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Il villaggio era in fiamme, la gente gridava e scappava in preda al panico.
Una ragazza dai lunghi capelli biondi correva a piedi nudi, guardandosi indietro ogni tanto, per controllare che nessuno la stesse seguendo.
All'improvviso un uomo con una spada le si parò di fronte e lei urlò.
- Shkin va darn! -[*] l'arma si trasformò in roccia e si sgretolò tra le mani dell'uomo. Fece per aggredirla ma un colpo in testa glielo impedì. Crollò a terra, stordito.
- Vieni Darenha, andiamo via! -
Il ragazzo che aveva colpito il soldato prese la giovane per mano e si diressero verso il Bosco. - Haster, cosa sta succedendo? Chi è l'artefice di tutto questo? -
- Gli Stranieri. Io lo sapevo! L'avevo detto che erano malvagi, dei Senza Fede incapaci di ascoltare Madre Natura! -
Tirò un pugno a un albero, graffiandosi le nocche.
- Che cosa vogliono? Perché stanno facendo questo? -
- Non lo so di preciso, sembra che vogliano Karua. -
- Ma possiamo condividere, c'è posto per tutti qui, tutto questo dolore e questa violenza non sono necessari! -
- A loro non interessa Darenha! Loro vogliono conquistare Karua e per farlo stanno uccidendo tutte le Shariwae! -
- No! Non possono farlo! Madre Natura... -
- Madre Natura non può aiutarci adesso! Nemmeno la Grande Madre può... Loro... -
Sul viso di Darenha si dipinse l'orrore.
- No, non possono aver ucciso la Grande Madre... Lei è la più potente tra tutte noi Shariwae. Ghala Mala... [**] -
- Devi andartene Darenha. - le disse il ragazzo prendendola per le spalle - Se prenderanno anche te qui non resteranno più Shariwae. Dirigiti verso Nord, sulle montagne. Ci sono altre comunità dove verrai accolta.
Vai Darenha fuggi o sa... -
Una spada spuntò dal petto del giovane e i suoi occhi si fecero grandi per la sorpresa e il dolore.
La ragazza urlò di terrore. Lo prese fra le sue braccia e iniziò a piangere.
Sentì gli uomini tirarla, trascinarla via dal corpo di Haster, il suo Haster...
Urlò con quanto fiato aveva in gola, attingendo all'energia della Natura. Gli uomini si scostarono spaventati e puntarono contro di lei le loro armi.
Darenha si alzò in piedi e gridò la sua preghiera a Madre Natura, sentendo il potere scorrere dentro di lei. Era pronta a scagliare l'incantesimo che li avrebbe sgominati, ma prima che un solo suono potesse uscire dalle sue labbra, una freccia le trapassò il petto.
La ragazza guardò prima la freccia, poi chi l'aveva scagliata.
Urajt, figlio della Grande Madre.
- Gi su... erat... maldaks. [***] -
Quelle parole furono pronunciate con l'energia di Madre Natura, che le rese vere.
La giovane Darenha si spense maledicendo coloro che avevano distrutto il suo mondo.

Agape si svegliò con il cuore in gola. Un altro incubo? Non ne era sicura. Era stato molto più vivido questa volta. Non era il solito sogno dai contorni sfocati e dai suoni ovattati. I margini erano netti e nitidi, le voci erano chiare e forti. Le sembrava di avere vissuto ogni attimo di quello che aveva visto. La sensazione della freccia che la colpiva in pieno petto era ancora molto vivida, soprattutto il dolore.
Si alzò e uscì, aveva bisogno d'aria, aveva bisogno di eliminare la sensazione del sangue tra le labbra.
Non appena fu fuori, sentì dei rumori provenire da dietro la casa e, incuriosita, andò a vedere di cosa si trattasse. Rimase a bocca aperta.
Lajvika aveva in mano una spada, una spada vera, e si stava allenando.
- Maestra, voi...? -
La donna si voltò nella sua direzione e le sorrise, con il viso sudato.
- Sì, so combattere con la spada. Mio padre era un armaiolo e io ero la sua unica figlia. Da sempre aveva voluto che qualcuno mandasse avanti la sua attività e così insegnò a me. So creare una spada e so come destreggiarmi con le armi. -
- Siete decisamente piena di sorprese. - le disse l'allieva, con un enorme sorriso.
- Vedrai quando inizieremo a tirar di spada! Sarà interessante. -
La ragazza sentì una bolla di felicità scoppiarle nel petto. Avrebbe ripreso a combattere!
- Quando iniziamo? - chiese emozionata alla Maestra.
- Ora -
Lajvika ripose la spada nel fodero e la poggiò a terra. Prese due rami e ne porse uno alla sua allieva. Agape lo impugnò come se fosse un'arma vera.
Istantaneamente una calma surreale scese sul suo animo. Sentì le mani smettere di tremare, cosa che non succedeva quasi mai.
