One good turn deserves another

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Mezz'ora dopo i due ragazzi uscirono dal caffè per fare una passeggiata.
Si fermarono a dare un'occhiata a qualche bancarella e a prendere un gelato, passando il resto del pomeriggio tra sorrisi e chiacchiere.
In quelle ore passate assieme Rose ebbe modo di confermare quanto Christopher fosse una bella persona: non era soltanto il ragazzo di bell'aspetto simpatico ed estroverso, era anche piuttosto gentile e premuroso, il genere che ti riempiva di attenzioni.

Mentre gli lanciava qualche sfuggente occhiata non poté non chiedersi quante volte gli fosse capitato di essere considerato solo in funzione del suo aspetto.
Anche lei sapeva bene quanto fosse irritante essere considerati più per il proprio aspetto estetico che per la propria personalità.
Era sempre stata giudicata una brutta ragazza e nessuno aveva mai perso tempo a considerare se fosse o meno una bella persona.
Non avevano avuto modo di parlare di quel genere di cose, in realtà lei stessa non riusciva ancora a lasciarsi andare completamente a quel tipo di confessioni.
Credeva ci fosse un tempo giusto per ogni cosa: se non avevano ancora affrontato determinati argomenti probabilmente non c'erano ancora i livelli giusti di confidenza, da entrambe le parti.
Era sicura, tuttavia, che quando si sarebbe presentato quel momento si sarebbero capiti a prescindere dalle diversità del loro passato.

I due amici fecero una sosta lungo il percorso sedendosi su una panchina; qualche passo più avanti dei bambini stavano giocando vicino a una fontana schizzandosi con il getto fresco dell'acqua.
Qualche goccia giunse fino a loro, ma senza risultare fastidiosa, era una piacevole e calda giornata di sole.
Divisi tra le chiacchiere, le risate e il gelato che si scioglieva a vista d'occhio, sentirono a malapena il suono del telefono.
Un po' impacciato per via del cono gelato, Christopher lo recuperò dalla tasca dei jeans, cambiando completamente espressione non appena posò gli occhi sullo schermo.

«Che cosa vuoi?» ringhiò attraverso il telefono, un secondo prima di allontanarsi.

Le fu subito chiaro come non fosse contento di ricevere quella telefonata.
Lo vide gesticolare con le mani e passarle compulsivamente sul viso e tra i capelli; chiunque fosse stato all'altro capo del telefono lo irritava parecchio.

Ritornò da lei pochi minuti dopo, con un'espressione poco rassicurante.
«Mi dispiace doverti piantare in asso in questo momento, ma non posso fare altrimenti» la informò, in apprensione.

«Si tratta di tuo fratello?» chiese Rose di getto, pentendosi nell'istante in cui si scontrò con il suo volto accigliato.

«Tu come fai a sapere di mio fratello?» chiese di getto. «Giusto, te l'hanno detto gli altri. Che razza di impiccioni» aggiunse volgendo lo sguardo altrove.

«Non è stata colpa loro, sono stata io a chiedere. Ti ho visto strano—»

«In ogni caso non avrebbero dovuto parlartene» la interruppe, contrariato.

Rose si sentì mortificata, non immaginava sarebbe stato così infastidito dal fatto che lei sapesse qualcosa della sua vita.

«Mi dispiace... So che non sono affari miei.»

«Non è questo...» esitò di fronte al viso dispiaciuto dell'amica.

«Non ti devi preoccupare, non mi hanno detto molto. Solo che non siete in buoni rapporti... Mi hanno consigliato di parlare direttamente con te.»

«Quindi non ti hanno raccontato nulla» constatò sollevato, con più calma.

«Erano preoccupati per te. Suppongo sia diverso per loro, ti conoscono bene e sanno cosa fare e dire. Io sono ancora piuttosto impacciata in queste cose» confessò con imbarazzo.

Intenerito dalla sua reazione, Christopher le si avvicinò scompigliandole i capelli con un gesto della mano.
«Okay, ho capito» disse, indirizzandole un dolce sorriso.

«Se... se ti disturba andare da solo potrei accompagnarti» biascicò, temendo la sua reazione.

«Che? Certo che no!» tuonò, allarmato.
«Per questo mi hai chiesto di vederci?»

Il ragazzo la guardò sconcertato, non aveva alcuna intenzione di coinvolgerla, anzi aveva proprio cercato di evitarlo.

«No, ti ho visto strano... Volevo solo accertarmi che stessi bene» replicò, incerta.

Dal canto suo Rose non voleva lasciarlo solo, aveva ben notato come fosse destabilizzato e in ansia all'idea di rincontrare il fratello.
Sapeva che in fondo si stava solo impicciando di cose che non la riguardavano, ma non riusciva ad agire diversamente.
Voleva aiutarlo in qualche modo.

«Non ti darò fastidio, ti farò da spalla» mormorò, poco convinta lei stessa di quello che stava blaterando.

«Rose, fidati, è meglio di no» affermò secco scrutando il volto della ragazza di fronte a sé.
«Ascolta, la cosa è già complicata. Non posso preoccuparmi anche di te.»

«Non ti devi preoccupare per me. Se hai paura che possa dire qualcosa di sbagliato, prometto di non interferire» insisté.

«Non è questo il punto... Mio fratello è una persona poco raccomandabile.»

«Sono preoccupata per te. Permettimi di essere una buona amica e ricambiare l'aiuto che mi avete dato» continuò, fissandolo negli occhi.

Il ragazzo fece un profondo sospiro, incerto sul da farsi. «Sei sempre così testarda» borbottò spettinandosi i capelli. «Va bene! Ma per favore fai il meno possibile e promettimi di non dargli confidenza.»

«Certo!» rispose, sorridendo.

Non gli chiese altro, non indagò sui loro trascorsi.
Qualcosa tra loro era di sicuro accaduto, ma non le sembrò il momento e il luogo per parlarne, specie dopo che con così tanta fatica aveva accolto la sua richiesta di accompagnarlo.
Non sapeva chi si sarebbe trovata davanti; Christopher aveva dipinto il fratello come una persona da cui stare alla larga, ma si trattava pur sempre di suo fratello, e forse a parlare era solo la rabbia e il rancore per una ferita mai rimarginata.
Sapeva bene come i rapporti tra fratelli potessero essere complicati.

Al momento era solo felice di aver insistito e che il ragazzo avesse accettato la sua compagnia.

Change of PLANDove le storie prendono vita. Scoprilo ora