Grigio

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Poe Dameron alzò gli occhi al cielo e guardò il timido sole di Aargau. Gli sembrò che ricambiasse il suo sguardo. Volse altrove il volto solo quando gli occhi iniziarono a pizzicare fastidiosamente.

Non gli piaceva quel pianeta. L'aveva odiato sin dal primo momento in cui ci aveva messo piede e continuava a farlo tuttora. Non era né bianco né nero: solo un triste grigio. Il suo sole - la stella Zug - non riusciva a scalfire le fitte nubi grigiastre che si levavano alte da New Escrow e dintorni, il clima era troppo variabile per poterlo etichettare, gli alti edifici e il rumore della capitale mettevano una sensazione di disagio nell'ex pilota della Resistenza. Aargau pullulava di vita eppure sembrava un pianeta morto. Uno di quei pianeti che ti danno una sensazione di indifferenza. Uno di quei pianeti che né ti piacciono né li odi. Uno di quei pianeti che visiteresti una volta, forse due, forse non per tua scelta, e poi mai più.

Per Poe, che era arrivato su quel pianeta non per sua scelta e ci era rimasto fin troppo a lungo in mancanza di una navicella propria, era uno strazio guardare le luci di New Escrow, i grattacieli splendenti, la vita della capitale, il grigiore che rivestiva tutto e tutti come un'ombra intramontabile.
Per molti quello era il pianeta ideale, mentre per lui era solo un posto grigio pieno di gente grigia che conduceva una vita grigia colma di pensieri grigi. Che cosa c'era di bello nel grigio? Forse la sicurezza che prometteva la capitale? La discrezione della popolazione? Il fatto che fosse meglio essere poveri su Aargau che in nessun altro posto? Che cosa?

Poe ricordava ancora il giorno in cui era arrivato lì e lo ricordava come l'inizio della sua catabasi.
Dopo la rottura della Resistenza i frammenti ribelli ancora leali all'ormai utopica idea di repubblica avevano constatato l'evidente sconfitta. Consci di non poter più nulla contro il neo Impero in cui il Primo Ordine si era trasformato in breve tempo dopo il passaggio al Lato Oscuro di Rey Palpatine, avevano deciso di fuggire con le poche navicelle mercantili rimaste. Avevano optato per Aargau, sebbene fosse un Mondo del Nucleo, perché lì non era proibito decidere di essere nessuno. E ciò che serviva a loro era proprio questo: diventare nessuno. Poe in quel periodo era in riabilitazione con risultati inesistenti se non del tutto scoraggianti. Ci voleva tempo ma sarebbe guarito, lo aveva detto anche il droide medico della nave ospedale. Gli avevano dato il macchinario che portava tuttora, chiamato "progetto DAS" e del tutto in via sperimentale.

Poi erano atterrati all'astroporto di New Escrow, dove ad attenderli non c'erano domande, controlli e nemmeno interesse nei loro confronti, ma solo la richiesta di seguire le leggi vigenti nella capitale e l'augurio di un buon soggiorno.
Avevano lasciato ai magazzini le poche navi mercantili con cui erano giunti e poi erano andati ognuno per la propria strada.

Alcuni si erano inseriti più che bene nella società di New Escrow. Vivevano nella capitale, avevano un lavoro e obiettivi futuri. Le loro rotelle giravano e giravano, proiettate verso il futuro e mai verso il passato.
È più facile ricominciare se si dimentica il motivo per cui lo si vuole fare.

Altri invece, come Poe, non avevano percepito sicurezza in quel posto. Così si erano spostati verso la periferia, vivendo in edifici abbandonati o in alberghi gestiti da organizzazioni criminali, mantenendo un profilo basso, sempre in allerta con le dita pronte sul blaster, spostandosi periodicamente di posto in posto, certi di non essere al sicuro né lì né in nessun altro luogo, certi che l'Impero sarebbe arrivato per loro.

Alcuni avevano dimenticato la propria vita prima della grigia New Ecrow, avevano gettato via i ricordi come sabbia al vento, avevano deciso di guardare le nubi di una vita grigia e lasciar andare quella parte di se stessi che credevano morta assieme alla Resistenza.

Altri invece non avevano dimenticato. Forse perché non ci riucivano o magari perché non volevano. Ma non avevano perso quella parte di se stessi che un po' li uccideva e un po' li faceva sentire vivi. Loro ricordavano, non avevano mai smesso di farlo. Era come respirare, solo più doloroso, ma ugualmente vitale. Ricordavano date, numeri, luoghi, speranze, nomi. Soprattutto i nomi. Nomi di chi non c'era più, di chi aveva smesso di lottare, di chi aveva tradito la Resistenza, di chi non ce l'aveva fatta quando mancava poco alla vittoria, di chi aveva passato la vita come nessuno perché chi si batte per la libertà è una minaccia per chi ha il potere di sottrarla, di chi era morto troppo giovane per sapere del dolore, di chi aveva sperato fino all'ultimo, di chi aveva sacrificato la propria vita in nome di un futuro migliore, di chi aveva lottato e aveva fatto sentire la propria voce ed era morto ma continuava a parlare attraverso chi ora ricordava.
Loro ricordavano, e faceva male, ma dimenticare sarebbe stato peggiore. Quel dolore era un piccolo prezzo da pagare, perché se la morte non ha un prezzo allora la vita non ha valore.

The Empress - ReyloDove le storie prendono vita. Scoprilo ora