Siblings

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Rose si alzò dal letto decisamente controvoglia.
Non era stata una bella nottata, era riuscita a chiudere occhio solo per poche ore.

Nella sua mente continuava a ripetersi sempre la stessa scena, la scena di cui era stata protagonista il giorno prima insieme a Ryan.
Non riusciva proprio a togliersi dalla testa la sua espressione dopo aver preso coscienza della proposta che le aveva fatto.

Il pensiero che loro due potessero uscire insieme le provocò subito un forte imbarazzo, si batté quindi le mani su entrambe le guance per intimare al suo corpo di ricomporsi.

Quando fu pronta per uscire si precipitò giù dalle scale, finendo quasi addosso al fratello maggiore.

«Cercavo proprio te. Che non ti venga più in mente di dormire fuori» la rimproverò.

Rose si irrigidì per la sorpresa, tanto per il fatto che si fosse accorto della sua assenza, quanto per quel suo insolito rimprovero.
Per quanto fosse sollevata che i genitori non fossero a conoscenza della sua notte brava, quell'interessamento di Kyle le scaldò il cuore.

«Beh, non hai nulla da dire? Non pensare adesso di farti carina e cominciare a fare la stupida con i ragazzi. Devi stare attenta...» insisté.

Rose continuò a scrutare la tensione sul suo volto, gli occhi verdi socchiusi, le labbra serrate per la disapprovazione; più lo osservava e più rimaneva sconcertata che quelle parole e quelle espressioni fossero rivolte a lei.

«Non dirai nulla a mamma e papà, vero?» chiese timidamente.

«Ti meriteresti una bella strigliata...
Per questa volta non lo farò, ma non pensare di riprovarci.»

«Kyle, sei sicuro di star bene?» domandò, turbata da quel suo comportamento anomalo.

«Certo che sto bene» borbottò alzando un sopracciglio.

«È strano, non ti sei mai preoccupato di me prima d'ora.»

«Cosa stai dicendo...? Non ti è mai sembrato semplicemente perché fino ad adesso non ci hai mai dato modo di preoccuparci» spiegò, indispettito.

La ragazza rimase con la bocca semiaperta in attesa che il suo cervello si ricollegasse.
Non aveva poi tutti i torti, loro non sapevano nulla di quello che aveva dovuto passare a scuola; a eccezione di quella situazione la sua vita era apparentemente normale.

«Che succede?» s'intromise il fratello, affiancando Kyle.

Si assomigliavano così tanto che a volte a stento li si riconosceva; fortunatamente avevano stili e personalità completamente differenti.

Kyle era decisamente più alto, era quello più moderato, quello sempre perfetto, l'orgoglio della famiglia.
Aveva tutto quello che si poteva ricercare in un ragazzo, intelligenza, modi, aspetto.

Zac era bello allo stesso modo: gli stessi capelli castano chiaro, gli stessi occhi magnetici, lo stesso portamento fiero, ma con una personalità ancora da definire.
Cercava in tutti i modi di seguire lo stile del fratello, ma i suoi modi di fare erano di sicuro più prorompenti e meno rigidi.
Senza contare che era il preferito della madre, grazie a quel suo lato fragile e innocente che sfruttava sempre a proprio vantaggio.

«Niente di che, Zac. Abbiamo già risolto» rispose Kyle.

«Le hai parlato di quella cosa?»

«Sì, proprio adesso. Rose ha promesso di stare attenta, giusto?» continuò Kyle voltandosi verso Rose.

«Giusto» si limitò a replicare, ancora destabilizzata da quelle insolite raccomandazioni.

«Kyle dice che frequenti un gruppo di ragazzi» s'intromise Zac rivolgendosi alla sorellina.

«Si sono da poco trasferiti da New York» spiegò.

«Americani? Dobbiamo preoccuparci...?» suggerì Zac, sghignazzando.

«Sono dei bravi ragazzi» s'affrettò a difenderli.

«Davvero? A Kyle sono sembrati tutt'altro» sottolineò Zac alzando un sopracciglio.

«Li hai incontrati?» chiese lei, perplessa, posando gli occhi increduli su Kyle.

«Sì, il giorno del tuo compleanno sono venuti a casa a cercarti» rispose distrattamente.
«Ad ogni modo mi sono sembrati i tipici ragazzi interessati solo alle feste e allo sballo.»

«Non sono affatto così!» ribatté Rose, infastidita, alzando il tono della voce.

«Oh, guardatela come si scalda per così poco! Scommetto che ti sei presa la tua prima cotta» la canzonò Zac affettuosamente.

«Non dire sciocchezze, non li conosce nemmeno. E appunto per questo... Rose, vedi di non cacciarti nei guai.»

I due ragazzi si fissarono intensamente per un istante, incapaci di nascondere il reciproco disappunto.

Il rapporto con Kyle era sempre stato per lei il più difficile da gestire; lui assomigliava più di tutti al padre, da cui aveva ereditato, senza mezzi termini, la stessa implacabile rigidità.
Lei invece era un'irrefrenabile sognatrice e il più delle volte aveva la testa tra le nuvole; le piaceva creare, immaginare, evadere dalla realtà in qualunque modo.

Erano due personalità diametralmente opposte che si ritrovavano il più delle volte a scontrarsi, perché nulla avevano in comune se non i lineamenti e i colori del viso.

«Ora devo andare» concluse Rose, scendendo gli ultimi gradini e uscendo dalla porta senza nemmeno far colazione.
Lo conosceva bene, era testardo quanto lei e protrarre quella conversazione avrebbe portato solo all'ennesimo scontro.

Solo pochi giorni prima aveva incitato Christopher a riappacificarsi con suo fratello, menzionando il buon proposito di fare altrettanto.

Ora di fronte all'ottusità dei suoi fratelli, non ne era più così sicura.
Non era sicura di riuscire in quell'impresa, come non era sicura che sarebbe mai veramente riuscita a comprendere quell'atteggiamento spocchioso di Kyle.

Lui non sapeva nulla di lei e di quello che quei ragazzi avevano fatto, di tutto l'aiuto e il sostegno che aveva trovato in loro.
Eppure si sentiva in diritto di sputare sentenze e giudicare il suo atteggiamento nei loro confronti.
Aveva ben notato il suo sguardo critico, quasi disgustato, quando l'aveva rimproverata per la notte passata fuori; non a caso non le aveva chiesto alcun dettaglio, immaginando chissà quali cose.

Se quindi da una parte Rose era stata contenta di ricevere quei rimproveri cogliendo così la loro preoccupazione, dall'altra non aveva gradito quel loro impicciarsi di cose che non li riguardavano.

Una sola cosa era evidente: continuavano a non capirsi e a perdersi nelle piccole cose.

Change of PLANDove le storie prendono vita. Scoprilo ora