Abbiamo appena iniziato a giocare

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Quando vennero a prenderlo, quella notte, lui era pronto.

Quando dieci stormtrooper fecero irruzione nei suoi alloggi, quella notte, lui li stava aspettando.

Quando tutti quei soldati gli puntarono le proprie armi addosso, spaventati fino ad essere cattivi, lui non fece né disse nulla.

Quando il Comandante supremo Hux fece la sua entrata trionfale, enunciando l'ordine dell' Imperatrice, lui non lo guardò nemmeno.

Quando due stormtrooper lo afferrarono per le braccia assestandogli colpi con il calcio dei blaster e spingendolo in direzione della porta, lui non fece resistenza.

Quando lo trascinarono a spintoni lungo quel corridoio che sembrava infinito, lui non mosse un muscolo per replicare.

Quando lo spinsero con le mani e con le armi verso l' asettico settore di isolamento, lui non ricordò loro che solo poche ore prima erano vermi al suo cospetto, e che tali sarebbero rimasti al suo confronto.

Quando lo spinsero in una delle celle nel settore e richiusero la porta dietro di lui, non fece nulla per impedirglielo.

Quando sentì i calpestii dei passi dei soldati all'unisono sul pavimento che scemavano man mano, non provò niente.

Hux, rimasto fuori da quella porta, lo guardava attraverso l' oblò e sorrideva compiaciuto.
Lui, invece di evitare quello sguardo - lo sguardo di un serpente che, fingendosi morto, è riuscito finalmente ad affondare i denti nella preda tanto agognata e ora prova piacere nel vederla morire lentamente per il veleno -, invece di evitare quello sguardo, lo sosteneva, lo sfidava, sopportava senza soffrire quel veleno.

- Hai perso, Kylo Ren - disse Hux, sorridendogli beffardo.

Per tutta risposta, lui sputò per terra.

- Odiami quanto vuoi - fu la risposta di Hux, tuttavia infastidito dal gesto.
- Alla fine dei giochi, io farò scacco matto e tu marcirai qui. A meno che la tua puttanella non ti faccia uccidere prima -.
Rise di gusto della propria spregevolezza, di quella vittoria finalmente ottenuta con il sangue e il sudore.

Lui non disse niente. Si limitò a distogliere lo sguardo da quella vipera che aveva davanti.

- Non hai niente da dire, Ren? - gli chiese Hux, provocatorio come mai lo era stato prima.
Ora che lui si trovava al fresco, poteva finalmente prendersi la sua rivincita su tutti i fronti, e non sarebbe passato giorno senza che lo avesse provocato e riso di lui.

- Hai. fottutamente. perso - scandì il Comandante supremo, aspettando una qualunque reazione da parte del carcerato.

- Kylo Ren ha perso. Ben Solo ha appena iniziato a giocare - mormorò lui a voce così bassa che Hux non poté udirlo.

- Che hai detto, verme? - ringhiò il Comandante supremo.

- Tu sei il verme - gli rispose l' altro.
- Solo uno schifoso verme. Lo sei sempre stato, e sempre lo sarai-.

- Ma intanto io sto qui, fuori, e tu sei lì dentro, per cui non "schifoso verme", ma "schifoso verme che ti ha battuto"- replicò Hux ridacchiando.

Ora lui si alzò in piedi e con pochi veloci passi sicuri si portò davanti alla porta, a pochi centimetri di distanza dal suo interlocutore.
Lo fronteggiò, sostenne il suo sguardo fiero ma vuoto, non abbassò gli occhi.

- Pensi che farai scacco matto? - chiese come se stesse sputando veleno.
Hux, che si era momentaneamente impietrito, annuì velocemente, gli angoli della bocca appena arricciati in un sorrisino.

- Ti sbagli -.

- E tu ti illudi - rispose il Comanante supremo.

- Hux - disse l' altro, guardandolo dritto negli occhi. - Non ho perso. Abbiamo appena iniziato a giocare -.