Da quando suo fratello aveva iniziato a farle del male non ricordava giorno in cui le sue mani avessero smesso di tremare. Ci conviveva, all'inizio era stato difficile, non riusciva a tenere in mano un oggetto senza farlo cadere e il tremore aumentava di notte, quel momento che era indelebilmente associato a lui.
Prese un respiro profondo per calmarsi; non doveva pensare a Damon in quel momento. Doveva mettersi in testa che non faceva più parte della sua vita.
- Sei pronta? -
- Sì. -
Lajvika si fece avanti e Agape alzò la guardia. Osservava le mosse della sua Maestra, pronta a parare un eventuale attacco.
La donna cercò di colpirla lateralmente, ma la ragazza parò velocemente. Agape cercò di attaccarla, ma lei scansò il colpo tirandosi indietro.
La giovane cercò nuovamente di colpirla, mettendo in pratica tutti gli insegnamenti che Alan le aveva impartito.
Lajvika si stava dimostrando un'avversaria tenace e abile. Agape stava davvero facendo fatica, soprattutto a combattere con la gonna lunga. Non lo aveva mai fatto ed era davvero complicato. Non riusciva a muoversi liberamente e si sentiva appesantita.
"Maledetta gonna!" pensò, rimpiangendo quei pantaloni che invece l'avevano resa libera e leggera.
- Maestra, aspettate un momento, per favore! -
La donna si bloccò e attese che la ragazza parlasse.
- Cosa c'è Agape? -
- Aspettate solo... un secondo. Il tempo di togliermi questa... maledetta... gonna e sono pronta a riprendere. -
Stava armeggiando con i vari lacci della gonna e della sottogonna. Una volta tolto tutto quel tessuto, riprese la spada e si preparò a fronteggiare la sua Maestra.
Lajvika la guardò e rise.
- Però! Non avevo mai visto nessuno combattere in sottoveste! -
Agape le sorrise e si mise in guardia.
Le due ripresero a tirar di spada. Quel piccolo tratto di bosco si riempì di colpi duri, sordi. Si colpirono sulle mani per sbaglio, sulle braccia, riempiendosi di lividi.
A un colpo più forte degli altri, ad Agape sfuggì il ramo di mano e mentre guardava Lajvika attaccarla, vide in un flash il sogno di quella notte.
Fu come se la coscienza la abbandonasse momentaneamente. Si ritrovò piegata a terra, con il respiro affannoso.
- Agape, stai bene? -
- Io... io non lo so. Ho fatto un sogno strano, molto strano stanotte. -
- Raccontami -
La giovane raccontò per filo e per segno quello che aveva visto, quello che aveva sentito, fino alla raccapricciante sensazione della freccia che la colpiva e si insinuava tra ossa e tessuti.
- Non era un sogno come un altro, mi capite? Era vivido, troppo. Come se io fossi lì e avessi vissuto tutto. È stato... inquietante. -
Lajvika fissò il cielo e poi parlò.
- Hai ragione Agape. Non era un semplice sogno, ma una Visione. -
- Una Visione? In che senso? -
- Hai visto qualcosa di già accaduto. Era il passato quello. Ai primi tempi di Karua. È la memoria collettiva delle Shariwae. Tutte noi abbiamo il compito di ricordare, di rimembrare, affinché tutto quello che abbiamo passato e stiamo passando non accada mai più. -
Agape annuì, pensando che sarebbe stato davvero bello poter essere libere dalla paura che qualcuno facesse loro del male.
- Probabilmente il fatto che tu abbia avuto quella visione è dovuto alla Luna. -
- Alla... Luna? -
- Oh, sì. Vedi Agape, l'Astro Lunare o Maluun nella lingua degli Antichi, è strettamente legata alla Dea Madre, Madre Natura. Con le fasi lunari cambiamo anche noi. Il nostro corpo si modifica e i nostri poteri aumentano o si quietano. Dopo ogni Luna Nuova c'è una Shariwa nuova. Si cambia, ci si trasforma e si comprende. Una Shariwa vive seguendo le fasi lunari e i cicli della Natura.
Oggi c'è la Luna Piena e io andrò a ringraziare Madre Natura per quello che mi ha donato. Vuoi venire con me? -
Agape restò sbigottita da quell'invito.
- Ecco... io... non... non saprei Maestra, non vorrei disturbare la celebrazione essendo nuova. Insomma... le altre Shariwae potrebbero... -
- Oh, stai tranquilla mia cara, le altre Shariwae non avranno nulla in contrario alla tua presenza  -
L'aveva detto con un tono che ad Agape era parso rassegnato, quasi triste. Stava per chiederle spiegazioni, quando Lajvika si alzò e le chiese:
- Ti va di allenarti ancora con i tuoi poteri? -
La ragazza si alzò in piedi e annuì vigorosamente.
Agape chiuse gli occhi e tese una mano in avanti. Convogliò i suoi pensieri sulla mano e l'energia che fluiva dal braccio al centro del palmo.
Una fiamma prese vita dal nulla, levitando a pochi centimetri dalla mano della ragazza. Ne sentì il vigore, il calore rassicurante.
Ad un tratto sentì un urlo straziante e perse la concentrazione. Si voltò verso Lajvika, terrorizzata.
- Maestra! Che cosa vi sta succedendo? -
Le si avvicinò e le strinse una mano, mentre il viso della donna si contorceva in una smorfia di dolore.
- Loishbeth... lei è... -
Agape sentì il freddo penetrarla nelle ossa e brividi percorrerle tutto il corpo.
- È in pericolo. Ti prego, dammi una mano a salvarla. -
Le vide le lacrime agli occhi e la ragazza si sentì qualcosa stringere all'altezza del petto.
- Andrò a cercarla Maestra. La troverò e la riporterò qui sana e salva. -
- Connettiti con la Natura intorno a te. Ti indicherà la via. -
Lajvika sembrava davvero debole e dolorante. Non voleva pensare a cosa stesse succedendo a Loishbeth. Doveva assolutamente trovarla.
Corse nel bosco e, a un certo punto, chiuse gli occhi. Si concentrò su ciò che percepiva; doveva entrare in contatto con la Natura per trovarla.
All'inizio sentì solo il silenzio del bosco ancora addormentato. Poi udì un miagolio sommesso, esausto, quasi morente.
Vai! Corri!
La ragazza si voltò e corse, col cuore che le martellava nel petto.
Seppe di essere arrivata da Loishbeth quando udì il suo ringhio. Vide due uomini, uno con arco e freccia che puntò verso la gatta.
- No! - urlò istintivamente.
I due si voltarono e la freccia venne scoccata. Sentì un bruciore al fianco e cadde in ginocchio. Si coprì la ferita con una mano. Alzò la testa di scatto quando sentì Loishbeth urlare di dolore. Dalle sue fauci uscì un soffio di furia, con gli occhi che brillavano di rabbia.
Uno dei due si avvicinò ad Agape e la colpì al viso.
- Schifosa strega! - urlò, mentre cercava di colpirla ancora. Ma non ci riuscì. Sentì la mano bruciare, ardere come se l'avesse infilata in mezzo alle fiamme. Urlò di dolore, gridò come impazzito.
La ragazza si alzò in piedi, con la mano destra distesa davanti a sé. Guardava i due uomini senza nessuna emozione apparente. Dentro di lei, però, ribolliva la furia.
- Nessuno dovrà più toccarmi. - sussurrò, mentre dal suo palmo si dipanava una fiamma feroce, vorace. I vestiti dei due uomini presero fuoco e fuggirono in preda al panico, urlando di dolore.
Agape si avvicinò a Loishbeth, cercando eventuali ferite. Ne individuò una sul fianco sinistro: non sembrava profonda, però era estesa e doveva farle davvero male.
Respirava velocemente, gli occhi erano spalancati e le zampe erano conficcate nel terreno, tese, i muscoli pronti a scattare.
- Loishbeth... vieni qui, ti porto da Lajvika, lei saprà aiutarti. -
La gatta mosse qualche passo incerto, le orecchie basse e all'erta, annusando circospetta l'aria intorno a lei.
Agape, quando fu abbastanza vicina, la prese in braccio e tornò da Lajvika.
Ci impiegò un po' di tempo a ritornare a casa, la ferita al fianco la rallentava.
Quando finalmente arrivò alla capanna, vide Lajvika con un pestino in mano, mentre triturava delle erbe.
- Agape? - chiese, alzando di scatto la testa.
- Sono io Maestra. Ho Loishbeth qui con me. -
La gatta, nonostante fosse ferita, appena sentì la voce di Lajvika, scese dalle braccia della ragazza e le saltò in braccio.
Lajvika la strinse a sé, ma la gatta si lamentò soffiando e ringhiando.
Entrarono in casa; la Maestra osservò il suo famiglio e vide la ferita sul fianco.
Lajvika prese la pasta che stava schiacciando e la applicò sulla pelle di Loishbeth, non senza proteste sonore e ringhi da parte della micia.
Poi se rivolse ad Agape: - Sei ferita? -
  Non si era accorta di aver tenuta una mano premuta sul fianco per tutto il tempo, finché la sua Maestra non le fece quella domanda. Scostò la mano lentamente e la mostrò a Lajvika. Applicò la stessa pasta sulla sua pelle, dopo averle fatto togliere il corpetto e la camicia. Agape sentì un bruciore lancinante. Si morse le labbra per non urlare.
- Adesso passa, non preoccuparti. Si rimarginerà in poco tempo, non è una ferita profonda. Che cosa hai fatto al viso? -
La ragazza si toccò la guancia, sentendola dolorante e gonfia.
- Mi ha colpita un uomo, ma ora non potranno più darci fastidio. -
Non le chiese altro, Lajvika si limitò ad applicarle una mistura sul rigonfiamento.
Dopodiché, prese la gatta in braccio e iniziò a coccolarla, sussurrandole parole dolci all'orecchio.

Le streghe di KaruaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora