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Damon era nel cortile del Maestro, con gli altri allievi.
'Tutti rampolli viziati.' pensò, sorridendo. Gli vennero in mente i bambini che, tre anni prima, avevano preso in giro sua sorella davanti a casa. Adesso tutto sembrava andare bene. Sua madre continuava a lavorare alla corte del re, suo padre era ancora Generale della Seconda Divisione e sua sorella giocava con quell'altra bambina di cui non conosceva il nome, ma che sembrava esserle davvero amica.
- Ragazzi, avanti, in posizione. Scegliete un compagno ed esercitatevi con le mosse che vi ho spiegato prima. -
Damon e gli altri annuirono. Il ragazzo di fianco a lui lo guardò e gli chiese se gli andasse di allenarsi con lui, ma Trant li interruppe e disse, con arroganza:
- Mi dispiace, ma Damon si allenerà con me, oggi. -
Il ragazzino lo guardò con rabbia, ma decise di non discutere. Si allontanò, lasciando Trent e Damon in disparte. I due si misero in posizione, uno di fronte all'altro. Girarono in tondo per qualche minuto, osservando si, scrutando il corpo del proprio avversario, cercando movimenti nascosti che potessero presagire in qualche modo le sue mosse. Poi Trent attaccò. Damon rispose colpo su colpo, parando le stoccate senza indietreggiare. Dopo poco, Damon decise che era ora di mettere in pratica quello che gli aveva insegnato suo padre un mese prima.
'Cerca sempre di sorprendere l'avversario. Ricorda che la guerra non è quel giochetto di colpi e parate che vi insegnano. Là non conta se fai il movimento alla perfezione. Se non sei abbastanza veloce e furbo, sei morto.' e gli aveva puntato la spada alla gola.
In quel momento, Damon ripensò a quelle parole e, con la spada che gli aveva regalato suo padre, fece un movimento di polso che fece perdere la presa a Trent, la cui spada finì ai piedi dell'istruttore.
Il Maestro Tylun guardò Damon e Trent, con i suoi penetranti occhi blu e disse:
- Forse abbiamo qualcuno degno di andare a imparare dai Maestri di Corte. Damon, sei pronto per passare al Terzo Livello, ti raccomanderò caldamente a Vostra Maestà. -
Il ragazzino non seppe che cosa dire, se non farfugliare dei ringraziamenti pieni di imbarazzo.
I due si sedettero a terra, Damon con la spada sulle gambe incrociate.
- È vero quello che dicono in giro? -
Il biondo si irrigidì, cercando di ignorare il ragazzino.
- Allora? Davvero tua madre e tua sorella sono...? -
Non finì la frase, ma Damon riuscì a intuire quale parole l'avrebbe conclusa. 'Streghe'. Quella parola maledetta, che le aveva marchiate da tempo, che le aveva segnate in maniera indelebile. Sapeva che non se ne sarebbe mai andata, che avrebbe aleggiato su loro due per sempre. Ma sperava che la gente dimenticasse, che pensassero a cosa più importanti di quelle sciocchezze da fanatici religiosi. Lui non credeva in nessun Dio, sebbene sua madre lo obbligasse ad andare in Chiesa tutte le domeniche per salvare le apparenze e fare sì che li lasciassero in pace. Sua sorella non veniva mai, il Vescovo aveva espressamente vietato a sua madre di portarcela, parlandole una volta dopo la messa, più di tre anni prima. Non voleva che quel piccolo esserino 'corrotto' entrasse nella 'Casa di Dio'...
- Se credi a quello che dicono in paese, allora sei solo sciocco come loro. Evidentemente la religione vi acceca tutti... - guardò Trent con odio, con quello sguardo di ghiaccio che intimoriva chiunque parlasse con lui.
- Non ti arrabbiare, volevo solo essere sicuro. Sai, la stregoneria è severamente vietata nel nostro regno, se qualcuno dovesse scoprire che ci sono delle streghe, darebbero subito loro la caccia, come nei secoli passati... -
Damon sentì le mani infiammarsi. Guardò Teen dritto negli occhi e in un attimo gli fu addosso.
