Capitolo 43 - La Storia di Jehn

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"Se non si era capito, ho avuto la sfortuna di incontrare Zan'zil lungo il mio percorso. In realtà... dovrei spiegare un pò di cose prima di questo, se nun ne avete voglia..."

"Prego, inizia pure." dissero all'unisono Am'ron e Lort.

"Non aspettavamo altro, giovanotto! Prego parla!" gracchiò Vecchietto, facendo un gesto di cortesia con la mano.

Il Gurubashi sbuffò.

Sperava davvero di non doverlo fare.

"La storia è anche il mio motivo per cui sono un Senza-Loa, e anche di come, al tempo stesso, sono diventato un senza-Tribù. Un tempo ero un Gurubashi berserker come tutti gli altri. So' nato e cresciuto tra gli Hakkari. Nella Palude del Dolore.".

Lort sbarrò gli occhi.

"Lo so. Sono cioè... ero il nemico. Mia madre ed io vivevamo a Pietrachiusa, un piccolo villaggio non lontano dal Tempio Atal'Akkar, il nuovo tempio che avevano dedicato ad Hakkar.".

"Io sapevo tipo, che adesso quel tempio non esiste più!- esclamò Lort, tutta estasiata come quando era bambina e ascoltava le leggende- E' stato... distrutto dai draghi, o qualcosa del genere...".

" I draghi verdi. Sì. -confermò Jehn, sorridendo- mammà me l'ho raccontava sempre...".

Tentò di imitare una voce grossa da donna.

"Nun temere la fame di Hakkar, Jehnnà! Mammà nun ti farà mai sacrificare 'ngopp a un altare, e poi ci starà sempre Ysera a proteggerti, e o' Stormo dei Draghi Verdi!".

Risero tutti a quella imitazione.

Lort non poteva fare a meno di toccarsi istintivamente il plesso solare.

I draghi verdi, figli del primo drago verde Ysera detta la Sognatrice, la protettrice del Sogno.

Ripensò al fatto che lei fosse stata salvata da un drago rosso, protettore di vita.

Vita e Sogno. Quanto potevano essere diversi?

" Ma, nonostante questo, nemmeno dei draghi so' riusciti a fermare gli Atal'ai. Ogni giorno mia madre combatteva ppè difendere a' tribù, accussì come faceva mio padre buonanima, da loro e quelli dell'Alleanza che stanziavano là. Ogni notte, gli Atal'ai potevano varcare i nostri confini e rapire dei troll ppè compiere sacrifici di sangue a quel terribile dio! Cazzo... rapivano i criaturi! Eccerto, erano cchiù facili da rapire!".

Persino ad un Gurubashi come lui venivano i brividi al pensiero di tanta atrocità.

"Se penso alle notti insonni passate... alle tensioni che vivevamo...che ho vissuto io, che sono figlio di un grande guerriero, e a' gente del villaggio si aspettava tanto da me!".

Fece una pausa per prendersi un lungo sospiro.

" 'Na tribù che insisteva a restare lì invece di andarsene. Diciamocela tutta... la Palude del Dolore è una chiavica di posto... è umido, l'aria è fetida e rovente per il fiato dei draghi. Sempre chin' e nuvole. Il sole sembra malato lì quando esce. Nun è come quello che splende in chesta penisola...".

Alzò lo sguardo appena in tempo per vedere l'ultimo pezzetto di sole scomparire all'orizzonte.

"Fin da piccolo so' stato educato a combattere affinché un giorno facessi chello che i miei facevano: difendere a' tribù."sospirò mesto, guardandosi la punta d'oro appena regalata.

"Quindi... sei sempre stato costretto a fare il guerriero? Non ti è mai piaciuto?" chiese Am'ron.

"Vabbuò, no!- specificò Jehn, scrollando le larghe spalle- combattere e pestare a' gente mi è sempre piaciuto. Ero o' cchiù gruoss 'ro gruppo, ero o' cchiù forte! Tutti mi rispettavano, altrochè! Ma...".

Troll Spirit [IN REVISIONE]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora