Sylvie si trovava davanti al grande portone della villa e non sapeva cosa fare. Saltellava da un piede all'altro, indecisa se bussare o meno. Per sua fortuna, non dovette stare ancora molto a pensarci, dato che la porta si aprì e ne uscì Agape, coi capelli sciolti e il vestito stropicciato.
A Sylvie di illuminarono gli occhi.
- Eccoti finalmente! Pensavo di dover suonare e trovarmi davanti tuo fratello. -
- No, no, non preoccuparti. È ancora a corte in questo momento, tornerà tra qualche ora. Abbiamo un po' di tempo per noi. -
Agape le sorrise e fu rincuorata dal fatto che lei almeno non l'avesse abbandonata. Lei era l'unica che era rimasta, nonostante tutto.
La fece entrare in casa e si rifugiarono nella camera di Agape. La luce filtrava benevola dalle finestre, illuminando i visi delle due ragazze che finalmente dopo tempo si potevano vedere. Una volta sole si abbracciarono strette, felici di essere di nuovo insieme.
- È già passato un mese da quando ci siamo viste l'ultima volta, mi sembri sempre più bella. - le disse Sylvie. Agape arrossì e non potè fare a meno di notare che anche la sua amica sembrava più bella. Aveva una luce particolare che le illuminava gli occhi.
- Sembri così felice, mi sembra impossibile che il nostro incontro ti entusiasmi così tanto. -
La ragazza la guardò con un sorriso sornione, che stava a indicare che ben presto le avrebbe raccontato delle novità succulente.
Si sedettero sul letto e Sylvie le mostrò la mano sinistra, dove un anello faceva capolino sull'anulare. Agape guardò stupita l'amica.
- Hai...? -
- Sì! I miei genitori mi hanno trovato un marito. All'inizio non ero per niente d'accordo ma poi l'ho conosciuto ed è davvero un ragazzo d'oro. È dolce, simpatico, un vero gentiluomo, sempre cordiale ed educato. Si chiama Julian. -
Aveva uno sguardo sognante e un sorriso che le arrivava fino agli occhi.
- E tu? Ancora nessun buon partito all'orizzonte? -
Apage rimase in silenzio, sentendo un vuoto allo stomaco subito sostituito da un peso che le trascinava le viscere sempre più giù. Non aveva idea se suo fratello l'avrebbe fatta sposare, se avesse in mente un buon uomo che potesse prendersi cura di lei o anche che solo la volesse. Una strega non si marita facilmente. Anzi, non si sposa proprio.
- Dubito che qualcuno accetterebbe di sposarmi. -
Anche se in cuor suo sperava di trovare qualcuno disposto a farlo, anche senza la sua virtù, anche senza che fosse perfetto, bello, giovane. Voleva solo lasciar andare quella che era stata la sua vita fino a quel momento. Voleva andarsene ma aveva paura. E se chi l'avesse presa in sposa - sperando che qualcuno lo facesse - fosse stato addirittura peggio di suo fratello? E se l'avesse picchiata e costretta a fare figli? Il solo pensiero la inorridiva.
- Perché sei diversa? Non credere di essere meno bella solo perché hai un aspetto particolare, chiaro? Sei una donna stupenda, una meravigliosa creatura che presto troverà l'amore della sua vita. Ne sono certa. Vedrai che tuo fratello non ti lascerà senza marito! Non credo che vorrebbe averti fra i piedi tutta la vita mentre lui compie la sua scalata nell'esercito, no? - le disse sorridendo.
Agape si sforzò di sorriderle di rimando, ma non le riuscì molto bene.
Rimasero qualche minuto in silenzio, Sylvie alternando lo sguardo sul suo anello di fidanzamento e sulla sua amica, che sembrava essere sprofondata in pensieri oscuri come la tenebra. Quando il silenzio iniziò a farsi pesante, Sylvie decise di parlare.
- Agape, c'è qualcosa che non va? -
Il cuore dell'albina perse un colpo e le sue pupille si dilatarono, sentendosi in pericolo.
- N-no, perché me lo chiedi? -
- Mi sembri un po' strana. Sei taciturna, non esci mai... Posso capire che tuo fratello ti metta soggezione - a chi non succederebbe con quegli occhi freddi come il ghiaccio? - ma mi sembra che tu stia nascondendo qualcosa. Va tutto bene? -
Agape fissava il pavimento, incapace di rispondere. Sentiva le parole farsi strada verso le sue labbra, ma quando aprì la bocca non uscì un suono. Restavano intrappolate, incapaci di confessare quel segreto a lungo celato, quel peccato che si compiva da troppi anni, quel disgusto che provava verso se stessa.