* * * 


Rey si strofinò gli angoli degli occhi con la manica del vestito, poi cercò di cancellare i segni delle lacrime anche dalle guance.
Per tutto quel tempo non aveva fatto altro che versare fino all'ultima lacrima, cercando di non pensare a Kylo Ren e alla sorte che gli spettava.

Ma non era riuscita ad impedire che quella fitta dolorosa al petto le frantumasse in mille pezzi il cuore.

Una parte di lei voleva lasciarsi andare, annegare in quel mare di lacrime e trovare conforto - per quanto paradossale - nel suo stesso dolore.
L' altra parte, invece, voleva imporle di eliminare quell'umanità che la stava dilaniando lentamente, cancellare del tutto ogni pensiero e sentimento, impedirle di provare alcuna emozione.

Il primo impulsivo istinto di Rey fu quello di spegnere la propria umanità e lasciare che il Lato Oscuro le impedisse di pensare al cuore irrimediabilmente spezzato che le batteva nel petto.

Ma poi pensò che, in fondo, per una sola notte, poteva essere Rey, solo Rey, l'umana Rey, Rey dal nulla, Rey nessuno.

Voleva cercare Kylo Ren, andare da lui, chiedergli il perché di tutto ciò, parlare con lui, vederlo in volto - perché in fondo sperava che vedendolo come reale forse tutta quella merda lo sarebbe stata un po' meno.
Ma non poteva, non ci riusciva.

Per quanto desiderasse vederlo, in quel momento aveva paura di trovare una giustificazione alle sue paure e una conferma alle sue accuse. Non riuscì a muovere nemmeno un muscolo. Sembrava pietrificata, una statua - ma non una di quelle in marmo o in pietra: lei era in ceramica, pronta a cadere e a rompersi in mille pezzi.

Con ancora il volto rosso per il pianto cercò di rialzarsi da dove si era raggomitolata.

Con le proprie debolezze esposte, si sentiva debole, indifesa, come una bambina. Per questo motivo si affrettò a chiudere la porta perché nessuno di passaggio potesse vederla in quello stato.

Non appena si trovò privata delle proprie barriere personali, non poté impedire al passato di aggredirla come un predatore con una preda.
I pensieri la assalivano senza sosta, mostrandole tutto ciò che aveva sepolto in un cassetto del suo subconscio e che aveva sperato, a quel tempo, di non dover mai affrontare.
Perché le menti deboli hanno bisogno di difese, e quando queste crollano non restano che terribili a inconfutabili certezze.

Perché era tutto così fottutamente doloroso?

Perché faceva così male?

Per un attimo la sua mente vagò da Kylo Ren alla figura di Finn che aveva visto poco prima che Hux facesse il suo ingresso.
Era accaduto tutto così in fretta che non ci aveva nemmeno pensato, ma ora il pensiero non faceva altro che acuire le fitte di dolore che le attanagliavano il petto.

- È tornato per me - mormorò tra sé e sé.
Non era pronta ad affrontare il presente, figurarsi i fantasmi del passato.

- Chi è morto, che rimanga tale - ringhiò furiosamente.
Era arrabbiata. Arrabbiata con Hux che l'aveva messa in quella situazione, arrabbiata con se stessa per aver condannato l'uomo che amava, arrabbiata con Kylo Ren per averla costretta a dover scegliere tra lui e il trono, arrabbiata con Finn per essere tornato e averla fatta morire per quei pochi secondi in cui le aveva parlato.

- Se dovesse tornare, se Finn dovesse tornare... - disse ad alta voce, forse per infondere la stessa sicurezza delle sue parole anche nelle sue azioni.

- Se dovesse tornare, lo ucciderò -.

Si alzò in piedi, afferrò l'impugnatura della sua spada laser con entrambe le mani e se la rigirò tra le dita.

- Lo ucciderò di nuovo. Ancora e ancora -.

Accese l'arma.
La lama nera si rifletté nell'acciaio del pavimento levando un sibilo minaccioso.

- Fosse l'ultima cosa che faccio -.

The Empress - ReyloDove le storie prendono vita. Scoprilo ora