Don't judge a book by its cover

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Dopo cena Rose decise di fare una passeggiata fino al parco, complice la temperatura primaverile della serata.

Nonostante si fosse ripromessa di farsi coraggio e affrontare di petto la sua situazione un'ultima volta, e nonostante l'esperienza di oggi le avesse aperto finalmente gli occhi, la sua mente continuava a essere pervasa da incertezze, paure e dubbi.
Tuttavia non voleva mai più provare le sensazioni di quella mattina; quella solitudine, quel senso di impotenza l'avrebbero distrutta in poco tempo se non avesse reagito, se non avesse preso in mano la sua vita.
Persa in quelle sue nuove consapevolezze, scorse una figura nella penombra e il suo cuore iniziò ad agitarsi freneticamente.
Ormai non sapeva più cosa aspettarsi e dopo quello che era successo quella mattina, faceva fatica a credere che ci fosse qualcosa che non potesse accadere.
Il suo corpo si rilassò e il suo respiro ritornò regolare solo quando la luce di uno dei lampioni del parco illuminò quella figura.

«Scusa, non intendevo spaventarti» disse, notando l'apprensione della ragazza.
«Ti ho vista uscire da casa e ti ho seguita.»

«Che cosa ci fai qui?» chiese, piuttosto incredula.

Per un momento aveva sperato che fosse Ryan, tornato per assicurarsi che stesse bene; ritrovarsi di fronte a Bryan era una novità completamente inattesa.
Le era sembrato da subito un ragazzo un po' distante: sicuramente gentile ed educato, ma non così interessato a instaurare un rapporto con lei.

«Ryan ci ha raccontato cos'è successo oggi» proseguì, facendo un passo verso Rose.

E se fosse venuto per farle sapere che avevano cambiato idea, che se ne tiravano fuori perché non volevano essere coinvolti?
La sua mente iniziò a elaborare tutti gli scenari possibili e immaginabili; quando si parlava di paranoie la sua mente era sempre pronta a fornirne di nuove.
Lo fissò con impazienza e con la speranza che il discorso per liquidarla sarebbe stato breve e conciso.

«Volevo accertarmi che stessi bene», le sorrise.

La ragazza abbassò gli occhi incapace di sostenere quelli cristallini del ragazzo di fronte a lei. Tutto si sarebbe aspettata, eccetto la sua ipotetica preoccupazione.

«Sono ancora viva» sdrammatizzò, accennando un timido sorriso.

«Se lo avessimo saputo, ti avremmo raggiunto prima», il volto di Bryan si fece serio.

«Scusate, non avevo voglia di vedere nessuno» si giustificò lei, mentre si tormentava le mani.

«Ad eccezione di Ryan» mormorò tra sé il ragazzo.

Rose non raccolse quelle sue ultime parole, persuasa che si trattasse solamente di delusione nei confronti dell'amico.

«Ryan mi ha aiutata di sua spontanea volontà. Non gli ho chiesto di farlo...» precisò, preoccupata che potesse fraintendere.

«Sì, diciamo così.»

Il ragazzo si sedette sulla panchina alla sua sinistra e con un cenno della mano la invitò a fare lo stesso.

«Ti disturba se rimango un po' a parlare?» le chiese.

Rose rimase di nuovo sorpresa da quella richiesta; non ebbe il coraggio di rifiutare, accennò un sì con la testa e si sedette di fianco a lui dopo aver combattuto con l'indecisione per svariati secondi.
Nessuno dei due ragazzi sembrò deciso a iniziare la conversazione, troppo affascinati dalla quiete e dal silenzio che le parole avrebbero solo sporcato.
I lampioni con le loro luci calde illuminavano parti circoscritte della vegetazione di fronte a loro, ripulendo e sporcando i loro colori, mentre una brezza primaverile spezzava l'inerzia di quel luogo, così controllato e libero allo stesso tempo.

Change of PLANDove le storie prendono vita. Scoprilo ora