- Centra forse con il fatto che tuo fratello ha fatto cambiare tutte le guardie che presidiavano casa vostra? -
- L'hai notato? -
- Certo! Come potrei non notare l'assenza di Sannok? Quell'uomo era un ottimo ascoltatore e consigliere. Mentre ti aspettavo stava sempre a udire le mie chiacchiere, anche quelle più banali, eppure non sembrava mai stanco di farlo. E poi sono anni che ti vedo uscire sempre più di rado, come se tu fossi prigioniera. -
Agape sentiva che aveva ragione. Era prigioniera della sua stessa casa e non poteva fuggire.
- Per caso Damon ti picchia? Ti fa del male? -
Apage alzò di scatto lo sguardo, chiedendosi come potesse Sylvie sondare i recessi più preclusi della sua anima. Quelli che tentava di nascondere anche a se stessa. Ci provava a non pensarci, a distrarsi partecipando attivamente alle lezioni di buone maniere che Damon le aveva imposto, ma era sempre nella villa, quella villa che era diventata una prigione dorata di giorno e l'inferno di notte.
- Agape, a me puoi dirlo. Cercherò di darti una mano, qualsiasi cosa si tratti. Lo sai che non sei sola. Hai me. -
Ed eccole di nuovo. Le parole, quell'inconfessabile verità che stava cercando di venire a galla, premeva per esser rivelata. Sylvie le prese una mano e la strinse, guardandola con dolcezza. Lacrime di sofferenza si affacciarono agli occhi della ragazza, sentendo un dolore acuto all'altezza del cuore. Stava per aprire bocca, quando sentì una voce dal piano di sotto dire:
- Agape, sono a casa! -
"Damon!"
Una morsa di terrore l'attanagliò, bloccandole i pensieri.
- Devi andartene. -
Sylvie la guardò stupita.
- Non deve sapere che sei stata qui, non vuole che parli con nessuno. -
L'amica la guardava sempre più stupita, chiedendosi come fosse possibile che il fratello fosse diventato così possessivo nei confronti di Agape.
- Ti prego Sylvie, vattene via. -
La ragazza l'abbracciò e annuì. Si diresse verso la finestra e saltò sull'albero che stava di fronte. Scese velocemente e uscì da un buco della siepe, lo stesso da dove, più di dieci anni prima, Agape e lei si erano incontrate per la prima volta.
L'albina seguì con ansia i movimenti dell'amica sperando con tutta se stessa che Damon non la vedesse. All'improvviso udì la porta cigolare e dei passi farsi avanti, accompagnati dal tintinnio di un'arma.
La ragazza si voltò e vide suo fratello che la guardava con freddezza, uno sguardo calcolatore che non lasciava presagire nulla di buono.
- Allora Agape? Non si risponde quando ti chiamo? -
- S-scusami Damon, non ti avevo sentito. - gli rispose, tenendo lo sguardo basso.
- Guardami quando ti parlo! -
La ragazza sobbalzò e i suoi occhi di fiamma incontrarono quelli di ghiaccio del fratello. Damon le si avvicinò pericolosamente e la ragazza si fece istintivamente indietro, andando a sbattere contro la cornice della finestra, ancora aperta. La bloccò con il suo corpo, impedendole di fare alcun movimento.
- Con chi eri? -
Agape sentì il cuore accelerare dalla paura.
- Con nessuno. -
- Non mentirmi! Voglio sapere con chi eri. -
Nel mentre, le aveva preso i polsi tra le mani e li aveva stretti in una morsa d'acciaio.
- Ero con Sylvie. - rispose piangendo e tremando dal terrore.
- Con Sylvie? E cosa è venuta a fare qui, eh? Ho saputo che lei ha trovato un buon marito, stava forse cercando di fare lo stesso con te? -
- No, no... -
La stretta sui suoi polsi aumentò, fino a farli scricchiolare. Agape era paralizzata dalla paura, non sapeva cosa fare, aveva il cervello completamente invaso dal terrore.
Le tirò uno schiaffo che la fece cadere carponi. Agape si rannicchiò contro il muro piangendo disperata, incapace di dire una parola.
Damon la guardava e, come se si fosse reso conto solo in quel momento di cosa stesse realmente facendo, si inginocchiò e le sfiorò una mano. La ragazza urlò di paura, spingendosi ancora di più contro la parete.
- Agape... Apage scusami, non volevo colpirti, perdonami ti prego. Non succederà mai più, te lo prometto. -
La ragazza non si mosse e Damon la prese e la attirò fra le braccia, stringendola a sé e cullandola.
- E il sesso invece? Smettarai anche di abusare di me? -
Ecco, l'aveva detto. Finalmente aveva espresso con quelle semplici parole tutto il ribrezzo che provava.
- Io ti amo Agape e voglio proteggerti. Non voglio che qualcuno ti prenda in sposa e ti porti via da me. Solo io posso proteggerti, solo io posso salvarti da quelli che ti chiamano strega... non potrei sopportare di doverti vedere appesa per il collo Agape. Ti amo. Sei l'unica cosa che mi è rimasta... -
- Io ti amo, non ti farei mai del male. Non abuso di te, ti amo. Non potrei mai farti del male, sei la mia scimmietta, ricordi? Ti amo ogni notte, quello che faccio è amarti ogni singolo istante come solo un fratello può fare. -
Il ragazzo venne scosso dai singulti, non riuscendo a capire come sua sorella potesse credere che le stesse facendo del male, che la stesse violando. Lui la amava, e voleva che fosse sua per sempre. Era l'unica che gli rimaneva, dopo sarebbe stato solo.
Agape rimase interdetta di fronte a suo fratello che piangeva disperato. Non sapeva davvero cosa fare, tutta quella situazione le appariva ai limiti del possibile.
Cercò di calmarlo, di consolarlo dicendogli che anche lei gli voleva bene, che non lo avrebbe lasciato solo, ma sembrava che le sue parole fossero vane. Con l'aiuto di una cameriera lo portò in camera e lo fece distendere sul letto, dove si addormentò poco dopo.
Non rimase un instante di più nella sua camera ma si fiondò nella sua, alla ricerca del suo mantello. Se lo mise indosso e scese dall'albero che poco prima aveva usato Sylvie. Uscì dalla tenuta che ormai il sole stava tramontando. Cercò di sbrigarsi. Andò a casa dell'amica e la chiamò. Fortunatamente in casa c'era solo lei e, quando la vide, si portò le mani alla bocca. Agape non si era accorta che il punto dove suo fratello l'aveva schiaffeggiata era diventato rosso e l'occhio si era gonfiato.
- Cosa ti è successo? -
- Niente, non preoccuparti. -
- Come non preoccuparti!? Sei tutta gonfia in viso, chi...? -
- Non ha importanza adesso. Ho bisogno di sapere dove posso trovare qualcuno che mi insegni a difendermi. -
- A cosa...? -
- Sylvie, ti prego. - la interruppe lei. - Ho solo bisogno di sapere. Non farmi domande, non posso risponderti. -
L'amica la guardò cpn un misto tra lo stupito e il ferito.
- C'è il figlio del Maestro, ma non so se accetterà di allenarti. -
Agape la abbracciò e le diede un bacio sulla guancia.
- Grazie mille Sylvie. Ti sono debitrice. -
Detto questo, corse via come una pazza. La sua amica la guardò andare, chiedendosi cosa le stesse succedendo.
Intanto Agape doveva assolutamente tornare nella sua stanza. Se suo fratello fosse entrato e non l'avesse trovata, sarebbero stati guai seri.
Una volta dentro, si infilò sotto le coperte. Sfregò per sbaglio la guancia tumefatta contro la stoffa del cuscino e strinse i denti, cercando di sopportare il dolore. In quel momento, capì che era davvero in trappola. Nonostante tutto il dolore, il ribrezzo, il disgusto, i pianti, le grida lei non aveva il coraggio di andarsene. Nonostante lo volesse intensamente, non poteva scappare. Perché in fondo gli voleva ancora bene. E sentiva che se non fosse stato suo fratello, sarebbe stato quel sentimento a ucciderla.

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Le streghe di Karua
Fantasi~ CONCLUSA ~ ~ DA REVISIONARE ~ Agape è la Strega per eccellenza, la megera che terrorizza Karua; per i suoi abitanti ella non è altro che un essere maligno, senza anima, mandata dal Demonio per distruggerli. Per le Shariwae, invece, rappresenta una...