Capitolo 12 - "Io... sono... Vecchietto!!! "

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I tre si allontanarono dal campo troll.

Per un bel po' tra di loro non ci fu niente da dire.

Il sottofondo della loro camminata era il calpestio dei loro piedi e il mugugnare del vecchio gnomo, che stava ancora in braccio a Lort.

A quanto pare, gli piaceva molto restare tra le braccia di una così dolce e gentile donzella, tant'è che poggiava la testa sulla sua spalla e chiudeva gli occhi, accoccolato e beato.

"Beh, nun ci siamo fatti niente. Ma è stata comunque 'na bella batosta per te. " chiese Am'ron , notando il morale incupito della sua amica umana.

" Sì. Dovevo capirlo che mi volessero solo prendere in giro. Non mi avrebbero mai accettato tra di loro... " mormorò Lort.

"Di gente come quella, soprattutto come quelle tre guardie là, ne troverai dappertutto. Devi stare più attenta. – disse Am'ron in tono severo, come un padre che raccomanda sua figlia- Quel Kodo poteva ucciderti! ".

"Lo so. Per fortuna che è intervenuto Jehn... " disse Lort.

Ci furono un altro paio di minuti in cui rimasero in silenzio ad ascoltare i versi delle prime creature che si svegliavano in quel mattino.

L'aria fresca della sera li stava lasciando per far posto al sole e ai suoi caldi raggi, che già creava diversi interessanti giochi di luci e ombre con le fronde degli alberi.

Ma nessuno di loro riusciva a godersi la bella mattinata in quella foresta, perché c'era tra di loro una tensione troppo pesante.

Dopo due minuti, la paladina non ne poté più.

Fece un paio di passo in più e si pose davanti a loro fermandoli.

"Ah sentite! Mi dispiace per quello che stavo per fare. E di aver sprecato tre giorni inutilmente. – pose delicatamente a terra lo gnomo , che si tenne in piedi ciondolante- è evidente che mi sono lasciata prendere dall' euforia e che la mia profonda intenzione di far parte del nostro mondo mi abbia fatto perdere per un attimo il buon senso e fatto fare cose assurde. ".

"Infatti. Ma io direi più stupide che assurde, senza offesa... – aggiunse Am'ron ,incrociando le braccia al petto- Da adesso in poi, statte accort a chi ti rivolge la parola! Qui nun è come a casa tua, Lort! La gente e' malamente, fa un po' come gli pare!".

"Lo so, lo so... l'ho capito... cosa credi, che sia stata per tutto questo tempo dentro una torre d'avorio?- esclamò lei, gonfiandosi il petto fiera- Tsk! Io sono sempre stata in mezzo alla strada, a frequentare i quartieri più loschi del regno, a bere nelle peggiori taverne di Rovotorto, a cercare i galeotti e i trasgressori alla legge e portarli a calci in culo in carcere. ".

Gran parte del suo discorso era vero.

Certo, c'erano solo tre taverne nel suo regno, e solo quelle aveva frequentato.

Ma Lort era sempre stata contro il concetto di principessa da proteggere, chiusa in un castello, e si univa spesso al corpo di guardie di suo padre che deteneva l'ordine pubblico nel regno.

Il suo momento preferito erano gli inseguimenti: si buttava davanti a tutti gli altri e inseguiva per tutti i vicoli del suo regno i ladri più testardi, e in pochi minuti gli saltava addosso, schiacciandoli coi suoi 60 chili (esclusa l'armatura), disarmandoli e consegnandoli allo sceriffo.

Il quale non mancava un solo giorno che la sgridasse, perché si pigliava troppe libertà e iniziative, non permettendo ai suoi uomini di compiere il loro dovere.

"Questa al campo troll è stata una leggerezza da parte mia che ti assicuro non succederà più. – continuò Lort con voce impostata, mettendosi le mani ai fianchi - Non bisogna perdersi d'animo. Andrò avanti con la missione ,con la stessa determinazione con cui ho pulito le orecchie a quei raptor! Non esiste metafora più perfetta di questa: le avversità che sapevo di incontrare lungo il viaggio sono come quei lucertoloni che mi azzannavano e ringhiavano. Ma io, oggi come allora, non mi lascerò intimorire e continuerò ad agire alle difficoltà, con questo entusiasmo che mi contraddistingue.".

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