Senseless

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Rose aprì gli occhi all'improvviso, scossa da quell'incubo che aveva invaso prepotentemente gli ultimi istante del suo sonno.
Alzò lo sguardo disorientato e si perse a contemplare il viso di Ryan, ancora completamente addormentato.

Avrebbe voluto congelare il tempo e rivivere nuovamente la notte appena trascorsa con lui.

Avevano fatto l'amore per tutta la notte, ed era stato per lei come farlo nuovamente per la prima volta.
Come se la consapevolezza che fosse l'ultima avesse amplificato ogni loro più piccolo tocco e ogni loro minimo bacio.

Non lo avrebbe mai dimenticato, come non avrebbe mai dimentico quel loro incontro che le aveva completamente stravolto la vita.

Gli sfiorò il viso con cautela temendo che potesse svegliarsi.
Non voleva affrontarlo, di lì a poco se ne sarebbe andata per sempre e la sua espressione sofferente era l'ultima cosa che avrebbe voluto vedere.
I suoi occhi si riempirono di lacrime mentre si allontanava in silenzio dalle forti braccia che l'avevano stretta tutta la notte, quasi avessero previsto cosa stava per succedere.

Prese le sue cose sparse per la stanza e come una ladra, in punta di piedi e con l'ansia di essere scoperta, si lasciò tutto alle spalle.

Si mise a correre non appena uscì da quella casa, voleva andarsene il prima possibile.
Prima che leggesse la lettera che gli aveva lasciato, prima che iniziasse a cercarla, prima che riuscisse a raggiungerla.

Prima che si rendesse davvero conto di quanto codarda fosse.

Giunta a casa, non poté che sentirsi sollevata alla vista delle loro valigie già ordinatamente sistemate in auto.

Ciononostante, una parte di lei continuò a sentirsi in colpa, continuò a etichettarla come la peggiore persona al mondo.
Rimase inerme di fronte alla strigliata del padre per aver passato fuori la notte.
Parola dopo parola quasi si sentì più leggera, come se quei rimproveri la facessero sentire meglio con sé stessa, come se si sentisse di meritare una punizione per le sue scelte.

Mentre percorrevano in auto la strada, nel silenzio dell'abitacolo, il suo sguardo delineò ogni luogo all'esterno ricordando passo dopo passo ogni istante trascorso.

Quella cittadina era stata la cornice della sua vita, tuttavia non le sarebbe mancata per nulla.
Troppi ricordi erano impregnati di sofferenza e rammarico, e troppo tesa era sempre stata la corda che le aveva stretto l'anima giorno dopo giorno.

I ricordi positivi dell'ultimo periodo non avevano cancellato nulla di tutto ciò.
Erano stati la sua salvezza, il suo faro nella notte, ma in quel luogo una parte di lei era comunque andata perduta.

Era però cambiata, sia fuori che dentro; ora non vedeva l'ora di rimettersi in gioco, di diventare ciò che davvero sognava di essere.
Lo doveva a sé stessa, a quei ragazzi che l'avevano accettata fin dal primo giorno, e a Ryan che le aveva insegnato ad amare.

Ora avrebbe finalmente potuto ricominciare, e lo avrebbe fatto senza voltarsi indietro.

▫️▫️▫️

Si era svegliato e non l'aveva trovata al suo posto, tra le sue braccia.

Aveva pronunciato più di una volta il suo nome senza però ricevere alcuna risposta, e aveva messo piede in ogni stanza della casa, persuaso che l'avrebbe vista apparire con i capelli scompigliati e il viso ancora assonato.

Si sorprese del contrario, se ne era andata senza nemmeno avvisarlo.
Mentre si preparava un caffè le mandò un messaggio, e poi un altro ancora, senza ricevere nuovamente una risposta.

Abbassò quindi il volume della musica in sottofondo e si affrettò a chiamarla.
Fermò la tazzina di caffè a mezz'aria quando sentì quella voce registrata; guardò lo schermo convinto di aver sbadatamente sbagliato numero, ma il nome di Rose frantumò quella sua certezza.

Provò ancora e ancora, ma ritrovò ancora e ancora quella voce che lo avvertiva che il numero non era più attivo.
Pensando che avesse cambiato numero e si fosse dimenticata di avvisarlo, decise di fare un ultimo tentativo con il numero di casa.

Quell'ulteriore chiamata a vuoto lo mise alla fine in allarme.
Non capire che cosa stesse succedendo lo disturbava più di qualsiasi altra cosa; un momento prima erano entrambi stesi insieme sul suo letto e il momento dopo lei era diventata irrintracciabile.

Mentre raggiungeva casa sua il ragazzo continuò a ripetersi di non vederci più del dovuto; dopotutto non era la prima volta che Rose svaniva per qualche strano motivo.
Quel suo tentativo di rassicurazione svanì nell'esatto istante in cui vide il cartello in vendita posizionato sul cancello dell'abitazione.

Rimase pietrificato, incapace di liberarsi da quella strana idea che aveva cominciato a trafiggergli il cuore.
Ma non voleva cedere, non voleva credere che fosse davvero così: era convinto che ci fosse una valida spiegazione per tutto e che quando lei glielo avrebbe confermato, sarebbero entrambi scoppiati a ridere per quei suoi pensieri.

Corse al parco e poi in ogni altro posto in cui avrebbe potuto trovarsi, e alla fine, quando tutto sembrò rivelarsi solo inutile, chiamò gli amici.

Lo raggiunsero a casa non appena seppero dei suoi vani tentativi di ricerca.

«Non è la prima volta... Probabilmente è successo qualcosa, vedrai che ci contatterà a breve» constatò Erik guardando con apprensione l'amico.

Ryan se ne stava disteso sul divano con le braccia che gli coprivano gli occhi e gran parte del volto.

«Lo credi davvero? O lo stai dicendo solo per farmi sentire meglio?» replicò Ryan con un ghigno. «Ha disattivato il telefono, la sua casa è in vendita... Cosa dovrei pensare?»

«Non può davvero essersene andata senza dire nulla» s'intromise Christopher con voce bassa.
«Ma poi perché così all'improvviso?»

«Aspettiamo a trarre conclusioni, potrebbe essere successo qualcosa» suggerì Bryan.

«Non vedo tante possibilità. Il fatto di non poterla contattare la dice lunga» constatò David.

La pausa di quel momento sembrò confermare l'ipotesi che Rose avesse davvero deciso di tagliare qualsiasi forma di rapporto con loro.

Ryan si alzò in piedi all'improvviso e si diresse verso la porta.
«Vado a stendermi in camera per un po'.
Potete restare oppure andarvene... fate come volete» disse, uscendo dal salotto.

Entrato nella sua stanza esitò un istante di fronte al letto sfatto.
Non poteva credere che Rose lo avesse davvero lasciato in quel modo, senza alcuna spiegazione.
Solo allora la sua mente sembrò riuscire a cogliere appieno le piccole stranezze degli ultimi giorni: i suoi sguardi vuoti e il suo essere così sulle nuvole, le sue confessioni e i suoi gesti così plateali.

Non aveva lasciato tracce, quindi non desiderava essere trovata.
Si chiese se fosse possibile mettere una pietra sopra qualcosa che non aveva un senso.

Il ragazzo si abbandonò sul letto, sopraffatto dall'assurdità di quella situazione.
Poi il suo volto si rivolse d'istinto verso quella parte del letto su cui lei era stata distesa, solo poche ore prima.
E fu allora che il suo sguardo catturò l'immagine sul comodino.

Quella carta bianchissima macchiata solo dal suo nome.

Change of PLANDove le storie prendono vita. Scoprilo ora