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Aveva appena chiuso gli occhi quando Lajvika la scosse piano per svegliarla. La ragazza si alzò, sentendosi a pezzi. Controllarono per l'ultima volta di avere preparato tutto quello che serviva e iniziarono a vestirsi. Indossarono le lunghe tonache nere e quello strano copricapo del medesimo colore.
Agape si sentiva soffocare con il colletto così stretto. "Ma almeno non sentirò troppo freddo."
- Ricordati di camuffare gli occhi. - le ricordò Lajvika. La ragazza chiuse gli occhi e si concentrò. Anche se la notte in bianco si faceva sentire, riuscì a pronunciare la formula.
- Chiang oy. - [*]
Lì riaprì e guardò la sua Maestra.
- Perfetti. Stai migliorando sempre di più. Diventerai una maestra del camuffamento. -
Agape fece per prendere la spada, ma Lajvika la fermò. Le disse che non ne avrebbe avuto bisogno e, nonostante si sentisse più sicura con la sua arma al fianco, decise di dare ascolto alla sua Maestra.
  Uscirono e le accolse il candore della neve. Un manto intatto, perfetto. Si beò di quella vista, prima di procedere a passo spedito verso la città. Man man che si avvicinavano Agape sentiva lo stomaco stringersi. Era sempre così quando andava a Karua: si sentiva in trappola, come se dovessero attaccarla da un momento all'altro. Come se il suo passato dovesse ripiombare all'improvviso nella sua vita e stravolgerla.
- Calmati Agape. Andrà tutto bene. -
- Lo so, è che... -
- Temi di incontrare tuo fratello. Lo capisco, ma devi mantenere la calma. Non credo ti riconoscerebbe vestita in questo modo e con gli occhi neri. -  La ragazza non rispose, persa nei suoi pensieri.
Entrarono a Karua, si inoltrarono nelle sue vie, dirigendosi verso sud, dove il mercato prendeva vita e iniziarono a montare il banco per il mercato. Lo coprirono con un lenzuolo bianco e vi poggiarono con accuratezza tutte le paste, gli infusi, i the, le polveri...
Ben presto arrivarono anche altri mercanti che, vedendole, rivolsero loro un saluto cordiale, qualche sorriso e perfino un "che Dio vi benedica"!
Il sole aveva iniziato il suo percorso relativamente da poco quando la via del mercato si riempì di potenziali acquirenti. Tra di loro, Agape scorse anche qualche soldato. Non era raro che si presentassero per controllare che tutto fosse in ordine, ma le sembravano troppi per la quantità misera di bancarelle che c'erano quel giorno.
Decise di non darci peso e di cercare di vendere qualcosa. Come Lajvika aveva previsto, molte donne si presentarono chiedendo di quei sacchettini speciali per la famiglia. Qualcuna di loro, non senza vergogna e timore, chiese loro se avessero delle erbe per un "problema maschile". Lajvika le porse prontamente, mentre Agape arrossì al solo pensiero. Se le mettevano in tasca furtive, guardandosi intorno con sospetto, ringraziando in un sussurro Lajvika.
- Le erbe fanno miracoli. - disse la donna guardando la sua allieva.
- Eh già... -
Agape, intanto, si soffermava a guardare le persone che passavano. Uomini nerboruti con la barba lunga, donne che rimproveravano i figli per una marachella, ragazze che guardavano stoffe e monili con gli occhi luccicanti, giovani che si vantavano del loro ultimo allenamento...
Una donna venne verso di loro con un'espressione timorosa, si guardava intorno con aria preoccupata e intanto sistemava il cappuccio del suo mantello in modo che nessuno potesse vederla in viso.
- Buongiorno sorelle. Avrei bisogno di... -
Guardò Lajvika in modo eloquente ed entrambe capirono a cosa alludeva.
- Sorella Azelia, potresti prendere uno di quei pacchetti benedetti, per favore? -
- Certamente, Sorella Edna. -
Agape frugò nel sacco di juta che tenevano sotto al banco e ne porse uno alla donna. Le guardò riconoscente.
- Fate attenzione. Questo non è un posto sicuro per le Shariwae. - disse loro sussurrando e poi se ne andò, confondendosi tra la folla.
Agape sentì lo stomaco stringersi. Cosa intendeva? Lei e Lajvika si guardarono.
- Stai tranquilla. Non ci succederà niente. -
Il resto della mattina trascorse velocemente, tra vendite, due chiacchiere e incontri con altre Shariwae. Avevano tutte un'aria spaventata, si nascondevano, il viso era tirato e corrucciato. La ragazza leggeva la Paura nei loro occhi. Il terrore di chi viene perseguitato giornalmente, di chi sente costantemente col fiato sul collo. Di chi si sente braccato ogni giorno, senza possibilità di fuga.
Terrore, puro e semplice. Per la propria famiglia, per il proprio compagno e per se stesse. Avrebbe voluto dire loro che le avrebbe aiutate, che avrebbe creato un luogo dove tutte le Shariwae avrebbero potuto vivere in pace, dove la Caccia alle Streghe sarebbe stata solo un brutto ricordo. Anche se non sapeva né come né dove. Lo avrebbe creato e avrebbe fatto in modo che nessuna dovesse più sentirsi in pericolo.
Le piangeva il cuore vedere la sua comunità vivere come delle ombre, con la paura costante di essere scoperte.
- Forza Agape, è quasi ora di andare. Mettiamo via quello che è avanzato e poi mettiamoci in cammino. -
La ragazza iniziò a radunare gli ultimi impacchi rimasti e si accorse che era rimasto un solo pacchetto per le Shariwae. In quel momento le venne in mente una Shariwa che non vedeva da troppo tempo. Strinse il sacchetto tra le mani e chiese alla sua Maestra se potesse andare a fare visita a una sua vecchia conoscenza. Vedendo cosa teneva in mano, Lajvika acconsentì e le raccomandò di non tardare. Il sole era già alto e il cammino per tornare a casa sarebbe stato lungo.
La ragazza annuì e le promise che non avrebbe perso tempo. Mentre si allontanava dalla bancarella, si sentì come se qualcuno la stesse osservando. Si voltò di scatto e vide due occhi azzurri penetranti fissarla. Distolse lo sguardo e proseguì a passo spedito. Quando si fu allontanata abbastanza, si appoggiò a un muro e si strinse le mani al petto. Lacrime di terrore si affacciarono ai suoi occhi, minacciando di scatenare un uragano. Cercò di calmarsi, di convincersi che non fosse successo nulla. Suo fratello non poteva averla riconosciuta.
Sentì qualcuno toccarle la spalla: istintivamente si ritrasse, urlando dal terrore. Guardò in viso la persona che l'aveva sfiorata e vide che era una donna.
- Sorella, state bene? -
- Io... sì, sì sto bene, vi ringrazio. Scusatemi, ma devo andare. Buona giornata. -
Si lasciò alle spalle la Karua ricca e preziosa, quella abitata da nobili e benestanti. Si addentrò nella sua parte più povera e oscura. Dove si nascondevano le streghe.

Le streghe di KaruaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora