undici

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Non vedevo Diego da settimane, non mi mancava. Lo conoscevo così poco, che non mi mancava per niente. Ma era logico, alla fine era natura che finesse così.

-Martina dai, usciamo, stai sempre chiusa in casa. Non è possibile!- disse mio fratello esasperato -ma esci tu no? Non vedo perché io debba uscire- risposi incrociando le braccia sotto al seno, Matteo sospirò -sembri una bambina quando fai cosi- disse portando una mano sul volto -avanti, usciamo- disse prendendomi per il polso -Matteo...- dissi svogliatamente mentre, per mia spontanea volontà, mi alzai dal divano. Andai nella mia stanza e indossai qualcosa che potesse adattarsi al tipo di serata che mi si presentava davanti.

[...]
Come al solito, mio fratello mi aveva trascinato in uno di quei locali che a lui piaceva. Ma che a me, sinceramente, annoiava. Ero rimasta lì, seduta al tavolo  con la mia canna fra le dita e un drink nell'altra mentre guardavo tutte quelle persone che passavano e spassavano, divertite dalla serata o semplicemente dall'alcol o qualche altra sostanza in circolo nel loro corpo.

Si divertono con poco
Magari fosse così anche per me.

Notai un'ombra sedersi affianco a me, allarmata da questa presenza girai immediatamente lo guardo, ma quando vidi chi fosse, portai quest'ultimo al soffitto colorato dalle luci.
-Martina- disse alzando la voce per via del volume elevato del locale -che cazzo vuoi Diego?- chiesi portando la canna alla labbra e facendo un tiro di quest'ultima -vorrei parlarti, voglio solo questo. Che tu mi ascolti- disse guardandomi con occhi sinceri, faci uscire il fumo, mentre nella mia mente maledicevo mio fratello per avermi trascinato qua assieme a loro.

Seguì il moro, che per il terrore di perdermi o per paura che mi potesse accadere qualcosa, mi afferrò per il polso fino all'uscita del locale.

L'aria fredda avvolse il mio corpo, facendomi rabbrividire.
Diego si accorse della cosa, e strinse il mio corpo al suo, incredibilmente caldo.
-di cosa volevi parlarmi?- chiesi -di quello che è successo, Martina mi dispiace, non volevo che succedesse. Ma ti prego, dammi un'altra possibilità- disse -tu hai bisogno di aiuto- continuò.

Avevo bisogno di aiuto?

-non ne ho bisogno- risposi innervosita -Martina, tu come tutti gli altri siete in "prigione"- disse -ma che prigione!- dissi -Martina, non arrabbiarti, ma davvero. Ogni persona ci è, hai solo bisogno di una mano...- disse dolcemente.

Ma io non avevo bisogno di nessun aiuto. Non avevo bisogno di lui.

Mi staccai da lui e lo guardai male, nonostante il mio corpo richiedesse nuovamente quella fonte di calore, ero decisa a non dargliela vinta.
-non ho bisogno di nessun mano, non so  a che cazzo ti riferisci, ma sicuramente questo non è il modo migliore- risposi -perché non mi fai spiegare...cazzo- disse, sbuffai -no Diego, ti ho fatto parlare.- dissi -ma tu mi stai dicendo che ho bisogno di aiuto, ma aiuto per cosa?- dissi innervosita -aiuto per farti capire che ciò che mi stai facendo vedere ora, non sei te. Questa non sei tu- disse dolcemente, nella speranza che le sue parole mi calmassero.

-ma che cazzo ne sai tu di chi sono io!- urlai interrompendo la quiete attorno -neanche io so chi sono, come pretendi di saperlo tu?!- dissi allontanandomi sempre di più da lui -se vuoi, posso aiutarti a capire chi tu sia- rispose, sorrisi amaramente -nessuno può farlo, nemmeno io. E forse neanche ci tengo a capirmi- dissi per poi rientrare senza attendere Diego.

Passai fra i corpi di tutte quelle persone, per poi tornare al tavolo, rimasto insolitamente vuoto.

Ordinai un altro bicchiere, e appena esso arrivò, iniziai a pensare a chi ero.
Ma non avevi risposta. Non lo sapevo, e non li saprò mai.
Avevo bisogno di Diego? Avevo bisogno del suo aiuto?
Forse si, forse no. Ma più probabilmente no, avevo paura di conoscere me stessa.

Forse è meglio non saperlo.

Zorba|| IziDove le storie prendono vita. Scoprilo ora