"Al fianco di grande uomo c'è sempre una grande donna". Questo detto valeva anche per il Re di Karua. Ogden era un uomo saggio, equilibrato e aveva a cuore il suo popolo. Era esigente per quanto riguardava le questioni importanti e lo fu ancora di più quando venne il tempo del suo matrimonio. All'epoca, i suoi genitori gli proposero diverse candidate ma al futuro sovrano non interessava nessuna di loro. Da un po' di anni corteggiava una ragazza, di origini modeste, ma a lui non interessava quanto la sua famiglia fosse ricca. Incontrandola e parlandoci si era accorto di quanto fosse intelligente e dolce e, in breve tempo, se ne era innamorato. Il suo nome era Sheila ed era cieca.
I suoi genitori non approvarono la loro unione, né prima né dopo il matrimonio. Non pensavano che una donna con una tale menomazione potesse essere adatta a governare ma in qualche anno Sheila fu in grado di dimostrare a tutti quanto si sbagliassero. Con costanza e impegno riuscì a farsi un nome all'interno del castello, e non solo perché era sposata col principe ereditario ma soprattutto per la sua gentilezza e le spiccate doti mentali. La sua disabilità non era un limite per la sua vita, soprattutto perché non lo aveva mai pensato lei per prima. Era cosciente del fatto che alcune cose le sarebbero state negate per sempre, ma aveva sempre pensato che avrebbe avuto una vita piena e gioiosa. Non si era mai data per vinta e non lo aveva fatto nemmeno quando ebbe un intero castello contro. Le bastarono l'amore di suo marito e la fiducia in se stessa per affrontare tutto. Dimostrando a tutti quanto sapeva fare e che la cecità non era un ostacolo, era riuscita a non farsi mettere i piedi in testa. Sheila era una Regina amata e rispettata, che aveva a cuore il benessere del suo popolo e di suo marito. I due avevano provato per anni ad avere un figlio, ma non vi era stato verso. Alla fine, si erano arresi al fatto che non avrebbero avuto un bambino e avrebbero dovuto scegliere un erede al trono tra i loro nobili più fidati.
La sovrana si trovava nella sua stanza, seduta davanti al pianoforte che aveva fatto mettere appositamente per lei. Le sue dita volavano veloci sui tasti, creando melodie tutte diverse tra loro. Dall'altra parte della stanza, la sua dama di compagnia la osservava, riempiendosi le orecchie di quella musica stupenda, quelle note che le arrivavano dritte al cuore.
Quando la musica terminò, Selena disse:
- Siete stata bravissima, Vostra Maestà. -
La donna sorrise, alzando la testa e voltandosi nella sua direzione.
- Grazie Selena, sei sempre troppo buona. -
- E Voi siete una maestra al piano. -
Selena si alzò e si avvicinò alla Regina. Sheila allungò una mano e la mise sul viso di Selena. Vi pose anche l'altra e lentamente ne tracciò i contorni, sfiorando con delicatezza la pelle. Passò sulle guance, sul naso, sugli occhi chiusi, sulla fronte. Selena rimase immobile, mentre la esaminava.
- Forse non potrò vedere con gli occhi ma gli altri sensi funzionano bene e mi fanno da guida. -
Diceva che per vedere usava le mani. Le passava sul viso della persona con cui stava parlando e cercava di immaginarla come poteva.
- Adesso andiamo però, i miei doveri ci chiamano. - le disse Sheila.
Insieme uscirono dalla stanza e si diressero verso le scale che portavano al piano di sotto. Selena fece per avvicinarsi alla Regina ma lei le fece segno di fermarsi.
- Non preoccuparti, sai che posso badare a me stessa. - e così dicendo posò una mano sul corrimano e scese con disinvoltura.
Lentamente si avviarono verso la sala del trono. Una volta entrate, Selena vide che il Re non era solo. Insieme a lui c'era sua madre: Evelyn.
- Mia Signora, c'è la signora Evelyn Vale insieme a vostro marito. -
Sentì Sheila trattenere il respiro e vide le sue labbra deformarsi in una smorfia di disappunto, ma solo per un attimo. Sorrise affabile, avvicinandosi al trono e salutando la suocera.
- Signora Vale, a cosa dobbiamo questa visita improvvisa? - chiese la Regina, rivolgendosi all'ospite. Quando l'ex regnante si ritrovò a guardare quegli occhi bianchi rabbrividì, distogliendo lo sguardo.
- Nessuna ragione in particolare, cara Sheila, volevo solo assicurarmi che andasse tutto bene. - rispose Evelyn, cercando di non far trapelare il suo turbamento. Non aveva mai capito cosa ci trovasse il figlio in una donna cieca; col passare degli anni comprese che non era stato l'aspetto fisico a farlo innamorare, ma la sua intelligenza. Quella donna era stata capace di ideare piani di guerra degni di uno stratega anziano, solo immaginando il campo di battaglia; in un tempo di crisi era riuscita ad ammortizzare il debito finanziario, risollevando le casse del tesoro del regno, ridando ai cittadini denaro per poter sopravvivere.
