<<Chi ti conobbe ti amò, chi ti amò ti piange>>- Siamo qui riuniti oggi per commemorare i caduti della Resistenza, morti per gli ideali comuni di pace, equilibrio, prosperità, unione. Onoriamo loro e il loro sacrificio attraverso la memoria perché le loro gesta non siano state vane -.
Il Sullustano fece una pausa, respirando profondamente, girando il volto verso l'altare posto dietro di lui. Osservò gli oggetti personali dei caduti sparsi un po' dappertutto, i piccoli fiori attorno e le foto.
Ognuna di esse ritraeva il volto di uno dei morti.
Nessuno di essi era raffigurato sorridente. Avevano tutti un'espressione di passiva rassegnazione, come se dicessero ai superstiti lì riuniti quel giorno: "È colpa tua, della Resistenza e di quel dannato Primo Ordine".
Al Sullustano sembrava dicessero: "Era il prezzo da pagare".I superstiti, i vivi, sedevano per terra, ognuno in religioso silenzio perso nel proprio dolore. Tutti gli occhi erano puntati sul piccolo alieno che aveva parlato davanti all'altare.
- Il coraggio - riprese il Sullustano, - Il coraggio di ognuno di loro, la loro determinazione, i loro ideali, le loro azioni e i loro pensieri, le loro battaglie, l' amore che li ha guidati fino alla fine. Tutto ciò vogliamo ricordare. E la memoria, ora come ora, è la nostra più grande arma, perché le scintille della ribellione non si possono spegnere. Loro, tutti loro, lo sapevano, e hanno compiuto il più grande di tutti i sacrifici: ci hanno offerto la propria vita nella speranza di un futuro migliore per ognuno di noi. La Resistenza non si è spenta con loro, ma risiede in ognuno di noi e la memoria, miei cari, la memoria ci salverà tutti. La memoria ci renderà liberi -.
Silenzio.
La folla, raccolta nel poco spazio davanti all'altare, era immobile. Si udivano solo i respiri.
Tutti quegli occhi, quegli sguardi, avevano il potere di spezzare l'anima in due.
Occhi che sembravano così terribilmente persi nella solitudine di una vita incompleta, che avevano visto battaglie, che avevano vissuto distruzione e massacri. Occhi che cercavano, chiedevano, nascondevano - cosa, nessuno poteva saperlo. Erano occhi grandi, immensi, fragili. Gli occhi di coloro che avevano vinto le battaglie insieme, e avevano perso la guerra insieme.
Poe Dameron sedeva in fondo alla sala, le spalle al muro, un'espressione ferita sul volto. Durante tutto il discorso commemorativo era stato in religioso silenzio, quando invece avrebbe voluto urlare: "Che si fotta la memoria! Fottetevi tutti, anzi, voi e i vostri stupidi ricordi!". L'ex pilota avrebbe preferito dimenticare e, anche peggio, avrebbe preferito morire nell'ultima battaglia della Resistenza se solo avesse saputo allora il tormento e il dolore che la memoria gli avrebbe causato. Tutte quelle parole sulla memoria e sull'onorare i caduti portando con sé il ricordo di ciò che fu lo mandavano fuori di testa.
Parole, parole, solo fottutissime parole.
Dov'erano tutte quelle belle parole quando i ribelli avevano disertato nell'ultima battaglia di Akiva contro il Primo Ordine? Dov'erano i solidi principi su cui si basava la Resistenza quando i comandanti avevano preso le Ala-X ed erano fuggiti lasciando i soldati alla mercé del nemico? Dov'era l'onore e il rispetto verso i caduti quando tutti erano scappati negli Orli più remoti abbandonando i feriti e i sopravvissuti alla furia nemica sul pianeta?Dov'erano il coraggio e l'amore quando avevano deciso di spegnere il fuoco della ribellione, quando avevano deciso di non essere più delle scintille?
Poe ricordava bene quella battaglia. Aveva rischiato la vita, ma aveva lottato contro la morte, contro i nemici, contro tutti, per poi scoprire che non ne era valsa la pena. Ricordava ancora lo schianto del suo Ala-X, il panico, il dolore. Ricordava di essersi trascinato per pochi metri attraverso la vegetazione mentre nei cieli sopra di lui infuriava la battaglia. Ricordava il rumore, i colpi dei blaster appena sopra la sua testa, il ronzio dei Caccia-TIE, le urla. Ricordava di aver creato un'analogia tra quella battaglia ed una partita a scacchi tra la vita e la morte. Che cosa idiota, aveva pensato con la poca lucidità rimastagli dopo lo schianto. A distanza di un anno da quegli avvenimenti, non gli sembrò poi tanto idiota. Quelli erano i suoi ultimi ricordi della battaglia. Aveva perso conoscenza per le ferite riportate.
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The Empress - Reylo
FanfictionEstratto: - E' ora che ciò che è vecchio muoia - le rispose Kylo Ren. Non era ancora finita. - Snoke, Skywalker...- continuò, accennando pochi passi verso Rey, - I Sith, i Jedi, i ribelli, che tutto muoia -. Ora era così vicino che Rey poteva perce...