Puppets

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Ryan era fermo di fronte a lei con quell'espressione delusa sul volto, in attesa di qualche sua plausibile giustificazione.

Nella testa di Rose però non esisteva nulla di tutto ciò, non esistevano davvero delle scuse alle quali avrebbe potuto appellarsi per spiegare il suo quasi bacio con Bryan.
In tutta sincerità lei stessa aveva cercato di comprendere in qualche modo perché non lo avesse semplicemente allontanato, senza tuttavia giungere a una soddisfacente conclusione.

Era confusa, sicuramente.
Era in mezzo a un gran bel casino, altrettanto certo.

«Voglio la verità, Rose. Ti saresti davvero lasciata baciare da Bryan?» chiese, destandola dalle sue incertezze.

«È successo tutto così in fretta...» biascicò.

«Questa non è una risposta. Non è difficile, la risposta è sì o no.»

«Pioveva ed era buio...» continuò lei nel vano tentativo di giustificarsi.

«Cosa stai dicendo» ringhiò Ryan al limite della pazienza.

«Dico che sono stanca di questo tuo interrogatorio. Non sono tenuta a dirti nulla, né devo giustificarmi» dichiarò lei, speranzosa che fare la voce grossa avrebbe attenuato la sua sete di risposte.

Ryan puntò il suo sguardo glaciale su di lei sorridendo beffardamente di quella sua improvvisa risolutezza.

«Giusto, hai ragione. Sei libera di spassartela con chi vuoi.
Ormai sei esperta, no? Prima Matt, adesso Bryan... forse anche Chris» sentenziò sornione mentre si avvicinava passo dopo passo.

«Perché non provare anche con me?» mormorò alla fine, sporgendosi verso di lei.

Rose avvampò nuovamente come la comune e inesperta ragazzina che era; poi però ricordò quel giorno al cinema, e quello stesso atteggiamento poco sincero che Ryan stava mostrando in quel momento.

Si persuase per l'ennesima volta di non essere il suo burattino e di non meritare quel genere di approccio da parte di un ragazzo.
Mettendo da parte l'imbarazzo e quei suoi battiti accelerati che oramai presagivano la vicinanza di Ryan, appoggiò la mano sul suo petto nel tentativo di allontanarlo.

Ryan si bloccò non appena percepì quella pressione sulla pelle, in volto la stessa espressione di un ghepardo in attesa del momento giusto per assalire la propria preda.

«Questo avresti dovuto farlo anche con Bryan» constatò con amarezza mentre indietreggiava.

Le diede le spalle e riprese: «Senza volerlo hai appena risposto alla mia domanda» sibilò passandosi una mano tra i capelli.

Rose osservò la sua figura ricurva credendo quasi di percepire della sofferenza.
Continuava a non capirlo, a non capire cosa volesse: prima la provocava, poi si tirava indietro, per ritornare poi a confonderle le idee quando qualcun altro si faceva avanti.

«Io non ti capisco, Ryan» confessò, intenerita da quella sua parvenza di fragilità.

Lui si volse nella sua direzione con un amaro sorriso sul volto.
«Allora siamo in due» mormorò.

Ci fu un momento di pausa, di silenzio, di assestamento; in quel momento entrambi sembrarono sperare di cogliere, come per magia, la soluzione a quella loro perpetua incomprensione.

Si sfiorò il labbro inferiore per indicare la sua ferita. «Che ti è successo?» gli chiese.

«Niente di che. Non devi preoccuparti» minimizzò Ryan tornando a sedersi in salotto.

Rose lo raggiunse poco dopo con la cassetta del pronto soccorso, sistemandosi sul tavolino di fronte a lui.

«Questa situazione mi ricorda qualcosa» le disse mentre gli passava il disinfettante sulla ferita.

La ragazza sentì dei brividi lungo la schiena non appena quelle parole le riportarono la mente indietro nel tempo.
Il suo cuore riprese a battere più rapidamente e le sue mani iniziarono a tremare impercettibilmente facendole cadere il batuffolo di cotone.

«E a quanto pare lo ricordi anche tu» mormorò Ryan, una nota di compiacimento nella voce.

Recuperò il cotone dal pavimento e riprese: «Con chi hai fatto a pugni questa volta?» domandò, decisa a non far riaffiorare quei ricordi.

«Vuoi semplicemente cambiare discorso, oppure ti interessa veramente?»

«Perché con te è sempre tutto una domanda?»

«Forse perché non rispondi a nessuna di loro» constatò bruscamente mentre sentiva pian piano risalire la rabbia repressa.

Per lui era davvero così.
Era ancora più difficile capirla proprio perché si ostinava a sviare tutte le sue domande; le evitava come la peste e non ne comprendeva minimamente il motivo.
Mentre lui, anche se non voleva, anche se si opponeva, finiva sempre per cedere e raccontarle tutto ciò che lei aveva bisogno di sentire.

Come fosse il suo burattino.

«Ho discusso con Bryan» spiegò, alzandosi in piedi per allontanarsi da lei.

«Quando discutete vi prendete a pugni?» domandò con una nota di rimprovero.

Ryan interruppe quel giro nervoso per la stanza non appena le sue parole gli insinuarono il dubbio.
Appoggiò le mani sullo schienale del divano puntando il suo sguardo tagliente su di lei.

«Se sei preoccupata per lui, non devi... Sta benone» le disse, visibilmente infastidito.

«Perché avete discusso?» chiese, evitando chiaramente la sua frecciatina.

«Sembra non sia rimasto per niente contento della nostra notte insieme.»

«Non è successo nulla» biascicò lei, imbarazzata al solo pensiero di riprendere l'argomento.

«Pensi di riuscire a convincerti continuando a ripeterlo?» la canzonò Ryan. «Non avremo fatto sesso, ma non puoi negare che dormire tra le mie braccia sia stato piuttosto intimo.»

Il ragazzo, con gli occhi fissi su di lei, poté osservare il suo imbarazzo farsi sempre più manifesto sulle sue guance, la sua tensione scaricarsi attraverso il movimento compulsivo delle mani, e il suo sguardo perdersi nel vuoto nel tentativo di frenare la sua mente e i suoi ricordi.

«Si è fatto tardi. Credo che sia il caso che tu te ne vada... i miei potrebbero tornare da un momento all'altro» disse nervosamente scattando in piedi.

«Rose, per favore. Non puoi continuare a scappare» protestò, esausto, mentre la seguiva nell'atrio.

Lei non rispose; ignorò quel suo rimprovero e s'avviò verso le scale.
«Aspettami qui, vado a prendere la maglietta.» si limitò a dire.

Change of PLANDove le storie prendono vita. Scoprilo ora