Capitolo 4 - Gran Fermento a Rovotorto [Revisionato SENZA ILLUSTRAZIONI]

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Un Gurubashi, tutto felice, passeggiava sulla strada per Rovotorto.

Aveva sul fianco la sua amata mazza chiodata che riposava dalla buona caccia.

In realtà, non aveva avuto neanche tanto bisogno di usarla.

La manona destra teneva saldamente i piedi legati della preda numero uno: un Cavaliere, che dopo aver ricevuto mazzate e umiliazioni, era stato legato e adesso veniva trascinato per i piedi sulla strada. Una strada tortuosa e piena di pietre appuntite, di rovi e di escrementi di animali.

Il Cavaliere commentava il trattamento con insulti e bestemmie varie.

Sulla spalla sinistra, la preda numero due: una principessa vestita da cavaliere, con un sogno in tasca e tanta saliva.

Sì, saliva.

Altrimenti non si spiegava come, dopo mezz'ora, ancora stesse parlando di razze troll, dei Loa e delle caratteristiche di ogni tribù, e chiedendo consigli a lui su quale fossero le migliori.

Tutte cose che al Gurubashi annoiavano, ma sopportava serenamente le sue farneticazioni, pregustandosi la ricompensa che il suo re gli avrebbe sicuramente dato.

La fanciulla era saldamente trattenuta sulla spalla del troll, con la testa rivolta in avanti, cosicché poteva rivolgersi alla sua guida e chiacchierare con lui lungo tutto il tragitto.

"... Io so di non essere fisicamente un Troll e di essere nata umana, però lo sono nello spirito! Lo sento! Un giorno vorrei entrare in una delle tribù dei troll... ed essere ufficialmente dichiarata come una di loro. Ha... Ecco . L'ho detto." confessò Lort.

Sembrava non parlare da un secolo, e confessare i suoi interessi a qualcuno era una vera liberazione.

Finalmente riprese fiato, e si allungava a toccare con la punta dell'indice la zanna da mammut.

Sembrava davvero a suo agio in quella posizione, per essere inconsapevolmente un ostaggio.

"Vuole diventare un Troll? Chest è scema. Scema co'core proprio!" pensò il Gurubashi.

"A proposito, non mi hai ancora detto come ti chiami!" esclamò ad un certo punto lei, volgendo il suo sguardo verso il testone del suo portatore.

Dapprincipio, era titubante nel risponderle .

Ma tanto, pensò, dopo averla consegnata al re, chi l'avrebbe vista più?

"Jehn'naroh." rispose lui, imbronciato.

"Jehn'Naroh? - ripeté lei, scandendo le lettere - te l'ha dato la tua tribù?".

"Sì. Dalle tue parti si traduce più o meno come ... o' Schiattamuort. Puoi chiamarmi Jehn." spiegò Jehn.

A Lort gli si spalancarono gli occhi: "Supponiamo che chiedessi di entrare in una delle tribù. Che superassi le prove, e riuscissi a farmi accettare... Loro mi darebbero un nuovo nome?".

Jehn rivolse lo sguardo verso di lei, inarcando il sopracciglio destro.

Ma allora non stava scherzando. Davvero voleva andare lì a chiedere di entrare tra i Troll?

La pace, il desiderio di diventare troll, e soprattutto l'idea di entrare in una tribù di troll.

Cominciava davvero a fargli pena per quanto fosse ingenua.

"Eccerto. Tutti lo ricevono. In base ad una loro... caratteristica speciale." rispose lui.

La ragazza squittì sottovoce e per la gioia prese a calci la schiena del suo accompagnatore.

Troll Spirit [IN REVISIONE]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora