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Erano passati tre anni da quando, per la prima volta, si era imbattuta in Lajvika. Non era più la ragazza spaventata di quella notte. Ora era più matura, più forte, più potente.
Agape e la donna si stavano allenando con le spade, come erano abituate a fare ogni mattina.
Le lame si scontravano, creando una cascata di scintille. Parate, stoccate, tondi. Colpi dati in rapida successione. Si separarono e iniziarono a girare in cerchio, guardandosi negli occhi, senza abbassare la guardia.
Lajvika attaccò. Agape si preparò a parare, ma all'ultimo le venne un'idea. Le corse incontro e, quasi all'impatto, si abbassò, lasciandosi scivolare a terra. Vide la lama della sua Maestra a pochi centimetri dal suo naso, mentre la forza di gravità la portava verso il suolo e, con una mossa repentina della gamba, fece cadere a terra la sua avversaria. Senza darle il tempo di rialzarsi, le puntò la spada alla gola, mettendo fine all'allenamento.
Avevano entrambe il fiatone e il sudore si appiccicava alla pelle, facendo sentire loro ancora più freddo. Il loro respiri affrettati si condensavano in piccole volute.
Agape diede una mano alla sua Maestra ad alzarsi ed entrarono in casa.
- Abbiamo fatto appena in tempo. - disse Lajvika, mentre guardava fuori dalla finestra. La ragazza si voltò a guardare all'esterno: tantissimi piccoli fiocchi di neve avevano iniziato a cadere. In poco tempo tutto sarebbe stato ricoperto da quel manto candido che Agape adorava. Quando si trovava in mezzo alla neve le sembrava di mimetizzarsi. I suoi capelli e la sua pelle diventavano un tutt'uno con essa. Avrebbe potuto benissimo nascondersi in mezzo a quei cristalli fragili ed era sicura che nessuno l'avrebbe vista.
- Adesso però, cara Agape, dobbiamo metterci al lavoro. -
La giovane annuì sorridendo. Si sedettero al tavolo, prese il prestino e il rispettivo ciotolino e iniziò a pestare le erbe che vi erano dentro. Continuò finché non ne risultò una pasta omogenea.
- Molto bene! Questa è ottima contro la tosse. La si spalma sul petto e si lascia agire per tutta la notte. Il giorno dopo la tosse dovrebbe essere migliorata. -
- L'infuso sul fuoco invece è per il mal di testa, giusto? -
- Esattamente. Negli altri due pentolini ci sono un rimedio per il mal di denti e uno per il mal di stomaco. -
- Inoltre qui ho un bel po' di mistura per contrastare i geloni. In questa stagione, alla gente di Karua fanno sempre comodo. Adesso devo solo travasarla in queste bottigliette. -
Agape le diede una mano a depositare quell'impasto nei recipienti. Una volta terminato, Agape si ritrovò le dita di un colore indefinito, tra il verde e il nero. Oltrepassò il tavolo e andò a lavarsi le mani nel secchio vicino alla finestra. Lì notò un sacco di iuta da dove proveniva un effluvio intenso, stordente, di lavanda.
- Maestra, cosa c'è nel sacco? -
- Oh, lì dentro dici? - chiese, ridacchiando. - Sono una mia piccola trovata per le signore di Karua. Dei piccoli pacchettini di stoffa con dentro della lavanda e del rosmarino. Sono ottime erbe per calmare la mente e favorire un buon clima famigliare. Andranno a ruba, te lo assicuro! -
Agape sorrise, immaginando tutte quelle comari che accorrevano numerose, pur sostenendo che le erbe erano opera del Diavolo.
- Bene. Adesso possiamo riposarmi un momento. Poi dobbiamo ancora preparare i the e le nostre offerte speciali. - disse, strizzando l'occhiolino alla ragazza.
Si rifocillarono con un pasto leggero, mentre Loishbeth cercava di elemosinare qualcosa, nonostante avesse avuto la sua porzione. L'inverno era un periodaccio per tutti: poco cibo, freddo, le malattie si diffondevano più velocemente. Il clima duro inaspriva le persone. Le rendeva più cattive, più inclini a cercare un capro espiatorio per i propri problemi. L'inverno era il periodo dei roghi, in cui la caccia alle streghe era più intensa, più spietata.
Eppure Lajvika sembrava non preoccuparsene. Insomma, la sua bugia aveva retto per molti anni, non avrebbe potuto crollare nel giro di pochi mesi. Era questo che diceva alla sua allieva, quando si mostrava preoccupata per la situazione e le chiedeva insistentemente cosa fare nel caso le avessero scoperte.
-La Dea veglia su di noi. Non temere Agape, in questi ultimi anni ce la siamo sempre cavata. No stare a crucciarti inutilmente. Se dovesse succedere, scapperemo. Anche se non sono più giovanissima, queste gambe vanno veloci, lo sai? - e concludeva il discorso con una risata, per cercare di tranquillizzare la ragazza.
Finito di pranzare, si dimisero al lavoro. Insieme prepararono più di cento bustine di the, tutte con dei gusti differenti. Agape aspettò che Lajvika finisse e poi unirono le mani. Con gli indici della mano destra disegnarono un cerchio sul tavolo: quello sarebbe stato lo spazio magico del loro prossimo lavoro. All'interno della circonferenza misero i pestini, le erbe, delle piccole ampolle di vetro, alcuni cristalli, dei pacchettini di stoffa e delle piccole tavolette di legno. Prima di iniziare rivolsero una preghiera a Madre Natura, così che fossero protette durante il lavoro e, successivamente, in mezzo alla gente di Karua.
Pestarono alcune erbe secche e misero la polvere in delle piccole ampolle che inserirono nel sacchettino di stoffa. Vi misero dentro anche delle erbe come lavanda, rosmarino, salvia bianca... per chi le sapeva utilizzare avrebbero fatto davvero bene. Aggiunsero, infine, le pietre. Tre in tutto: una per la salute, una per la protezione e una per aiutare la magia a manifestarsi. Chiusero per bene la stoffa e Agape, riscaldando uno stilo, incise sopra il legno delle rune, per benedire l'opera e renderla riconoscibile solo dalle Shariwae.
- Molto bene, è tutto pronto per domani. Ora vieni vicino al fuoco. Ricordi? Ti avevo promesso, tempo fa, che avrei finito di raccontarti una storia. -
"Balinda!" pensò con entusiasmo la ragazza.
Finalmente avrebbe saputo cosa le era successo.

Le streghe di KaruaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora