Symmachia

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<<συμμαχία>>
alleanza

Aargau, sistema di Zug.
New Escrow, periferia.

- E chi cazzo siete voi? -.

Poe Dameron sobbalzò, il cuore che gli batteva all' impazzata.
Al suo fianco, Reyna rimase del tutto impassibile e strinse le labbra mentre Kol Anders portò una mano verso la pistola che portava appesa alla cintura.
Tutti e tre trattennero il respiro mentre un uomo alto e grosso all'incirca quanto un armadio li fissava con un sopracciglio alzato e un blaster puntato contro di loro.

Nessuno dei tre osò fiatare, nessuno emise il minimo suono. Stavano lì, immobili, mentre gli occhi guizzavano da una parte all'altra del posto per cercare una via di fuga.
L'abitacolo era per lo più spoglio, eccetto che per due tavoli, numerosi tappeti ed un armadio. Dal punto in cui la parete era stata sfondata il vento gelido di Aargau faceva la sua entrata. In lontananza, si udiva il rumore di grida, di urla, di paura e altri boati che coprivano quel frastuono. L'odore acre e pungente del fumo arrivava fin lì.

- Devo ripetere la domanda? - sbraitò l'uomo, puntando l'arma contro il trio.
Era grande e grosso, muscoloso, portava un cappello sulla testa completamente rasata e aveva un tatuaggio sul braccio che Poe non riusciva bene a scorgere. Li guardava con un'espressione che era un misto tra la curiosità e la difensiva, come se invece di tre persone stesse vedendo tre cibi mai provati prima che potevano rivelarsi buoni così come cattivi.

- Tu - ringhiò, e puntò il blaster contro Reyna. - Rispondi -.
La donna sbattè le palpebre più volte, come a voler sincerarsi che quello non era un sogno, poi si morse le labbra e guardò Poe. Quest'ultimo annuì piano, senza tuttavia togliere gli occhi di dosso all'uomo.

- S...siamo qui per... Ahem... Per affari - disse la donna senza poter evitare di balbettare ed esitare.
L' energumeno parve farci caso e strinse ancora di più la presa sulla sua arma.

- Sta dicendo la verità - si intromise Poe facendo un passo in avanti, le mani alzate in segno di resa. La sua pistola non poteva niente in confronto al blaster che puntava l'uomo contro di loro, e questo lo sapeva bene.
- Te lo ha chiesto qualcuno?- sbraitò lo sconosciuto, puntando l'arma contro di lui. Poe trattenne il respiro.
- Siete stati voi? - domandò l'uomo. - Le esplosioni... Le fiamme, il fumo... Siete stati voi? -.
- Cosa? No, no. Assolutamente no - farfugliò Reyna.
Ora il blaster era puntato su entrambi.

- Dovrei credervi? - chiese l'altro.
A quel punto Kol Adams fece due passi in avanti, a poco meno di due metri di distanza dall'estraneo e dalla sua arma, e lo fronteggiò con sguardo serio.
- Siamo qui per affari - disse, scandendo ogni parola con una freddezza impressionante. Poe tratteneva il respiro mentre Reyna fissava il terzo ambasciatore con sguardo apprensivo.

- Chi siete voi? - chiese di nuovo l'energumeno, questa volta un po' meno minaccioso.
- Non importa. Non ti serve saperlo. Ti servono solo i crediti, e noi ne abbiamo - replicò Kol, sollevando il mento come a volerlo sfidare.

Per un attimo l'uomo stette immobile, corrucciato, come se ci stesse pensando su.
A quanto pareva fu una decisiome difficile da prendere dato che passarono minuti prima che allentasse la presa dall'arma per poi rimettere la sicura.
Si fece da parte con uno scatto felino non da poco conto vista la stazza ed iniziò a trascinare un tappeto sul pavimento.

Come spostò il tappeto fu evidente un tassello fuori posto nel pavimento. Lui lo sollevò e ficcò la mano dentro la fessura che si era venuta a creare.

Poe lo guardava con le sopracciglia corrucciate, Reyna si dava con le dita colpetti nervosi sull'anca e Kol li guardava entrambi e faceva spallucce.

The Empress - ReyloDove le storie prendono vita. Scoprilo ora