- Stai forse cercando di dire che vuoi denunciare mia sorella e mia madre, eh!? Te la faccio passare io la voglia di spettegolare come una vecchia comare! -
Volarono pugni, calci, si rotolarono per terra, cercando di colpirsi a vicenda. Damon cercava di colpirlo in viso, mentre Trent cercava di levarselo di dosso prendendolo per la casacca.
- Ehy, voi due! Smettetela immediatamente! -
Ma i due ragazzini non si dividevano, continuavano a picchiarsi e a insultarsi a vicenda.
Altri due allievi dovettero intervenire per separarli. Tylun li sgridò entrambi e disse loro che per il resto della giornata non si sarebbero più allenati. Damon rimase impassibile, andò a sedersi e iniziò a giocherellare con la spada. E intanto pensava. Pensava a come poter proteggere la sua famiglia, come evitare che le perseguitassero per delle stupide superstizioni. Le streghe non esistevano, sua madre e suo padre glielo ripetevano sempre.
'Forse, se fossimo di rango superiore, nessuno ci darebbe fastidio.'
In quel momento, gli venne l'illuminazione: sapeva cosa fare. Avrebbe fatto carriera nell'esercito e avrebbe acquisito prestigio, onore, gradi, forse sarebbe addirittura riuscito a diventare Generale della Prima Divisione... Sorrise, mentre pensava al suo futuro, un futuro radioso e non così lontano. Ogni giorno che passava, trascorso ad allenarsi, sentiva di avvicinarsi sempre più al suo sogno. Per lui mancava poco per diventare soldato: ancora due Livelli, quello Medio e quello Esperto, e poi sarebbe riuscito a entrare nell'esercito del regno e aveva intenzione di farcela il più presto possibile. Quando i suoi superiori si fossero accorti di quanto fosse abile, del suo valore in battaglia, di quanto la sua dedizione fosse dirompente e della sua lealtà totale al regno, avrebbero fatto pressione perché avanzasse presto di grado e, in poco tempo, si sarebbe ritrovato fra le vette più alte dell'esercito. Il suo obiettivo era superare suo padre, che si era fatto tanta strada, versando sudore e sangue per essere dove era in quel momento.
Ai riscosse quando il Maestro lo chiamò.
- Damon, qui c'è una guardia che vuole parlare con te. -
Il ragazzino alzò lo sguardo sull'uomo in armatura, e riconobbe Sannok, una delle guardie di casa sua. Un brivido gli corse lungo la schiena, quando vide l'espressione sul suo viso.
'Non promette nulla di buono...'
- Signorino, deve tornare a casa con me, immediatamente. -
- Perché, cos'è successo? Mia sorella sta bene? -
- Sì, sì, la signorina sta bene, é in casa, al sicuro. -
Quelle parole misero Damon ancora più in allarme. Al sicuro? Prima era forse in pericolo? Cos'era successo?
- Sannok, è successo qualcosa? -
La sua voce era angosciata, sebbene il suo viso non mostrasse alcuna emozione. Glielo aveva insegnato Neithan: quando combatteva o le cose si mettevano male, dalla sua espressione non doveva trapelare nulla, cosicché il nemico non intuisse i suoi pensieri.
- Si tratta di Vostra madre. Vi prego di venire con me alla villa subito, si tratta di una questione urgente. -
Damon, a quel punto, non se lo fece ripetere due volte. Salutò il Maestro e seguì Sannok, con il cuore che scoppiava dall'angoscia.
Una volta arrivato a casa, vide sua sorella venirgli incontro e abbracciarlo, con il volto rigato di lacrime. Lui la strinse e cercò di consolarla, sebbene non sapesse ancora che cosa fosse successo.
- Allora Sannok, che cosa é successo a nostra madre? -
Il soldato guardò Fejika, che stringeva le spalle ad Agape per consolarla. La donna annuì, con gli occhi pieni di lacrime.
- É stata arrestata a Corte, con l'accusa di stregoneria e assassinio della Regina. Verrà giustiziata tra pochi giorni. -

Le streghe di KaruaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora