Ryloth era un pianeta arido, roccioso, provato dalle ferite di nuove battaglie che riaprivano le antiche cicatrici di una vecchia guerra. I Twi' Lek, i nativi del luogo, non erano guerrieri ma sopravvissuti, e tuttavia lottavano per non vivere nell'oscurità dell'Impero. Poe e gli altri ribelli erano giunti sul pianeta da pochi giorni ma erano stati ben accolti tra la popolazione, o ciò che ne rimaneva. Il pilota in pochi giorni era venuto a conoscenza della storia di quel pianeta piegato da innumerevoli conflitti.
Durante le Guerre dei Cloni numerosi pianeti erano stati protagonisti degli scontri bellici tra la Repubblica e i Separatisti, e in particolare Ryloth. I Twi' Lek ancora portavano il ricordo di quei tempi bui in cui numerose vite erano state spezzate, in cui erano stati costretti a fuggire e a nascondersi e a lottare e a morire. Dopo la Guerra, a causa del duro sfruttamento da parte dell'Impero, quel pianeta non si era mai più ripreso. Ryloth era un cimitero in cui poter solo ricordare e pregare.
La capitale era situata tra rilievi rocciosi e vallate aride e scoscese, difesa e al contempo limitata dalla conformazione geografica. Si trattava di poche abitazioni costruite una a ridosso dell'altra, separate da strade polverose e vuote. Poco lontano dal villaggio, tra tendoni e brevi recinzioni, c'era un andirivieni di Twi' Lek, ognuno dei quali portava un blaster a tracolla. Poe e gli altri ribelli si trovavano tra essi, e discutevano della ribellione mentre alcuni trasportavano dei piccoli container lungo la recinzione, altri si esercitavano con le armi da fuoco e altri ancora si passavano l'un l'altro del cibo. I tendoni erano affollati, ed emanavano un forte odore di sudore e polvere. Poe si trovava sull'uscio di uno di questi, abbastanza dentro da poter udire ogni parola ma abbastanza fuori da potersi salvare da quella folla.
- Quindi tu sei il loro capo? -.
Poe si voltò per vedere il suo interlocutore e il suo sguardo incrociò quello di un Twi' Lek. La sua pelle era verde e totalmente cosparsa di polvere rossiccia, mentre gli occhi, circondati da piccole rughe, sembravano stanchi e minacciosi. Portava uno dei due lekku attorcigliato attorno al collo mentre l'altro ricadeva sulla spalla sinistra. Lo guardava con uno sguardo tagliente ma anche fiducioso. Poe non riusciva a capire bene se diffidasse di lui o se invece lo approvasse.
- No - rispose, restituendo uno sguardo dubbioso, - sono solo uno dei loro piloti -.
- A sentir loro, non si direbbe - replicò l'altro, incrociando le braccia al petto. Poe si sentì improvvisamente a disagio, così gli voltò le spalle nella speranza che l'interlocutore indesiderato decidesse di tornare dentro il tendone, ma poiché ciò non avvenne si voltò di nuovo verso di lui.
- Non abbiamo un capo - disse Poe, lasciando liberamente trapelare l'insofferenza che provava in quel momento.
- Non lo avete per scelta o perché non ne avete ancora eletto uno? - chiese il Twi' Lek del tutto indifferente all'indisposizione del pilota.
- Semplicemente non ne abbiamo uno - replicò Poe.
- Ho sentito che sei stato tu a portarli fin qui -.
- Questo non fa di me un capo -.
- No, certo che no. Una guida, forse -.
- C'è qualche differenza? -.
- Sì. Un capo è qualcuno a cui bisogna obbedire. Una guida è qualcuno che si decide di seguire. A giudicare da ciò che ho sentito dai tuoi compagni, sei una guida molto apprezzata - rispose il Twi' Lek.Poe distolse lo sguardo, cupo in volto. Non conosceva quel Twi' Lek e non sapeva cosa avesse fatto credere a lui di potergli parlare. Non appena formulò questo pensiero, scosse la testa. Probabilmente non era il Twi' Lek a dargli noia, ma solo la situazione irreale che stava vivendo. Aveva paura, ansia, fame, caldo. Voleva vendetta, guerra, pace, un luogo freddo in cui morire.
Si sentiva confuso, in contraddizione con se stesso, arrabbiato, agitato, e poi d'un tratto calmo e razionale. Ci si sentiva così a stare sull'orlo di una guerra?Quasi come a volersi scusare, chiese: -Tu chi sei? -.
Non voleva davvero attaccare bottone con quello sconosciuto, ma in assenza di qualcos'altro di meglio da fare magari scambiare due parole con qualcuno avrebbe potuto distoglierlo per un attimo dalle sue preoccupazioni.- Felo - disse il Twi' Lek allungano una mano. Poe la strinse anche se con poca convinzione.
- Io sono Poe -.
- Lo so. I tuoi compagni mi hanno accennato qualcosa su di te -.
- Spero solo belle parole - commentò il pilota.
- Più o meno. Volevo ringraziarti per le armi. Come siete riusciti a procurarvele? -.
Poe scrollò le spalle, e disse: - Alleati su Aargau. Era il minimo che potessimo fare -.- Perché vi state ribellando contro l'Impero? - chiese poi il pilota.
Non aveva pensato prima di fare quella domanda, e ora che l'aveva fatta gli sembrava ridicola. Avrebbe voluto ritirarla e scusarsi, ma ormai il dado era tratto, perciò cercò di migliorare la situazione dicendo:
- Cioè, intendevo dire perché fate tutto ciò pur non essendo preparati ad un contrattacco? -.Felo alzò un sopracciglio.
Poe si grattò nervosamente la nuca e continuò: - Nel senso che, quando avete iniziato ad attaccare le basi imperiali, sapevate che avrebbero reagito e che non avreste retto un attacco -.Felo continuò a guardarlo con un sopracciglio alzato.
- Ciò che voglio chiedere è questo - cercò di dire infine Poe, - se conoscevate le conseguenze, perché avete continuato? -.
Il Twi' Lek gli riservò uno sguardo triste ma non offeso. Per un attimo Poe temette di essere stato ancora poco chiaro, e già era pronto a cimentarsi in enormi giri di parole per scusarsi, ma Felo lo batté sul tempo.
- Io non vivrei mai sotto un regime del genere - disse, diventando all'improvviso freddo e sprezzante. - Nessuno di noi accetterebbe mai tutto questo -.
- Lo capisco. Davvero - ammise Poe. - Ma ciò che state facendo è un suicidio -.
- Voglio vivere libero, oppure non vivere affatto. È così difficile da capire? - fu la risposta di Felo.
- No. Capisco perfettamente - disse il pilota, anche se sembrava più una scusa che un'affermazione.
- Questo pianeta soffre da secoli - continuò Felo. - Durante le Guerre dei Cloni il mio popolo è stato decimato. Intere famiglie sono state massacrate, interi villaggi sono stati rasi al suolo. Insomma, guardaci! - e fece un gesto ampio con il braccio verso il tendone, - Viviamo qui, nascosti come roditori, e abbiamo paura, abbiamo fame, abbiamo incertezze e rancore. Quando il nuovo Impero è nato, io non volevo crederci. Mi dicevo: No, non è possibile, è solo un altro incubo. E poi sai cosa è successo? Ho realizzato che non era uno stupido sogno. Hanno costruito delle basi militari qui, dove un tempo sorgevano i nostri villaggi, i nostri campi o i nostri cimiteri. Ci hanno relegati qui, in questo luogo sperduto, e non ci hanno lasciato niente. Dovevano solo presiedere allo sfruttamento delle risorse minerarie nel nord, e invece hanno razziato alcuni degli altri villaggi, hanno picchiato i padri e violentato le madri e ucciso i figli. L'Impero questo non lo sa, non lo saprà mai, e sai perché? Perché loro sono i figli dell'Impero. A loro è concesso tutto. E noi abbiamo solo preghiere e polvere -.Poe non riuscì a dire nulla se non: - Mi dispiace -.
E d'altronde, avrebbe potuto dire qualcosa di diverso?- Sai quanti ne ho sentiti, di "mi dispiace"? - gli chiese Felo. - Troppi. Sono vecchio, Poe. Ho visto troppe lacrime, e ho ascoltato troppe preghiere. Non voglio pietà. Voglio vendetta -.
Poe annuì, e si guardò attorno. Vide un popolo distrutto ma tenace. Ciò che non vide fu la speranza di poter vincere. Nessuno lì credeva di poter sconfiggete l'Impero, ma lottavano ugualmente.
Loro vedevano qualcosa che Poe ancora non poteva capire, e per essa avevano deciso di morire.- Avrai la tua vendetta - disse il pilota. - E io avrò la mia -.
- Che la Forza sia con noi -.
- Non credo più in certe cose - disse Poe.
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The Empress - Reylo
FanfictionEstratto: - E' ora che ciò che è vecchio muoia - le rispose Kylo Ren. Non era ancora finita. - Snoke, Skywalker...- continuò, accennando pochi passi verso Rey, - I Sith, i Jedi, i ribelli, che tutto muoia -. Ora era così vicino che Rey poteva perce...