse dovresti scaldarlo tu. -
- Ma non c'è nessun fuoco qui, come faccio a renderlo bello caldo? -
La Salvatrice aspettava una risposta, quando improvvisamente si ricordò dei suoi poteri. A contatto con la sua pelle, la tazza si scaldò e il contenuto iniziò a fumare.
- Adesso bevi Agape e poi andiamo a dormire, domani sarà una giornata faticosa. -
La donna bevve il tè e si coricò su un giaciglio, borbottando frasi senza senso con la mente ancora troppo annebbiata dal liquore.
Jakala chiuse gli occhi e cercò di addormentarsi, mentre Agape continuava ad agitarsi e a sussurrare; l'ultima cosa che le sentì dire prima che crollasse fu un "ti voglio bene mamma, mi manchi."
"Manchi anche a me Selena." pensò la donna, mentre la stanchezza e la bevanda alcolica la conducevano verso il mondo onirico.

Le streghe di KaruaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora