trentaquattro

178 8 38
                                    

«E non ti sento da giorni,
e sono in viaggio da solo.
E non pretendo che torni»

Chic- Izi

Diego

Spensi la sigaretta nel posacere posto sul tavolino, lasciai uscire l'ultima nuvola di fumo. Mi sentivo un coglione, non capivo cosa mi avesse detto la testa, perché lo avevo fatto?

Non c'era una risposta adatta, non esisteva una risposta e basta. Rivedere Sara e l'affluire dei ricordi mi avevano fatto dimenticare tutto il dolore che avevo provato, quel dolore che solo che ha amato è riuscito a provare e quello che mi ero ripromesso di non far mai provare a nessuno, eppure, perché adesso Martina soffriva per colpa mia? Se solo non avessi permesso a quel sentimento che nemmeno io sapevo considerare di portarmi sulla strada sbagliata a quest'ora starei assieme a lei, qua, ad amarla,  a rendermi conto di quanto fosse bella e particolare. Di quanto lei fosse così fragile, e nemmeno voleva ammetterlo. Sì, staremo qua ad amarci.

Ma devo sempre rovinare tutto, e piangersi addosso non sarebbe servito a nulla, non volevo che stesse male, non volevo farla soffrire, volevo solo che fosse felice. Per una volta nella sua vita, volevo che si accorgesse che, in realtà lei sa amare. Nonostante lei lo continua a negare, nonostante lei cerca di dimostrarmelo.
Io vedo l'amore in qualsiasi suo gesto.

Sono davvero fottuto.

Mi alzai, sistemai la maglietta nera a collo alto, e dopo aver recuperato il giubbotto uscì.
Se come ero sicuro che fosse, io l'amavo davvero, dovevo andare da lei. Non posso aspettare che tutti tornino, nessuno torna, soprattutto lei.
Lei non torna, non ha motivi di farlo, ho sbagliato io. Ed è giusto che mi scusi, o almeno che provi.

Non vorrà vedermi. Ma poco mi importava, non avevo niente da perdere, a parte lei, che ormai avevo già perso in quel bar.

Arrivai a Cinisello. Mi fermai davanti a casa sua e suonai al campanello.
La porta si aprì e per quanto sperassi che fosse lei ad aprirmi, non fu così. Matteo spalancò la porta, e appena mi vide il suo sguardo si incupì.

-che ci fai qua? - chiese appoggiandosi alla porta d'ingresso - voglio parlarle Matteo, ho sbagliato e voglio solo darle le mie scuse- dissi cercando di farlo ragionare. Aveva ragione anche lui alla fine, si fidava di me.
-Diego, non è in casa, e anche se fosse il contrario, non vorrebbe vederti nemmeno sotto tortura. Ti sei reso conto di quello che hai fatto solo ora? - disse alzando un sopracciglio, scossi la testa.
-dov'è? - chiesi, lui sbuffò -non è nemmeno a Milano- disse, alzai un sopracciglio confuso.

Dov'era allora?

-oh Gesù, Diego, è tornata a Napoli assieme alla madre- disse, rimasi in silenzio.
Era andata via.
Ma sarebbe tornata?
-quando torna? - chiesi, lui alzò le spalle - dipende da quello che le dice la testa - rispose, annuì - va bene- continuai abbassando il capo

-vai Diego, ti conviene - disse iniziando a chiudere la porta. Annuì e dopo un veloce gesto col capo mi allontanai da casa di Matteo.

Era andata via per colpa mia? E ora? Ora cosa sarebbe successo? Non potevo perdere tutto, non volevo perdere tutto.
Volevo vederla, volevo sentire la sua voce. Anche se sarà tutto inutile, ma voglio farle capire. Che nonostante tutto, io l'amavo davvero.

Tornai a casa, presi il computer e prenotai il primo biglietto andata e ritorno per Napoli. Non avevo scelte, se lei non poteva venire da me, sarei stato io ad andare da lei.

Spensi il computer e presi l'erba, preparai l'ennesima canna e la portai alle labbra.
Stavo facendo la scelta giusta? Non lo sapevo, stavo prendendo una strada totalmente buia, confusa, ma l'unica soluzione. Non potevo aspettare che venisse da me.
Non volevo aspettare.

Zorba|| IziDove le storie prendono vita. Scoprilo ora