Sensuality...

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I giorni successivi Rose non fece altro che braccarlo ovunque.

Ogni scusa era buona per sfiorarlo o fargli desiderare un contatto che poi non avveniva; era sempre più convinto che avesse preso la sua dichiarazione di non volerla toccare di nascosto come una sfida, un modo per provocarlo e fargli perdere il controllo.

Non che gli dispiacessero quella sua irriverenza e quella sua sfacciataggine, al contrario, quella parte di lei lo intrigava e lo faceva andare su di giri.
Nonostante sospettasse che il più delle volte si trattasse solo di una recita, era anche sempre più convinto che in lei fosse presente quella sensualità che abbozzava, ancora grezza e giovanile.

E quando nell'ora di educazione fisica la vide entrare in palestra vestita in quel modo, presuntuosamente pensò subito che lo stesse facendo apposta per provocarlo.
Quasi perse il controllo scrutando quei suoi pantaloncini neri che si fermavano nemmeno a metà coscia e quella t-shirt bianca che faceva intravedere il bianco del suo reggiseno.

Fino alla fine della lezione Ryan rimase combattuto tra farle una scenata per quel suo modo di vestire, e portarla da qualche parte e fare di lei ciò che voleva.

Poi ricordò tutto il resto: lei non voleva rendere pubblica quella loro relazione mai davvero cominciata, e lui aveva promesso che non l'avrebbe più toccata, se non alla luce del sole.

Da qualunque angolazione si guardasse la questione le loro decisioni facevano sempre a pugni le une con le altre.

Se la fece passare, costretto dalla paura di metterla a disagio e in difficoltà, limitandosi solo a evitarla.
Nonostante gli sguardi dei compagni su di lei e i commenti e apprezzamenti che erano giunti alle sue orecchie, represse completamente il suo modo di essere.

Almeno fino a quell'ultimo commento.

Non era nemmeno stata una cosa che aveva cercato palesemente, era successa e basta.
A fine lezione aveva notato gli sguardi insistenti di due studenti che passavano per il cortile mentre lei stava risistemando gli ultimi attrezzi da palestra.

Era bastato guardare le loro facce e cogliere la parola scopare per farlo scattare su uno dei due come una furia.
Lo aveva subito attaccato al muro alzandolo per il colletto della camicia, minacciandolo con lo sguardo e con le parole.

Poi era tornato da lei come una furia spingendola dentro lo stanzino degli attrezzi, incurante della sua sorpresa e delle sue proteste.

«Ryan, che succede? Non vedo nulla...» biascicò lei, disorientata.

Ryan accese la luce all'improvviso, per poi chiudere a chiave la porta dietro di sé.
Puntò i suoi occhi su di lei e scrutò nuovamente quel suo insolito abbigliamento, sospirando pesantemente.

«Succede che quei bastardi si immaginano lo schifo perché tu non hai nulla addosso!» sibilò lasciando così andare la frustrazione.

«Ho la stessa uniforme di tutte le altre» constatò, accennando poi un mezzo sorriso.

«Lo trovi divertente?»

«Un po' sì. Sei geloso» suggerì, facendo qualche passo verso di lui.

Ryan la guardò di sbieco, poi si appoggiò alla porta alle sue spalle abbandonando la testa all'indietro.

«Era questo che volevi ottenere?» mormorò, sconfitto, chiudendo gli occhi.

«Hai fatto tutto da solo, non sono stata io a chiuderci in questo posto» replicò a un passo da lui appoggiandogli la mano tremante all'altezza del cuore.

«Rose, mi dispiace, ma non funzionerà» le disse, riaprendo gli occhi.

«Cosa?»

«Quello che stai cercando di fare in questo momento... il tuo essere mezza nuda, i tuoi continui approcci. Non riuscirai a sedurmi» affermò sicuro, mentre stringeva tra le dita una sua ciocca di capelli.

«E vuoi sapere perché?» chiese, beffardo.

Ryan invertì in quell'istante le loro posizioni appoggiando le braccia ai lati del suo viso e sovrapponendo appena i loro corpi.

«Perché sei ancora una novellina» le sussurrò con dolcezza tra i loro irregolari respiri.

Si sentì così piccola di fronte a lui, di fronte alla sua esperienza di cui sembrava vantarsi e che in ogni caso traspariva da ogni suo piccolo gesto.
A malapena l'aveva toccata, eppure il suo cuore stava esplodendo come se lo avesse fatto; le sue gambe si erano fatte meno stabili e tutto il suo corpo si era irrigidito nell'attesa di quel contatto che tanto bramava.

Dire che ci sapeva fare era per lei riduttivo, data anche la sua giovane età.

Per un istante, ancora con gli occhi fissi sui suoi, si perse a pensare alla fila di ragazze con cui era stato, a tutto quello che aveva fatto con loro e a quello che loro gli avevano sicuramente fatto provare.
Come avrebbe potuto competere?

«Allora fammi vedere come si fa» lo provocò poco convinta, scottata dalla sconfitta e da quei suoi pensieri.

Lui abbassò gli occhi per un secondo, allargando le labbra in un sorriso impertinente.

«Sai quanto vorrei farlo, ed è per questo che continui a starmi addosso» ammise, più a sé stesso. «Ma te l'ho detto... non posso, non voglio, se devo farlo in questo modo.»

Rose si scontrò ancora una volta con i suoi occhi eterocromi e con la fermezza di quella sua decisione che sembrava essere irremovibile.
In un ultimo disperato tentativo, con una spigliatezza mai avuta prima, gli circondò le braccia intorno alla vita insinuando le mani sotto la sua t-shirt bianca.

«Certo che puoi...» continuò lei seppur con grande imbarazzo, incoraggiata dalla spontanea reazione del suo corpo.

«Tutto questo non è da te» constatò Ryan visibilmente in difficoltà, ma restio a interrompere la sensazione delle sue mani sulla sua pelle nuda.

«Sei tu che mi fai sentire così. Quando mi guardi in quel modo mi sento diversa...»

L'espressione del ragazzo cambiò di colpo, come se all'improvviso avesse ricordato qualcosa di doloroso; fece un passo indietro e allontanò le mani della ragazza.

«Non sono l'unico a guardarti così, Bryan ti guarda allo stesso modo. E io non posso impedirlo perché non vuoi che nessuno sappia di noi. Ti rendi conto di quanto sia stupida questa cosa?» sbottò, passandosi le mani sul viso.

La ragazza abbassò lo sguardo sentendosi colpevole.
Era consapevole che fosse una cosa strana, ma era tutto così nuovo per lei e non aveva la più pallida idea di come gestire le cose senza ferire malauguratamente qualcuno.

Ryan la guardò cercando in lei una qualsiasi forma di risposta e quando la vide esitare nella confusione più totale, si spazientì, vittima di una situazione che in passato avrebbe evitato senza tante esitazioni.

«Lasciamo perdere» concluse, seccato.
Riaprì la porta e se ne andò senza voltarsi indietro.

Change of PLANDove le storie prendono vita. Scoprilo ora