*Prima di iniziare mi sento di avvisare i lettori: nei prossimi capitoli verranno trattate tematiche delicate, che potrebbero urtare i più sensibili. Il principale trigger warning è di abuso sessuale.
Ho deciso di parlare di quest tematica perché è più comune di quanto si pensi, soprattutto in ambito famigliare e volevo a modo mio fare sensibilizzazione. Se non vi trovate a vostro agio con questo argomento siete liberissimi di non continuare la lettura, se invece lo farete ve ne sarò davvero grata*Agape si svegliò nel suo letto con una sensazione amara in bocca. Dieci anni. Dieci anni da quando sua madre era morta. E da quando per lei era iniziato l'inferno.
Si disse che nel pomeriggio avrebbe fatto una visita al cimitero, di nascosto. Suo fratello non doveva assolutamente saperlo.
Si alzò e si guardò allo specchio. I capelli le arrivavano alla vita e i suoi occhi erano contornati da scure occhiaie violacee.
Si tolse la camicia da notte e si avviò nuda in bagno. Tanto in casa lui non c'era.
Mentre si guardava le mani, imbambolata, bussarono alla porta.
- Signorina, siete sveglia? -
Agape non rispose. Fejika entrò e si diresse in bagno.
- Signorina, cosa...? - esclamò stupita quando la vide senza vestiti.
- Voglio farmi un bagno. - disse, continuando a guardarsi le mani. I suoi occhi erano spenti, il viso non mostrava espressione.
- Vi preparo subito la vasca. -
Fejika si diresse verso una piccola conca posta all'angolo della stanza da bagno e vi mise dentro dei ciocchi di legno che accese. Sopra vi depositò un contenitore in metallo che riempì d'acqua. Una volta caldo, vuotò il liquido nella vasca. Ripeté l'operazione cinque volte prima che fosse piena.
Agape vi si immerse, lasciandosi andare al calore confortante dell'acqua. Fejika uscì e la ragazza rimase da sola in bagno a pensare. Ripensò alle sensazione della sera prima, delle mani di suo fratello che la toccavano. Da più di cinque anni. Le venne da piangere. Lacrime salate presero a scorrere lungo il suo viso e cercò di scacciare quei ricordi, ma le affollavano la mente, non la lasciavano in pace.
Immerse il viso in acqua, sentendo il calore pizzicarle la pelle, i capelli fluttuare intorno a sé. Regnava il silenzio e sentiva il dolore spaccarle le ossa.Era pomeriggio e Agape si trovava al cimitero. La tomba di sua madre le stava di fronte, con impressa la data di nascita e quella di morte.
'Processata per stregoneria', recitava la lapide.
Solitamente a una strega quando moriva - e soprattutto veniva processata - non era permesso di riposare in un campo santo, ma il parroco della chiesa di Karua aveva fatto un'eccezione. Ricordava di essere andata personalmente a chiedergli di seppellire sua madre nel cimitero.
Subito di fianco c'era suo padre, morto tre anni prima in battaglia. Da quando la regina era morta, sembrava che il re avesse perso il senno e che volesse conquistare tutta Karua. Ma non aveva fatto i conti con le streghe. Loro esistevano ancora e avrebbero difeso a ogni costo la propria casa. Neithan era morto cercando di entrare nel bosco con un plotone di diecimila uomini. Solo poche centinaia tornarono dalla missione e suo padre non era stato tra quelli. Non trovarono mai il corpo ma Agape sapeva che era morto. Se fosse stato vivo, sarebbe tornato per lei, per loro.
Se ne stava a contemplare quelle pietre scure e intanto ripensava a come fosse iniziato l'inferno.Sua madre era morta da cinque anni, quando tutto ebbe inizio.
Aveva notato che Damon si comportava in modo strano da diversi giorni. Era sempre inquieto e spesso non le parlava. Agape pensò che fosse nervoso per l'imminente esame di passaggio dal livello Medio a quello Avanzato. Sapeva che per suo fratello contava molto. Voleva rendere orgoglioso suo padre e dimostrare a tutta Karua che la sua era una famiglia da rispettare.
Passavano le giornate senza parlare e quasi senza guardarsi. Lei se ne stava in casa tutto il giorno oppure in compagnia di Sylvie, mentre Damon si allenava da mattina a sera al castello. Era piuttosto lontano da dove abitavano loro e suo fratello tornava a casa sempre stressato e stanco. Lei cercava di non infastidirlo e di lasciarlo in pace, anche perché aveva iniziato ad essere violento quando si arrabbiava. Lanciava oggetti, urlava, sembrava trasformarsi rispetto a quando era calmo e pacato. E lei aveva iniziato ad averne paura, sebbene non avessero mai litigato.
Poi una sera Damon era entrato nella sua stanza e si era sdraiato accanto a lei. Non sapeva perché, ma Agape aveva subito sentirò forte l'urgenza di scappare, di alzarsi e andarsene. Ma non lo fece.
La sua prima volta fu a tredici anni, con suo fratello tra lacrime, dolore e rabbia.Erano passati anni, ma Agape ricordava quel momento come se fosse passato solo un giorno. La paura, il dolore, il senso di impotenza... Erano tutte sensazione che provava ogni volta che Damon si infilava nella sua camera e abusava di lei. Non riusciva a cancellare la sensazione delle sue mani sul suo corpo, che lentamente si era trasformato in quello di una donna. Quando finiva e se ne andava senza dirle una parola, lei scoppiava in lacrime e si disperava. Cosa poteva fare? Non poteva dirlo a nessuno. Non le avrebbero creduto. I suoi genitori non c'erano più e i servitori non potevano fare niente. Si accasciò a terra e iniziò a singhiozzare, sentendo un dolore al petto che la dilaniava. Si strinse nelle spalle e decise che avrebbe dovuto provare a parlargli. Doveva, voleva capire perché le facesse del male, perché lei.
Tornò a casa e aspettò che suo fratello tornasse, ma quando rientrò il coraggio le venne meno. Cenarono parlando normalmente, come se quello che accadeva quasi ogni notte fosse solo un brutto sogno. Agape non capiva. Come poteva sembrare due persone completamente diverse? No, si disse, chi la toccava non poteva essere lui, non poteva davvero essere lui. Non il suo Damon, suo fratello, che fino a pochi anni prima lei aveva idolatrato per la sua bellezza e la sua forza.
Perché? Che cosa era successo per farlo cambiare in quel modo? Aveva fatto qualcosa per scatenare la sua rabbia? Si sentiva in colpa. Perché non riusciva a parlargli di quello? Perché la sua voce veniva meno ogni volta che decideva di provarci? Perché sentiva il cuore battere a mille e lo stomaco contrarsi in una morsa dolorosa?
Perché aveva paura. Una paura matta di suo fratello, della persona che aveva giurato di proteggerla e che invece le stava facendo più male di tutti coloro che nel corso della sua vita l'avevano chiamata 'strega'. Lo odiava e lo amava allo stesso tempo.
Quando quella notte Damon si appropriò nuovamente del suo corpo senza il suo permesso Agape corse in bagno e vomitò l'anima.
Tremante, si guardò allo specchio, mentre lacrime dolorose le scendevano lungo le guance. Si guardò negli occhi, quelle iridi rosse che bruciavano di rabbia. Quella rabbia che avrebbe portato via ogni altra cosa.
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Le streghe di Karua
Fantasy~ CONCLUSA ~ ~ DA REVISIONARE ~ Agape è la Strega per eccellenza, la megera che terrorizza Karua; per i suoi abitanti ella non è altro che un essere maligno, senza anima, mandata dal Demonio per distruggerli. Per le Shariwae, invece, rappresenta una...