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Agape si svegliò di colpo, guardandosi attorno.
"Un incubo, solo un altro incubo..." pensò, cercando di calmare il suo cuore che batteva come impazzito. Si alzò e andò in bagno a lavarsi. Si vestì in fretta e stava quasi per uscire, quando il suo sguardo si posò sul pugnale che aveva appoggiato sul comodino vicino al letto.
Scosse la testa. Non ne aveva bisogno. Se davvero Damon aveva recepito il messaggio, avrebbe tenuto le mani a posto. Mentre raccoglieva i capelli in una treccia, scese le scale e vide suo fratello camminare velocemente per la sala principale. La ragazza si arrestò, chiedendosi se fosse successo qualcosa. Era visibilmente agitato e Celine, una delle nuove cameriere, cercava di calmarlo, senza successo. Il ragazzo alzò lo sguardo e, quando vide Agape, il suo viso si adombrò e con voce atona disse:
- Devo andare a Palazzo, i Generali vogliono parlarmi urgentemente. Non uscire mentre sono via, altrimenti... -
Agape decise di non rispondere, ma lo fissò con sguardo gelido mentre usciva.
- Non dovreste trattarlo in questo modo, signorina. Lui vuole solo il meglio per voi -
Si voltò verso Celine e per poco non le rise in faccia. Lei non sapeva niente, come nessun altro del resto. Quella casa era diventata la sua prigione dorata da cui voleva assolutamente fuggire. Ma non sapeva come.
Se ne andò, senza rispondere. Girò senza meta per la villa, persa nei suoi pensieri.
"Lo so io cos'è meglio per me."
Agape, Agape...
La ragazza trabuzzò gli occhi e si guardò intorno. Chi la stava chiamando?
Notò la botola sul soffitto e capì di essere sotto alla soffitta. Con l'aiuto di una sedia si arrampicò e, una volta estratta la scala, salì e si diresse istintivamente verso il baule di sua madre. Le voci si fecero più intense, più insistenti, come se volessero indirizzarla proprio lì. Agape, per un istante, si chiese se stesse impazzendo. Se tutto quello che suo fratello le aveva fatto e tutto quello che aveva vissuto avesse per sempre minato la sua sanità mentale.
Quando si inginocchiò di fronte al baule le voci si interruppero. Agape non ci fece caso. Lo aprì e da esso salì un effluvio di erbe, vecchie pergamene e un profumo che non sentiva ormai da tanto tempo.
"Non è il profumo di mia madre..." si disse.
Iniziò a frugare nel baule. Prese alcune pergamene che il tempo aveva rovinato e cercò di decifrarne il contenuto, ma si accorse che non era una lingua che lei conosceva. Le rimise al loro posto e prese un cofanetto: cercò di aprirlo, ma era chiuso a chiave. Quando vide la serratura ebbe un flash.

Era il suo settimo compleanno e Selena sorrideva, mentre le porgeva un pacchettino. La bambina lo aprì in fretta e furia: era un ciondolo d'argento, a forma di chiave, con una piccola pietra rossa incastonata nel centro.
Agape abbracciò sua madre e la ringraziò per quel bellissimo regalo.

La ragazza slegò i primi lacci del corpetto e prese quella piccola chiave tra le mani. Per anni non si era mai chiesta se fosse vera oppure no. Adesso sapeva che sua madre gliela aveva data con uno scopo.
La inserì nel cofanetto e lo aprì. Dentro trovò delle pietre colorate. Le prese in mano e le guardò una a una: sembravano preziose. Rimase colpita da una in particolare. Era rossa come il fuoco e come i suoi occhi.
"Occhio del Diavolo" pensò istintivamente. Era uno dei due nomi della pietra, l'altro era Cuore della Dea. Glielo aveva detto sua madre. Ricordò una volta in cui sua madre era intenta a leggere, nella grande biblioteca della villa e lei le si era avvicinata. Aveva sbirciato il libro che teneva Selena e aveva visto tante immagini di pietre colorate. Allora aveva chiesto a sua madre di cosa si trattasse e le aveva risposto che erano pietre magiche. La piccola si era subito interessata e le aveva chiesto se potevano andare insieme a cercarle, ma lei le aveva detto che erano molto difficili da trovare e che ogni persona era legata a uno specifico tipo di pietra: solo ed esclusivamente quella sarebbe stata magica per lei. Avevano letto il libro insieme e Agape ricordava distintamente di aver visto l'Occhio del Diavolo e di aver detto "Quella è la mia".
Ora che ci ripensava, sentiva che era vero. Il Cuore della Dea era proprio la sua pietra. Se la mise in tasca e decise che l'avrebbe portata sempre con sé. Continuò a guardare le pietre e, in fondo al cofanetto, trovò una lettera. Lesse il nome sulla busta: era il suo.
Sua madre le aveva scritto una lettera? Per quale motivo?
La aprì e iniziò a leggerla.

Le streghe di KaruaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora