L'inizio della fine

175 11 3
                                    

Ogni colore si espande e si adagia
negli altri colori

Per essere più solo se lo guardi

G. Ungaretti - Tappeto



Rey chiuse gli occhi ed inspirò profondamente.

Mostrami ciò che devo fare.

Mostrami il volto del mio nemico.

Mostrami ciò che non riesco a vedere, nonno.

Ed io finirò ciò che tu hai iniziato.

Delle immagini sfocate di susseguirono nella sua mente. Erano come piccoli squarci, minuscoli pezzi che si susseguivano senza sosta e casualmente, a volte sfocati e a volte chiari ma incompleti.

Vide una luce abbagliante, immensa e familiare. Tra essa, un'ombra. Era la sagoma di una persona, ma era troppo lontana per riconoscerla. Camminava lentamente verso di lei, circondata da un alone scuro.
L'ombra si faceva sempre più vicina, passo dopo passo, resa sfocata dalla luce abbagliante. Ma poi, proprio quando stava per rivelarsi, l'immagine scivolò via tra mille altri scorci di un futuro che Rey non aveva intenzione di ammettere.

Si concentrò e cercò di focalizzarsi su quell'immagine, ma le sembrava che più cercasse di afferrarla più le sfuggisse. 

Aprì gli occhi e batté un pugno per terra. Sentiva la frustrazione crescere minuto dopo minuto, come una voragine immensa pronta a risucchiarla. Odiava avere la possibilità di svelare un pezzo di qualcosa che doveva ancora accadere e non riuscire a vedere più di quanto la Forza le concedesse. Perché farle vedere una guerra ma non il nemico? Per lei non aveva alcun senso tutto ciò. Come avrebbe potuto vincere se non aveva la più pallida idea di chi dovesse affrontare? 

- Darth Sidious, ti prego - mormorò, - mostrami il Lato Oscuro. Mostrami un volto, un nome, un luogo... Mostrami il giusto cammino -.

Chiuse di nuovo gli occhi e liberò la mente da ogni preoccupazione o pensiero, aspettando pazientemente di entrare in contatto con la Forza. Ma quando sentì l'oscurità scorrere in lei potente e furiosa come il mare in inverno, non accadde niente. Prese un respiro profondo e si concesse ancora qualche minuto, espandendo i propri sensi fino ad abbracciare ogni atomo attorno a lei. Ma non accadde niente. Tra lo sconforto e la preoccupazione, diede libero sfogo alle proprie emozioni e urlò battendo i pugni per terra. 

Due assaltatori fecero irruzione nella stanza, brandendo le proprie armi e avanzando sulla difensiva. 

- Mia signora - disse uno dei due, - abbiamo sentito dei rumori. È tutto regolare? -.

Rey non alzò nemmeno lo sguardo per incrociare quello dei due soldati. Semplicemente, serrò la mascella e irrigidì i muscoli mentre la rabbia e la frustrazione ribollivano nelle sue vene.

I due assaltatori furono spinti all'indietro contro la parete come se fossero stati investiti da un'onda di un mare in tempesta. Sbatterono la testa e la schiena, e urlarono per il dolore mentre lasciavano cadere a terra le loro armi.  L'Imperatrice allungò un braccio verso i due, tese le dita della mano e poi le contrasse mentre i suoi occhi brillavano di un luccichio sinistro. 

I due soldati si portarono le mani alla gola e annasparono alla ricerca di ossigeno. Rey li guardò mentre tossivano e cercavano di implorarla e sollevò un angolo della bocca in un sorrisetto compiaciuto. I due assaltatori, che ormai erano marionette tra le sue mani, furono di nuovo spinti contro la parete e furono sollevati di pochi metri. Annaspavano e si dibattevano, impotenti, e sembravano insetti che, nonostante fossero stati calpestati, lottavano ancora per qualche secondo in più. Sarebbe stato più semplice se si fossero arresi, ma in quel caso Rey ci avrebbe provato anche meno gusto.

The Empress - ReyloDove le storie prendono vita. Scoprilo ora