cinque

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-Martina!- disse una voce familiare -che ci fai qua?- continuò appena mi girai -ciao Mario- sorrisi, il moro si avvicinò a me -come mai in giro?- chiese -beh...perché mi andava- alzai le spalle evitando il litigio con Matteo -capisco, che dici, vieni con noi a bere qualcosa?- chiese -noi?- lo guardai confusa -ma si scema, io, te e Diego- rispose ridendo -oh! Va bene, tanto non ho nulla da fare...- alzai le spalle e mi incamminai con il moro verso un piccolo locale posto di fronte alla via che stavo percorrendo pochi minuti prima.

Arrivammo al tavolo dove stava Diego, concentrato con il suo cellulare in mano.
-oh ma spegni sto cazzo di coso!- intervenne Mario sedendosi e spaventando il ragazzo -ma che cazzo, dov'eri andato?- chiese, senza accorsi della mia presenza -minchia sei cieco!- rise e indico me posta dall'altro lato, giro la testa e mi vide, sorrise -come mai qua?- chiese -cosi, stavo facendo un giro- alzai le spalle.

[...]
L'aria fredda colpì il mio corpo ancora caldo per via della temperatura elevata del locale -torniamo a casa?- chiese Mario accendendosi una sigaretta -io volevo fare un giro- disse Diego -mh- rispose il moro mentre portava alle labbra la sigaretta -se vuoi tu, torna a casa, io e Diego facciamo un giro- dissi, perché la voglia di tornare a casa in quel momento era veramente bassa.

-come volete- alzò le spalle il moro -ci vediamo a casa allora- sorrise e si girò verso la via opposta alla nostra.
Camminammo in silenzio, l'autunno ormai avanzato aveva colorato le foglie e le strade. Le persone iniziarono a scarseggiare in strada e le poche auto che passavano per le vie di Milano rendeva tutto più tranquillo e magico.

-oggi siamo a corto di discorsi eh- rise Diego -pare proprio di sì- risi portando le mani nelle tasche del giubbotto -però non è così male, quando si cammina in buona compagnia- disse portando poi un braccio attorno alle mie spalle e stringendomi a lui.

Il cuore nel petto sembrava che stesse per esplodere, cosa mi stava succedendo?
-tutto bene?- chiese abbassando di poco lo sguardo -sì, tutto bene- risposi
Alla grande soprattutto ora. Mi venne da dire, ma rimasi in silenzio. Non potevo.

-hai da fare?- chiese -mmh, no, non mi pare. Perché?- chiesi sperando che potessi avere maniera di passare del tempo assieme a lui -volevo fermarmi da qualche parte a fumare, ti va?- chiese -assolutamente- sorrisi entusiasta.
Ci fermammo in un posto appartato e preparammo le canne e una volta accese, e quando finalmente il pensieri si allontanarono per qualche momento dalla mia mente, il cellulare decise di interrompere la mia quiete interiore.

Lo presi, e quando lessi il nome di mio fratello riattaccai. Forse sbagliavo a prendermela per così poco, ma il suo menefreghismo mi dava fastidio e non poco.
-chi era?- chiese Diego facendo uscire poi una nube di fumo -mio fratello- risposi infastidita -perché non hai risposto?- chiese

Ma i cazzi tuoi?

-abbiamo litigato- risposi velocemente e continuai a fumare, nella speranza che interrompesse il discorso -ho capito- rispose -per me dovreste risolvere, se è da poco- continuò -Diego, ho passato tutta la giornata con voi per non stare con lui. Se davvero un minimo ci tieni a me, non pretendere questa cosa- risposi
Lui alzò le spalle
-come vuoi- rispose -ah e comunque mi devi già due canne- rise -scordatelo- risposi sorridendo -sei tirchia eh- disse -fortuna che quello genovese sono io- portò gli occhi al cielo -ma io sono io, è ovvio che me la devi offrire- dissi facendo ridere il moro -ringrazia dio che sei tu, oppure potevi scordartela- rise per poi buttare il mozzicone

Eh sì, ero fortunata
Pensai mentre imitavo la sua stessa azione poco dopo, ma perché si preoccupava così tanto non lo capivo.

Il mio cellulare riprese a squillare. Un numero a me sconosciuto aveva iniziato a tempestarmi di chiamate.
Chi era?

Afferrai il cellulare e lessi il numero, non sapevo chi fosse. E non avevo intenzione di saperlo.
La testa iniziò a vagare, forse perché la parte raziale di me aveva deciso di abbandonarmi momentaneamente lasciando che questa piccola cosa si fissasse in testa. Diego sembrava non accorgersi di nulla, ma io ero quasi terrorizzata.

Tutti i nomi che neanche volevo ricordare iniziarono a farsi sempre più spazio. Giorgio? Isabel? Non era possibile, perché chiamarmi con un numero diverso.
Ma una sola cosa era certa, poteva essere solo una persona.

-continuano a chiamarti- disse annoiato il moro -eh si- risposi -sarà qualche compagnia telefonica- disse alzando le spalle -sì, forse- dissi sperando che avesse ragione.
Ma qualcosa mi suggeriva che non era una compagnia telefonica.

Fabio era tornato, e cosa voleva ancora da me?
Il pensiero di tornare a casa mi inquietava, ma dovevo tornare.

Mi alzai e dopo aver salutato Diego, a passo lento mi avviai verso casa



Ora iniziano i casini.

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Zorba|| IziDove le storie prendono vita. Scoprilo ora