A storm in a... bottle of water

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Quello stesso pomeriggio Rose si chiuse in biblioteca per tutto il tempo, non c'era migliore terapia per lei dell'odore della carta stampata.
Avrebbe ben volentieri passato il pomeriggio all'aperto, ma la pioggia sembrava non concedersi un attimo di pausa.

Appoggiò le sue cose su un tavolo in disparte e s'immerse negli scaffali ricolmi di libri inspirando quell'odore che tanto la faceva sentire a casa.
Scorrendo velocemente i titoli tra uno scaffale e l'altro il suo sguardo indugiò su un ultimo ripiano; tentò invano di raggiungere il libro che tanto la incuriosiva, finché un'ombra alle sue spalle si sovrappose alla sua.

Rose, incuriosita, volse lievemente la testa ritrovando il volto sorridente di Bryan a pochi centimetri di distanza.

«Questo?» si assicurò estraendo il libro dal ripiano più alto.

«Sì», rispose, incerta.

Una strana agitazione s'insinuò in lei quando il petto di Bryan sfiorò delicatamente la sua schiena e il suo corpo e la sua ombra avvolsero la sua minuta figura.

«Le notti bianche di Dostoevskij» lesse sulla copertina stringendo il libro tra le mani.
«Questo non l'ho ancora letto» aggiunse entusiasta, senza indietreggiare di un passo.

«Lo devi leggere assolutamente!» replicò Rose su di giri attirando l'eco di proteste dei presenti per il suo tono di voce troppo alto.

«Che ci fai qui?» chiese voltandosi nella sua direzione.
«Scusa, domanda stupida. Cosa potresti mai fare in una biblioteca...»

Si sorprese che la semplice vicinanza di Bryan le stesse provocando quel nervosismo e quell'incertezza.
Dopotutto non stava facendo nulla, era semplicemente fermo di fronte a lei intento a scrutarla dall'alto della sua altezza.

Il ragazzo accennò nuovamente un sorriso, divertito e compiaciuto della reazione di panico che lui stesso le stava provocando.

«Ho scoperto questo posto da un paio di settimane. È fantastico!» constatò dando una veloce occhiata intorno.

L'ambiente era piuttosto piccolo, tuttavia aveva quel non so che di antico che creava un'atmosfera intima e personale, accentuata dalla luce soffusa di alcune lampadine che scendevano dal soffitto.

«Giusto, anche tu sei un gran lettore. Scusami, mi sono completamente dimenticata di parlarti di questo piccolo paradiso» disse dispiaciuta, attirando l'ennesima ondata di protesta dei presenti.

«Ci conviene spostarci da qui» suggerì Bryan con un risolino.

Rose accennò un sì sommesso col capo; dopo aver recuperato le sue cose fece strada fino a raggiungere l'ultima fila di scaffali dove era sistemato un piccolo tavolo per due.

«Di solito mi nascondo qui. Si è sicuri di non essere disturbati» confessò Rose prendendo posto.
«Mi dispiace così tanto di non avertene parlato...»

Le alzò il viso con le dita incrociando così i suoi occhi. «Davvero, non importa» la rassicurò.

Fissa su di lui con gli occhi sgranati per la sorpresa di quel contatto inaspettato, Rose ritrovò quello strano sguardo che la seguiva da un paio di giorni a questa parte.
Non ebbe però modo di indugiarvi più del dovuto, Bryan ritrasse la mano come se quella sua iniziativa fosse diventata fin troppo scomoda, come se si fosse accorto che il contatto con la sua pelle lo aveva infastidito.

Change of PLANDove le storie prendono vita. Scoprilo ora