Do you know her?

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La sera prima Ryan aveva ricevuto quel suo messaggio; diceva solo che la mattina dopo si sarebbero ritrovati direttamente in classe, senza dare ulteriori spiegazioni.

Non aveva cercato di farle cambiare idea, si era limitato a inviare un copia e incolla agli amici.
Gli aveva chiesto per l'ennesima volta di mantenere le distanze, e ora non gli sembrava più un'idea così assurda e sbagliata.
In fin dei conti un po' di distanza non avrebbe fatto che bene a entrambi: gli altri non avrebbero più sospettato di ogni sua mossa e avrebbe evitato che lei si facesse idee strane sul suo conto.

«Quanto odio il pianto dei bambini di prima mattina» si lamentò Erik tappandosi le orecchie con le mani.

«Ti dà fastidio qualsiasi cosa di prima mattina» lo canzonò Christopher.

«È solo un bambino... Povero, avrà perso la mamma» aggiunse David voltandosi in direzione del rumore.

«In effetti è da solo» constatò Bryan ispezionando la scena dall'altra parte della strada. «Direi che è meglio andare a vedere che succede.»

«Troppo tardi. Ti hanno appena rubato la prima buona azione della giornata» constatò Erik indicando la scena alle sue spalle.

Una giovane ragazza stava asciugando con cura le lacrime del bambino, per poi prenderlo per mano e portarlo con sé.

«Che caldo! Come fa a esserci tutto questo caldo di prima mattina!» esclamò Christopher all'improvviso.

«Poi sono io quello infastidito da tutto» fece notare Erik con una punta di sarcasmo.

«Tu ti lamenti di un povero bambino che ha perso la mamma, io mi lamento giustamente del caldo» puntualizzò l'amico continuando a sventolarsi. «Fermiamoci a bere qualcosa»propose, indicando un distributore automatico.

I cinque ragazzi si sistemarono poco più avanti a bere qualche bibita fresca, lanciando qualche occhiata sfuggente alla ragazza protagonista della scenetta dall'altra parte della strada.

«Quella non è l'uniforme della nostra scuola?» chiese conferma David.

Gli sguardi incuriositi dei cinque ragazzi si spostarono di fronte a sé scrutando con più attenzione.

«Sì. Come dimenticare quel genere di mini» precisò Ryan osservando la ragazza con più insistenza.

«Niente male la ragazza» lo spalleggiò Erik fissandola a sua volta.

«Già, proprio niente male. Perché non darle una mano?» proseguì Ryan alzandosi in piedi.
«Non aspettatemi, dopo potrebbe aver voglia di ringraziarmi... in qualche modo» aggiunse, accennando un mezzo sorriso.

«Troppo tardi anche per te» lo avvisò Christopher incitando l'amico a guardare alle sue spalle.

Ryan si volse come consigliato e notò la ragazza parlare con una donna, presumibilmente la madre del bambino.

«Ti è andata male!» lo canzonò Erik, divertito dall'espressione delusa dell'amico.

«Non vi sembra familiare?» suggerì all'improvviso Bryan, tra le risate degli amici.

«Sarà una delle tante ragazze che ci assillano a scuola» tagliò corto David.

«Sembra quasi...», Bryan continuò a studiare la sua figura. «No, non può essere» ritrattò abbassando lo sguardo e allargando le labbra in un timido sorriso.

«La conosci?» chiese Christopher, incuriosito.

«Forse» rispose l'amico continuando a ridere sotto i baffi. «Ci conviene andare» concluse poi alzandosi in piedi.

Lo stesso si affrettarono a fare subito dopo gli amici, turbati dal pensiero che Rose potesse ritrovarsi già in classe.
Ryan puntò un'ultima volta gli occhi sulla ragazza, ammettendo fra sé di riconoscere quella sensazione di familiarità.
Scrutò imperterrito i lunghi capelli che ricoprivano quella sua schiena esile, quelle sue gambe toniche lasciate libere dalla stoffa e quel suo corpo formoso al punto giusto.
E senza volerlo la sua mente fece un confronto con la figura di Rose.
Sorrise ripensando a quello che aveva fatto in quei giorni; non era per niente il suo tipo, al contrario di quella ragazza tutta curve che non si vergognava e non nascondeva per niente il proprio corpo.
Quelle erano le ragazze con cui usciva, e una ragazza alle prime armi come Rose non avrebbe mai potuto competere.

▫️▫️▫️

La sua idea si era rivelata ottima.
Era arrivata fin troppo in ritardo, ma perlomeno non aveva incrociato nei corridoi i soliti sguardi curiosi.
Rose esitò di fronte alla porta della classe, e quando finalmente si decise ad aprirla, si pentì di non aver atteso alcuni minuti in più.
Gli sguardi sfuggenti di tutti i presenti si diressero nella sua direzione, complice la mancata presenza del professore.
Non ebbe però poi così tanto tempo per assaporare quella sensazione di disagio che tanto temeva, un'ombra alle sue spalle sembrava aver fretta di attraversare quella stessa porta.

Piuttosto incerta alzò il viso per identificare il proprietario di quell'ombra che la sovrastava.
Sarebbe stato difficile valutare quale sorpresa fosse stata maggiore; probabilmente quella dei ragazzi alle sue spalle che avevano appena associato un volto a quel corpo tanto ammirato poco tempo prima.

Avrebbero riconosciuto ovunque quegli occhi.

L'entrata del professore mise fine a quella scenetta surreale; Rose si affrettò a prendere posto e così fecero gli amici alle sue spalle.
Tra le occhiate curiose e perplesse della classe individuò lo sguardo entusiasta di Christopher e il suo Wow! appena accennato con le labbra.
Gli sorrise imbarazzata, spostando poi lo sguardo sul resto degli amici, inconsapevolmente alla ricerca dell'approvazione del gruppo.
Rimase così contenta nel ricevere il loro appoggio e quei loro sorrisi così rassicuranti.
Solo Ryan sembrò non voler accennare alcun commento, positivo o negativo che fosse.
Il suo ridere sotto i baffi la disorientò nuovamente; le sue reazioni erano sempre così strane e incomprensibili.

Anche se dentro di sé continuava a voler schivare ogni forma di conferma dalle sue emozioni, era consapevole quanto la sua opinione fosse diventata importante.
Il suo mutismo stava diventando per lei più opprimente delle insistenze di cui aveva fatto esperienza all'inizio.
Non lo avrebbe mai ammesso apertamente, ma quella mattina una parte di lei aveva sperato che quel suo cambiamento avrebbe attirato la sua attenzione, o perlomeno provocato in lui una qualsiasi reazione.
E questo in un certo senso riusciva a spaventarla più di tutto il resto, più del suo disinteresse e della sua scortesia.
I suoi occhi erano su di lui, che lo volesse o meno.
Sbirciò nuovamente nella sua direzione, ritrovando quel mezzo sorriso che tanto la turbava.

Stava forse pensando quanto fosse ridicola conciata in quel modo?
Intimorita dalla risposta decise per il momento di non indugiare oltre e di riprendere a concentrarsi sulla lezione.
Dopotutto era stata chiara, dovevano mantenere le distanze, in qualche modo.

Change of PLANDove le storie prendono vita. Scoprilo ora