Un tuo ricordo

307 21 7
                                    

In uno squallido pub nella periferia di New Escrow, nel cuore della notte illuminata dalle luci della città, circondato da gente poco raccomandabile e droidi che non erano da meno, Poe Dameron sedeva in un angolo appartato del locale, intento a richiamare l'attenzione del barman.

Quando ci riuscì, un omaccione alto quasi quanto la porta e grosso altrettanto, con dei folti baffi a manubrio e la fronte corrucciata, si avvicinò a lui squadrandolo dall'alto in basso.
- Mhm? - mugugnò una volta che fu proprio davanti a Dameron.
Poe non disse niente. Semplicemente indicò il bicchiere vuoto davanti a sé con insistenza.
- Ho capito, ho capito - borbottò il barman. Tornando indietro verso il bancone, si piegò e vi sparì dietro, il che era assai paradossale vista la sua stazza.
Riemerse dalle file disordinate di alcolici stringendo tra le dita una bottiglia marroncina, e si diresse di nuovo verso il cliente.

Poe non lo stava nemmeno a guardare mentre costui riempiva interamente il suo bicchiere per poi chiudere la bottiglia e portarla di nuovo al proprio posto. A metà strada tra il tavolo e il bancone, il barman ebbe un ripensamento. E così stappò nuovamente la bottiglia, diede un sorso veloce poggiando appena le labbra, borbottò un: "Fanculo" poco elegante e portò la bottiglia all'ex pilota, che stava ancora fissando il proprio bicchiere con uno sguardo vuoto.

Il barman ne aveva visti fin troppi di uomini ubriachi per provare compassione.
Non lo spaventavano, quei poveracci, pur sapendo che l'alcol gioca brutti scherzi alle volte.
Ubriachi occasionali, alcolisti senza futuro, astemi che vomitavano l'anima al primo sorso... Aveva visto di tutto.
Aveva servito da bere a uomini tristi, delusi, arrabbiati, spacconi, irascibili, depressi.
Fu solo per questo motivo che non provò compassione per quell'uomo con evidenti problemi di alcolismo che annaspava tra un bicchiere di vodka e l'altro per sanare chissà quale vuoto.
Ci sono molteplici motivi per cui un essere umano si riduce a cercare nell'alcol una soluzione, e questo il barman lo sapeva, ma non gliene fregava un accidente.
- Mi basta che quel bastardo mi paghi, possibilmente non con del vomito sul pavimento - mormorò tra sé e sé mentre si affaccendava attorno agli altri clienti.

Poe afferrò il bicchiere e traccannò voracemente il suo contenuto, svuotandolo in poco più di un secondo. Lo poggiò nuovamente sul tavolo e abbandonò la testa fra le mani.
Sentiva lo stomaco ingarbugliato, un nodo alla gola che non riusciva ad eliminare con l'alcol, e la testa gli faceva male ma non abbastanza da impedirgli di versarsi ancora da bere.

All'improvviso sentì il rumore di passi dietro di sé, ma non riuscì a coordinare la testa con il corpo, e così invece di girarsi per vedere chi ci fosse dietro di lui, finì per accasciarsi sul tavolo.

- Ma che bello spettacolo -.

Poe riuscì a risollevarsi al suono di quella voce. Stropicciò gli occhi con una mano, mentre con l'altra stringeva ancora il bicchiere.
Merda, sto proprio messo male, pensò.
La testa ora gli faceva più male, le tempie pulsavano dolorosamente mentre le massaggiava e gli pareva quasi che il pub girasse e lui con esso.

Quando la persona che aveva parlato dietro di lui gli andò davanti e prese posto proprio a pochi centimetri di distanza dall' ex pilota, il nodo in gola che quest'ultimo sentiva si fece insopportabile.

Finn lo fissava, apprensivo.
Il suo sguardo grave cercava gli occhi di Poe.

Poe avrebbe voluto dire troppe cose, e prendersi a pugni, e urlare, e buttare tutto a terra, ma non fece niente. Stette lì, immobile, nel silenzio più totale.
Sembrava quasi come se tutto il locale, anzi tutto il pianeta fosse in uno stato di trance, immerso in un silenzio dolorosamente innaturale.

Poe avrebbe voluto dire tante, troppe cose, ma disse solo: - Non sei cambiato di una virgola, accidenti -.

- Questo perché sono un tuo ricordo - rispose Finn.
La sua voce, pensò Poe. Cazzo, quanto mi mancava la sua voce.
Le sopracciglia corrugate, l'aria assorta, gli occhi scuri come pece, la pelle che sembrava un cielo di notte senza stelle, le mani grandi, i piccoli ricci scuri, le labbra, la voce, il modo in cui lo guardava.
- No, non sei cambiato affatto - mormorò di nuovo Poe, allungando una mano quasi a voler toccare colui che gli stava dinnanzi.

The Empress - ReyloDove le storie prendono vita. Scoprilo ora