Not my thing

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Erano passate ormai settimane da quando Rose aveva cominciato a curare di più il suo aspetto.
Non era stato per niente facile per lei abituarsi a ricevere quel genere di attenzioni e quelle occhiate così diverse, ma perlomeno cominciava a riconoscersi in quella nuova se stessa.
Aveva avuto modo di parlare con la madre e ricevere qualche consiglio in più; entusiasta della curiosità della figlia si era subito concessa una pausa dal lavoro trascinandola per negozi.
E le era di certo servito: più passavano i giorni e più era a suo agio con quel suo nuovo aspetto sentendosi più femminile e più sicura.
La sua autostima stava pian piano risalendo, grazie anche all'appoggio degli amici che non perdevano mai occasione di esprimere apprezzamenti.
Quella mattina aveva indossato dei piccoli orecchini a forma di fiocco, regalo della madre per il suo compleanno.

I ragazzi l'accolsero come sempre con entusiasmo; si sentiva sempre più inserita in quel gruppo che ormai era diventato il suo punto di riferimento.
Le cose stavano pian piano cambiando, lei stava cambiando e così sembrava anche Ryan.
Continuava a rimanere a distanza e a tenere quell'atteggiamento indecifrabile.
Tuttavia non riusciva a biasimarlo, dopotutto era stata lei a suggerire più di una volta di starle lontano.
Se quello era il vero motivo del suo allontanamento avrebbe benissimo potuto farsene una ragione e forse lo avrebbe considerato addirittura fortuito.
Non voleva che quelle sue indisciplinate emozioni si trasformassero in qualcosa di più; era quasi certa che riguardassero solo lei e che non lo coinvolgessero minimamente.

Ciò che però quella mattina la mise in allarme, non fu tanto l'indifferenza di Ryan che ormai considerava quasi familiare, quanto il mancato entusiasmo di Christopher e il suo essere decisamente giù di corda.
Era evidente che qualcosa non andasse; il ragazzo non aveva partecipato alle conversazioni e aveva limitato al minimo i suoi soliti scherzi.
Il tutto poi era risultato più evidente quando non si era unito a loro a pranzo, allontanandosi con una scusa e rendendosi irrintracciabile.

«Non vi sembra che Chris abbia qualcosa che non va?» chiese, preoccupata.

«Non più del solito» scherzò Erik.

«Erik, tu sei come lui» lo canzonò David.

«Che vorrebbe dire?» chiese l'amico, sospettoso.

«Che sei strano quanto lui. Siete gemelli separati alla nascita» constatò David con un risolino.

«Anche tu sei un tipo strano» ridacchiò Erik a sua volta.

«Parlo seriamente. Non è da lui essere così taciturno e solitario» insisté Rose per riportarli al punto.

Il momento di silenzio che seguì le diede la conferma che cercava: qualcosa non andava e tutti, tranne lei, ne erano al corrente.

«Quindi che succede?» si spazientì.

«Si tratta di suo fratello, viene a trovare la famiglia» spiegò vagamente Bryan.

«E non è una cosa positiva?» chiese, dubbiosa.

«Se lo vedi in quel modo evidentemente non lo è» replicò Ryan in malo modo.

Rose si volse in direzione di quel tono scontroso senza però riuscire a incrociare lo sguardo del ragazzo.
Quello era il nuovo Ryan con il quale aveva a che fare da qualche settimana, completamente diverso dal ragazzo che aveva conosciuto all'inizio.
Sembrava quasi sempre infastidito dalla sua presenza, la guardava e le parlava con occhi diversi e quasi sempre si teneva a debita distanza.
Si era più volte chiesta chi fosse il vero Ryan; se fosse quello irascibile e scontento che aveva avuto modo di conoscere in quelle ultime settimane, oppure quello premuroso e insistente dei primi giorni.
Era successo da un giorno all'altro e nessuno dei due aveva provato a cambiare le cose.
Ad ogni modo era colpevole quanto lui.
Non aveva chiesto spiegazioni al diretto interessato, limitandosi ad adeguarsi a quel suo nuovo modo di approcciarsi a lei.
Anche in quel caso si limitò a lanciargli una stoica occhiata.

«Che c'è Ryan, ti è andato di traverso il pranzo?» la difese Erik.
«Diciamo che al momento non sono in buoni rapporti...» continuò poi rivolgendosi alla ragazza.

«Meglio se chiedi i dettagli a Chris» suggerì David.

«Non vogliamo escluderti, però sono cose sue personali. Non sappiamo se in effetti voglia parlarne» tentò di giustificare Bryan.

«Certo, capisco. Avevo già intenzione di farlo, sapete dove potrebbe essere?» chiese, scattando in piedi.

«Intendi subito, adesso?» notò David.

«Sì. Sono preoccupata.»

«Potrebbe essere ovunque...» constatò Bryan.

«Allora meglio che mi metta a cercare prima che finisca la pausa pranzo. Ci vediamo dopo in classe» disse col sorriso, prima di allontanarsi.

«Forse dovrei spifferare qualche mio problema, così da ricevere le stesse attenzioni» constatò Erik con un ghigno, osservando la figura dell'amica farsi sempre più distante.

«Lo sai, si preoccupa per tutti indifferentemente» constatò David.

«Diventa sempre più carina, forse dovrei provarci prima che si formi la fila» scherzò Erik.

«Non scherzare» lo ammonì Bryan.

Erik lo guardò fingendosi sorpreso.
«Ah! Bryan, sei interessato anche tu?»

«No, penso solo che se cerchiamo divertimento di sicuro possiamo trovarlo altrove» rispose Bryan rivolgendo un sorriso all'amico.

Il ragazzo sbirciò poi Ryan con la coda dell'occhio, curioso di vedere se avesse avuto qualche reazione in merito all'argomento.
Rimase sorpreso dalla sua indifferenza, seduto in disparte all'ombra con gli occhi chiusi e le braccia incrociate a sostenere la testa.

«Piuttosto chiedi a Ryan» lo esortò Bryan.

«Allora è vero. Ryan ti sei preso la tua prima cotta?» lo canzonò Erik.

«Se non lo avete notato, sto dormendo. Non ho idea di cosa stiate dicendo» rispose senza scomporsi.

«Non è che fai solo finta di non sentire» scherzò David.

«Semplicemente non sono interessato» si limitò a concludere Ryan.

I ragazzi rimasero a fissarlo per un istante, non sapendo se si stesse riferendo all'argomento in generale, oppure se stesse parlando di Rose.
Rimasero col dubbio, l'amico sembrò non voler rispondere, in disparte e in silenzio continuò a fingere di dormire.
Nonostante stesse davvero tentando di rimanerne fuori, Ryan si riscopriva sempre troppo interessato a quello che succedeva, a quello che le succedeva.
E questa cosa lo innervosiva e lo portava a essere scontroso; l'ultima cosa che voleva era che il passato si ripetesse, che i sensi di colpa tornassero a perseguitarlo.
Nel suo corpo vi erano ormai due personalità distinte che si combattevano a vicenda: quella che odiava essere coinvolta, che voleva solo assecondare i suoi istinti e divertirsi senza pensieri; e quella che opponeva resistenza, che gli faceva provare empatia e che lo spingeva ad allontanarsi.
In ogni caso era chiaro come ancora una volta Bryan ci avesse visto lungo: qualcosa si era messo in moto.
Non era chiaro quanto quel qualcosa avesse percorso, ma era chiaro che fosse meglio sbarrare la strada il prima possibile.

Change of PLANDove le storie prendono vita. Scoprilo ora