ventidue

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-davvero?- chiese impassibile, senza mostrarmi ciò che davvero provava all'interno, ma io lo sapevo. Gli facevo paura, o schifo. Forse entrambe le cose, ma se lui mi desse solo la possibilità di parlare, di fargli capire che infondo, non ho fatto nulla di sbagliato. 

-sì...- sussurrai -posso sapere il motivo?- chiese, mentre abbassai la testa, lui si alzò, si avvicinò a me, inginocchiandosi e facendo sì che i suoi occhi enormi si incontrassero con i miei verdi. -perché...sono anni che mi trattengo, se non fosse stato anche per mia madre probabilmente sarebbe morto anni e anni fa. Non capisco perché mi odia, incolpa mia madre del gatto che sono stata adottata, ma forse è anche colpa sua. Alla fine è stata anche una sua decisione. Da quel giorno, a parte i primi anni discretamente sereni. Ha iniziato a maltrattarmi, l'unica persona che non mi ha mai fatto pesare niente era proprio mia madre...- dissi -ho capito...e quindi è per questo che l'hai picchiato?- chiese -in parte.- dissi prendendo coraggio e guardando i suoi occhi -diciamo che è stata anche una cosa istintiva, ha insultato me, mia madre adottiva e anche quella biologica...- sospirai -non potevo accettarlo, così, ho perso il controllo. Non ricordo nulla.- dissi -niente niente?- chiese e scossi la testa -nulla.- alzai le spalle 

-non ti preoccupare, io ci sono, e per quanto posso cercherò di darti una mano. Va bene?- disse, era quello che in parte volevo sentirmi dire. Qualcuno che mi vuole aiutare allora c'è. -vuoi qualcosa? Ti serve qualcosa?- chiese, scossi la testa, non volevo niente. Improvvisamente si alzò in piedi, si avvicinò ancora di poco, allargò le braccia e mi avvolse fra esse. Chiusi gli occhi respirando quel profumo che tanto mi piaceva, che mi mandava in paradiso, anche solo il pensiero. -non sei sola...lo sai.- disse, staccai la testa dal suo petto, gli sorrisi e lui fece lo stesso. Nessuno dei due disse una parola in più, io restavo lì, con la testa sul suo petto. Le sue parole che mi sbattevano da una parte all'altra del mio cervello, di per sé già pieno di pensieri. -avanti, vieni, andiamo a vederci qualche film, stiamo tranquilli, mangiamo qualcosa fumiamo, e via. Ci stai?- chiese sorridendo, sapendo bene che mi piaceva stare assieme a lui, a fare le cose più semplici.

Ci sedemmo sul divano, mise un film e posò il computer per metà su di lui e per metà su di me. Il suo braccio andò dietro al mio collo e la mia testa sulla spalla, fra le dita avevamo entrambi una canna. Erano le serate più belle che potessi passare. Stare da soli, in quella situazione, non avrebbe fatto altro che peggiorare tutto, avrei potuto fare cose che, nemmeno io in parte, avrei voluto fare. Alzai gli occhi, in tutto quell'arco di tempo, ho sempre pensato che lui fosse una delle cose più interessanti da guardare, in pare mi martellavo in testa, cosa stavo facendo? Non lo sapevo, sapevo solo che ogni suo minimo dettaglio, mi faceva impazzire.

-il film è qua davanti.- rise portando la canna alle labbra, sorrisi imbarazzata -lo so.- borbottai, lui mi strinse a sé e lasciò un bacio fra i capelli scuri, mentre una leggera risata si sollevò dalle sue labbra -oh Martina, Martina.- disse, alzai la testa guardandolo -sei proprio scema.- rise -ma oh!- dissi facendo per alzarmi -dai dove vai, vieni qua.- disse stringendomi leggermente di più. Mi misi nuovamente come prima e lo guardai, lui sorrise. Si avvicinò. La stessa sensazione dell'ultima volta si fece ancora più potente, più forte.  Le sue labbra si posarono sulle mie, scatenando nel mio stomaco una sensazione, che era insolita. Stavo impazzendo? Più lui continuava, più si andava avanti e quella insolita sensazione si faceva viva. Mi sentivo così, viva. Non sapevo cosa stesse succedendo, ma era quasi piacevole, si era bello poter provare una cosa del genere. E se avesse ragione mia madre? Se mi fossi davvero, per la prima volta nella mia vita, innamorata di qualcuno?

Zorba|| IziDove le storie prendono vita. Scoprilo ora