Dalle ceneri

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In quel rifugio improvvisato, durante quel memoriale senza onore, Poe Dameron pensò all'ingiustizia di una vita che gli aveva tolto tutto.
E decise di smettere di stare zitto, perché la Resistenza non si era fatta strada negli anni con il silenzio, e di certo portarne il ricordo mediante esso non era il miglior modo per onorare i caduti.

Si alzò in piedi, lentamente.
L'apparecchio che gli permetteva di camminare gli avvolgeva le gambe ed il bacino, e riusciva a veicolare gli impulsi e ad agire a sostegno delle anche. Ma tutto ciò non bastava a farlo sentire meno invalido.

Si alzò in piedi, lentamente, ed iniziò a muovere qualche passo davanti a sé, in direzione dell'altare, passando tra la gente.
Battè le mani una, due, tre volte.
Un applauso ironico, sfrontato, accusatore. Continuò ad applaudire finché non ebbe la certezza di avere tutti gli occhi addosso, finché non raggiunse la postazione da cui aveva parlato il Sullustano, finché ne ebbe voglia, finché lo ritenne opportuno.

- Bravi, complimenti - disse calmo, guardando quella massa di niente che i ribelli erano diventati.
- Cosa vuole fare, signor Dameron? - bisbigliò il Sullustano, accorrendo lì davanti e guardandolo come si guarda una cosa rotta: con compassione e rassegnazione.
- Signor Dameron? - ripeté Poe - Seriamente, "signor" Dameron? -.
Egli distolse lo sgurdo dal Sullustano, e poi scrutò la folla, ogni viso, ogni storia incisa sulla loro pelle, ogni sguardo.
- Io, io, prima di tutta questa grande, enorme merda - iniziò ad urlare senza neanche rendersene conto, - ero chiamato pilota Dameron, ribelle Dameron, comandante Dameron. Questa guerra mi ha tolto tutto, tutto, e sono sicuro che anche per voi è lo stesso -.
Fece una pausa, riprese fiato. La gente era immobile, come congelata. Sui volti di alcuni si poteva leggere chiaramente la confusione e lo sconcerto.

Poe Dameron sospirò pesantemente, poi riprese: - La Resistenza ha lottato per la libertà per anni, e gli uomini e le donne che ne facevano parte hanno sacrificato tutto ciò che avevano a cuore per un progetto più grande, anche se consci che probabilmente non avrebbero mai visto una galassia libera dall'Impero -.
Si girò indietro verso l'altare e indicò le foto.
- Loro, - continuò - loro non sono stati in silenzio. Loro hanno lottato, e hanno lottato perché noi, i nostri figli, le generazioni che verranno possano vivere lontani dalla paura e dalla violenza. Hanno lottato e sono morti per noi. E il miglior modo che riusciamo a trovare per onorarli è ricordare loro e il loro sacrificio? In silenzio, per di più. Dov'è finita la Resistenza? Dov'è finito il grido della ribellione? Io mi rifiuto di credere che preferiate davvero seppellire tutta la loro vita, che preferiate lasciar morire la Resistenza -.

- La Resistenza è già morta! - ribattè un uomo, alzandosi in piedi.

- Forse. Ma il fuoco della ribellione no, quello non può morire - rispose Poe, avvicinandosi alla gente raccolta nel mezzo della stanza.

- I nostri caduti sono morti perché noi potessimo vivere: non moriremo in una guerra che non possiamo vincere- aggiunse l'uomo, lo sguardo di sfida che incrociava gli occhi dell'ex pilota.

- Tu facevi parte della Resistenza, giusto? - chiese Dameron, incrociando le braccia al petto.
L'altro indugiò, come se pensasse che fosse una domanda a trabocchetto.
- Sì, ovviamente - rispose infine.
- Bene - disse Poe, avvicinandosi all'uomo, - Dunque condividi quegli ideali per cui la Resistenza ha combattuto -.
- Certo che li condivido, ma che domande...-
- Allora mi puoi spiegare - lo interruppe Poe - che senso ha vivere una vita senza senso? -.

L'uomo rimase come pietrificato, muto come un pesce. Aprì un paio di volte la bocca, come a voler dire qualcosa, ma alla fine ci rinunciò e si risedette al proprio posto.
Poe distolse lo sguardo e si posizionò al centro della stanza.

The Empress - ReyloDove le storie prendono vita. Scoprilo ora