Era rimasta davvero impressionata dalla sua bravura , ma Evelyn nutriva dei dubbi sul suo conto. Temeva che avesse fatto un incantesimo al figlio e che in realtà fosse una strega, desiderosa di impossessarsi del potere del Re. I suoi sospetti crescevano ogni volta che metteva piede al castello. Non le sembrava possibile che una donna con una tale mancanza potesse muoversi così agilmente per il castello senza sbagliare strada, oppure conoscere l'ubicazione esatta di tutti gli oggetti e non mancare mai la presa su di essi. A volte aveva l'impressione che potesse vederla e le guardasse direttamente nell'anima. Se fosse stato possibile, Evelyn l'avrebbe fatta rinchiudere nelle segrete del castello e poi giustiziata come essere del demonio già molti anni prima. Suo figlio però l'aveva sempre difesa e così si era dovuta arrendere a non poter fare nulla di diretto, ma credeva che, in un modo o nell'altro, sarebbe riuscita ad aprire gli occhi a Ogden e a dimostrargli chi fosse in realtà la donna che lui chiamava moglie.
Dopo aver conferito con il figlio e la detestata nuora, Evelyn la seguì nelle sue stanze da musica, dove sapeva che la regina si rintanava ogni volta che poteva.
Rimase sulla soglia qualche istante, ad ascoltare la musica che proveniva dall'interno.
"Non è possibile che una persona cieca possa suonare in questo modo!" pensò con rabbia, abbassando di scatto la maniglia per entrare. Una volta dentro, vide la regina che le dava le spalle, seduta al pianoforte con le dita che scorrevano veloci sui tasti.
- A quanto vedo non avete cambiato opinione sul mio conto nel corso di questi anni, vero Evelyn? -
- Come ti permetti di chiamarmi per nome, razza di... -
Sheila fece un passo avanti, ad occhi chiusi, avvicinandosi alla suocera.
- Mi permetto eccome invece. - il suo tono aveva perso l'amabilità che utilizzava sempre, ora era duro e accusatorio. - Voi non mi avete mai dato una possibilità, mi avete sempre ostacolata, da che mi conoscete. Avete cercato di sabotare il mio matrimonio, la mia incoronazione, avete cercato di convincere vostro figlio che io sia una strega. Mi sembra abbastanza per capire che tipo di persona siate e per dirvi di andarvene da questa stanza. Avete provato tante volte a ostacolarmi, ma non ce l'avete mai fatta. Non credete che dopo tutti questi fallimenti sia il momento di arrendervi? Anche solo per evitare figure barbine alla vostra famiglia, cara suocera. Andatevene e sarò buona con voi. -
Evelyn la guardò, con un sorriso maligno in volto. Rise, una risata che raggelò Sheila sul posto. Impaurita, mise una mano sul pugnale che nascondeva nella gonna da quando, tanti anni prima, avevano cercato di aggredirla.
- Quindi tu pensi che io abbia fallito su tutta la linea nel sabotarti? -
La donna le si avvicinò e le prese il viso tra le mani.
- Sei davvero sicura che sia andato tutto secondo i tuoi piani? Hai davvero ottenuto tutto quello che desideravi? -
Sheila cercò di allontanarsi, col pugnale che tremava nella sua mano, ancora nel fodero. Una delle mani della suocera scese fino a toccarle il ventre, quel punto in cui avrebbe dovuto crescere un bambino, ma che non aveva mai avuto modo di formarsi. Sheila collegò il gesto al suo desiderio più grande e una lacrima le scese lungo la guancia.
- Voi...? - sussurrò, con lo sguardo perso nel vuoto.
- Sì, io ho impedito al tuo ventre di essere fertile, io ho avvelenato ogni tuo pasto per anni per assicurarmi che tu non potessi procreare, io ti ho impedito di realizzare il sogno a cui più tenevi. Ti ho impedito io di avere figli. Per sempre. -
Sheila si mise le mani sulla bocca per impedire al suo dolore di trasformarsi in un grido. Cadde in ginocchio, singhiozzando disperata.
Bussarono alla porta.
- Mia Signora? Va tutto bene? Posso entrare? -
Sheila riconobbe la voce di Selena e prese a singhiozzare più forte.
- Eppure nemmeno questo ha convinto il mio stupido figlio a ripudiarti. Devi avergli fatto un incantesimo davvero potente, ma vedrai che vi riporrò io rimedio, lo farò tornare quello di un tempo. E tu perderai tutto. - e così dicendo, Evelyn uscì dalla stanza, lasciandovi una Sheila disperata. Una donna che aveva lottato tanto, che pensava di essere riuscita a crearsi una vita tranquilla, di aver trovato finalmente la pace, era stata spezzata. Da una donna qualsiasi.
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Le streghe di Karua
Fantasy~ CONCLUSA ~ ~ DA REVISIONARE ~ Agape è la Strega per eccellenza, la megera che terrorizza Karua; per i suoi abitanti ella non è altro che un essere maligno, senza anima, mandata dal Demonio per distruggerli. Per le Shariwae, invece, rappresenta una...