ventotto

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«Nel mio bagaglio non ho altro che noi»

Open Water-Emis Killa

-ma cos'è successo?-chiese posando una mano sulla coscia. Cos'era successo? Come potevo spiegargli il nervoso che avevo in corpo, come si spiegava la mia rabbia che se avessi potuto avrei sfasciato qualsiasi cosa mi si presentasse davanti.

Come si spiega il sentirsi traditi dalla stessa persona che aveva ripromesso mille e mille volte che non ci sarebbe mai tornata assieme, non sarebbe mai successo niente. Che sarebbe andata avanti, come si spiega che l'unica persona a cui davvero volevo bene... O almeno quello che pensavo fosse affetto, mi ha tradito.

-andiamo a casa, e ti spiego-dissi continuando a fissare fuori dal finestrino, sapevo che se lo avessi guardato negli occhi, sarei crollata. Non volevo mostrarmi debole davanti a lui, almeno non davanti a lui.
Non volevo vedesse questo mio lato, ormai lui mi conosceva, certo. Ma non volevo mi vedesse. Non doveva vedermi, e così sarebbe stato.

[...]
Arrivammo nell'appartamento di Diego, entrammo nel più completo silenzio, le gambe mi facevano male, l'adrenalina calava lentamente e si sentiva. La rabbia invece era ancora lì, presente. Guardai il cellulare, dieci chiamate perse da mio fratello e due da mia madre.

Mamma.

Magari anche lei meritasse questo nome, nessuno dei due se lo meritano. Almeno ora come ora. Spensi il telefono e lo riposi nelle tasche del giubbotto, portai le mani sul volto, speravo che tutto fosse solo un brutto sogno.
Avrei voluto davvero che fosse così, ma non lo era, era la realtà. La realtà più stronza che una qualsiasi persona potesse vivere, era assurdo come la vita potesse accanirsi contro una sola persona, perché tutto a me? Cosa avevo fatto di così sbagliato? Avevo davvero sbagliato tutto?

-vuoi raccontarmi? - chiese Diego avvicinandosi a me - non ne ho voglia...- sussurrai, lui sospirò e capì che forse era davvero meglio smetterla di fare domande - scusami--continuai tenendo lo sguardo in basso. - ehi, bimba- disse mettendo due dita sotto al mio mento sollevando lentamente, fin quando i suoi occhi scuri non si incontrarono con i miei chiari - non ti preoccupare, mi dirai tutto quando vorrai. Stai tranquilla, non ti farò più domande, va bene? - disse, annuì e riabbassai lo sguardo. Le sue braccia mi circondarono il corpo.

-ho solo te- sussurrai contro il suo petto - non andare via- continuai -io non me ne vado - rispose

Zorba|| IziDove le storie prendono vita. Scoprilo ora