Tiny spark

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Era ormai tardo pomeriggio quando raggiunsero la casa di Rose.
Non avevano parlato quasi per nulla, troppo impegnati a cercare di capire i modi di fare dell'altro e il motivo delle loro azioni.
Era evidente che fossero davvero diversi e che proprio questa diversità, aggiunta alla poca conoscenza l'uno dell'altra, non gli permettesse di comprendersi e di trovare un punto d'incontro.

La ragazza lo salutò dirigendosi verso la porta di casa, mentre Ryan rimase ancora per qualche istante a scrutare la sua buffa figura avvolta da quei vestiti decisamente troppo grandi.
Non poteva negare di essere rimasto un po' deluso dalle sue parole: nonostante tutto quello che provava a fare per lei, continuava a non credere nella sua buona fede.
Sapeva bene che non era un gioco, che se non avesse prestato attenzione le cose sarebbero potute degenerare.
Continuava a ripetere di non conoscere la sua realtà, ma in verità, ne sapeva più di quanto volesse ammettere.
I suoi non erano solamente esperienze e ricordi spensierati, come a tutti piaceva pensare; aveva commesso molti sbagli in passato, e quella era per lui un'occasione per affrontare i sensi di colpa e i vecchi fantasmi passati.
Anche per questo il ragazzo si era mostrato così insistente, voleva aiutarla tanto quanto voleva aiutare sé stesso.
Non era una causa persa e si sarebbe impegnato per farlo capire anche alla diretta interessata.

Sentì il telefono vibrare nella tasca e si affrettò a rispondere.

«Bryan, vedo che non sei riuscito a tenere a freno la curiosità» precisò con sarcasmo.
«Sono in giro... Se mi dici dove, vi raggiungo.»

Diede un ultimo sguardo alla luce accesa al piano di sopra e poi prese la strada di ritorno.

...

Rose si stese sul letto senza forze; sapeva di dover fare una doccia, ma si sentiva così stanca e pesante.
Si raggomitolò su se stessa e inspirò profondamente quel profumo così familiare, ancora persistente sulla maglietta che indossava.
Quel profumo che la riportava a lui, a quel presuntuoso che pensava di sapere tutto, che non gli aveva dato una attimo di tregua da quando era arrivato e che aveva nuovamente scombussolato la sua vita.

Come aveva finalmente ammesso, aveva una gran paura, quella paura che la paralizzava e le impediva di fare qualsiasi cosa nonostante la mente fosse decisa e sicura.
Si era di nuovo lasciata andare rivelandogli parti profonde di se stessa, quasi fosse sotto incantesimo.
I suoi pensieri si fermarono nuovamente su di lui, su quanto avesse fatto ancora una volta; si sorprese a sorridere al pensiero del suo respiro accelerato che si era ritrovata ad ascoltare tra le sue braccia.

Poteva credere a quello che le aveva suggerito il suo corpo?

Le riaffiorarono alla mente dettagli di cui non sembrava essersi accorta prima, come se la sua coscienza si fosse messa in pausa fino a quel momento e avesse ora deciso di condividere con lei i momenti tralasciati.
Ricordò con chiarezza, come se lo sentisse per la prima volta, il tocco delle sue labbra sulla testa.
"Mi dispiace di non essere venuto prima", le aveva sussurrato con tono mortificato.
La sua mano le aveva accarezzato i capelli così dolcemente e le sue braccia l'avevano stretta a sé mentre lei si era lasciata sopraffare dalle lacrime.
Stava rivivendo tutto come in un sogno, e più ne percepiva i contorni, più stentava a credere che fosse davvero accaduto.
Si portò istintivamente le mani alla testa quando richiamò alla mente come si era lasciata andare tra le sue braccia, come si era stretta a lui a sua volta senza inibizioni e aveva contraccambiato qualsiasi suo contatto.

Si alzò di scatto dal letto, coprendosi il viso con le mani per la vergogna.
Fece un respiro profondo e nel farlo le sue narici si riempirono nuovamente di quel suo profumo che sembrava essersi trasferito dalla maglietta fino sulla sua pelle.
Corse in bagno, ora più decisa a ripulirsi e cancellare così quella sua traccia, insieme a tutti quei flashback confusi e imbarazzanti.

Change of PLANDove le storie prendono vita. Scoprilo ora