ventuno

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Non sapevo da quanto stessi camminando per quelle strade che ormai conoscevo, non sapevo ormai neanche dove mi trovavo. Ma ero stanca, non sapevo cosa sarebbe successo adesso. Non volevo arrivare a questo punto, ma non è stata colpa mia, non è una cosa che posso gestire. E' una cosa che non riuscirò mai a gestire.

Mi sedetti sulla prima panchina che trovai e iniziai a guardarmi attorno nella speranza di trovare qualcosa che mi ricordasse il posto dove mi trovassi. L'unica cosa che vidi, era una piccola famigliola, li guardai, guardai il sorriso del bambino. Perché io non ho passato un'infanzia o una vita del genere? Perché come tutti gli altri bambini non né avevo il diritto? Ho dovuto subirmi tutto quello per cosa? Per niente... 

-Martina?- disse una voce, girai lentamente la testa. Non ero mai stata così felice di vederlo -Diego.- sorrisi e lui mi si avvicinò -hai una faccia...- disse -lascia stare...- sussurrai -sicura? Ma che ci fai qua?- chiese -dovevo scappare...diciamo...- risposi, lui non sembrò molto convinto della mia risposta, ma annuì senza dire niente -che dici, vieni con me? Abito a pochi passi da qui.- sorrise. Potresti smetterla? Sento qualcosa nello stomaco che per poco non mi ammazza.

-va bene, se non do fastidio.- accettai alzandomi -ma che fastidio, vieni dai.- disse porgendomi la mano, l'afferrai e lentamente camminammo verso casa sua. Passammo affianco a quella famigliola, e le risate che ne provenivano crearono una stretta al mio cuore, non è giusto. Perché dovevo soffrire? Perché mio padre, non mi voleva bene? Mi voleva bene davvero una persona che alla fine non è nemmeno mia madre, ma nonostante tutto per me è come se lo fosse. Perché il mio stesso sangue, mi rifiuta? -a che pensi?- chiese Diego, mentre giravamo per un vicoletto -a niente di importante, semplicemente a quanto sia stata ingiusta la vita nei miei confronti...- dissi -perché?- chiese mentre si fermò davanti al palazzo, e con una piccola chiave aprì la porta -entriamo in casa e ti spiego...se riesco.- dissi -va bene, ma ricordati sempre che non ti obbligo.- disse Diego sorridendomi dolcemente, comprensivo. 

Entrammo in casa -vuoi qualcosa? Non so, vuoi mangiare?- chiese -no, ho lo stomaco chiuso, ma se mi dai un po' d'acqua va bene lo stesso.- dissi sorridendogli -va bene.- rispose e aprì il frigorifero, prendendo una bottiglia con l'acqua per poi prendere un bicchiere -vuoi sfogarti?- chiese, portai il bicchiere alle labbra e bevvi il contenuto. Dovevo dirglielo? -sempre se vuoi...- disse immediatamente dopo.

-Io sono stata adottata da mio zio, e cresciuta da lui e da quella che fino a qualche mese fa era la sua compagna, però se non fosse stato per lei, forse io ero dispersa chissà dove. Mio padre, o almeno quello che secondo la legge dovrebbe esserlo, mi odia...- dissi -non posso dirti che è una mia impressione, perché è una cosa palese. Quale padre cerca di distruggere psicologicamente la figlia, solo per fare un dispetto alla ex compagna, quale padre incolpa la figlia di qualsiasi cosa di brutto gli accada nella vita? Nessuno vero? Perché a me invece è sempre stato il contrario? Diego...- dissi sospirando, mentre lui mi ascoltava triste -Martina, non so che dirti, forse è così, no ti vuole bene. Ma te hai sempre tua madre su cui poter contare, vero?- disse -sì, certo, ma non voglio gravare su di lei, ora che si è rifatta una vita nella nostra città, non voglio essere un peso.- dissi -Marti, questa è la tua visione. Lei è tua madre e se come hai detto ti ama, ti vuole davvero bene, non sarai mai un peso per lei. Capisci?- disse, annuì, forse era una delle poche cose che era successa di buono nella mai vita -ecco, ma adesso, che cosa ti è successo, ti ho visto così scossa prima.- disse

Non voglio che sappia che pessima persona stava frequentando fino ad ora, non voglio sappia chi sono. Anche perché neanche so chi sono realmente io, ma alla fine, chi è convinto di saperlo? Nessuno. Ma io, in particolar modo, non voglio saperlo, mi basta vedere la mia vita, e ciò che ho appena fatto, per capire che tipo di persona orrenda sono.

-io...- sussurrai mentre un groppo alla gola iniziò a farsi sempre più grandi, quasi mi impediva di respirare -se non vuoi dirlo non è un problema.- disse posando una mano sul mio braccio -ho quasi ridotto in fin di vita mio padre.- dissi abbassando la testa.


Zorba|| IziDove le storie prendono vita. Scoprilo ora