Capitolo 40

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Sembra passata un'eternità da quando sono scappata di casa. Sembra molto più vecchia e spenta, ma sicuramente è solo una mia impressione. Sospiro e mi arrampico sull'albero che mi porta in camera mia. Noto che il ramo tocca il vetro, sarà molto più semplice atterrare. Sto per saltare quando vedo mio padre girare per la stanza. Digrigno i denti, senza rendermene conto, e mi nascondo dietro le foglie. Sta toccando dei fogli e ne prende in mano uno. Saranno i miei compiti d'italiano. Mi ricordo che la prof mi ha dato come compito di scrivere un diario e su quel foglio avevo scritto tutto, mi ero sfogata completamente e lo tenevo chiuso a chiave nel cassetto. Mio padre me l'ha scassato e potrà chiedere a mia sorella dove mi trovo. E non posso permettere che mi rovini ancora. Faccio un respiro profondo, prendo la rincorsa, riesco a sfondare la finestra e cado carponi sul pavimento. Inizio subito a sentire il vetro che mi taglia i palmi delle mani e le ginocchia. La paura si impossessa di me e rimango a fissare ogni movimento di mio padre. Lui si gira di scatto e fa un ghigno. Il mio stomaco si contrae e stringo i pugni. Se non reagisco ora, ritornerà sempre il solito circolo vizioso e non posso permettermelo. Ora non sono più sola e sono più forte. Io ho il coraggio di affrontare i fantasmi del mio passato.
"Da quanto tempo, zuccherino" sussurra e mi alzo in piedi. Lo guardo di sottecchi e gli vado vicino. Gli tiro uno schiaffo, forte. Si ritrae per ma sorpresa e gli prendo i fogli di mano.
"Non hai il diritto di prendere le MIE cose" sussurro minacciosa "me ne andrò per sempre da questa casa. Dimenticati di me"
"Non ti libererai mai di me" mi accarezza la guancia e gli tiro un altro schiaffo. "Sai che non si tratta così il proprio papino" fa un altro ghigno. Lo guardo schifata, raccatto le poche cose che avevo lasciato nella stanza (qualche soldo, il diario, qualche vestito elegante) e mi arrampico sull'albero. All'improvviso una presa ferrea si aggancia alla mia caviglia rischio di cadere. Lancio uno strillo e mi giro.
"Non così in fretta zuccherino"
"E invece sì" è il mio turno di fare un ghigno, mi libero dalla sua presa, ma perdo l'equilibrio e cado dall'albero. L'impatto con il terreno mi fa mancare il fiato e ho paura che mi sia rotta qualcosa. Mi rialzo a fatica e mi gira la testa. Ma ora so che non è il momento di preoccuparmene; a momenti sarà qui mio padre, così ignoro i dolori lancinanti che colpiscono tutto il mio corpo e corro via. Sento le ossa sgretolarsi ad ogni passo, il vento gelido che mi toglie il respiro, il dolore a causa dei fiocchi di neve che sono appena scesi, mi si appiccicano alla pelle e mi brucia nei tagli causati dal vetro. Ecco cosa faccio sempre: scappo. Scappo dai miei problemi, scappo dai miei fantasmi, dai miei demoni. Ma che alternative ho? Guardo dietro le mie spalle e non vedo nessuno. Rallento e un dolore acuto mi colpisce il fianco, ma non faccio in tempo a pensarci che qualcuno mi butta a terra.
"Sapevo che lo sport non è il tuo forte, bellezza"
"Togliti dai piedi Marcus" sussurro in tutta risposta. Volevo dimenarmi, urlare, calciare, ferirlo come lui ha ferito me. Eppure sono sempre troppo debole. Mio padre mi tira uno schiaffo e giro la testa. Lacrime calde scivolano sul viso e so che non ci sarà nessuno a salvarmi. Volevo dimenticare il mio passato, ma è tornato come una bufera e ha spalancato le porte, portando con sé solo dolore e distruzione. All'improvviso, qualcuno lo strattona e me lo porta via. Alzo lo sguardo e vedo Jonathan e mio padre prendersi a botte. Comincio a piangere e mi stringo le gambe al petto aumentando le fitte di dolore. Dei puntini neri cominciano a danzare davanti ai miei come se si prendessero il gioco di me. Sento mancarmi le forze e svengo.

~Spazio autrice~
Finalmente sono tornata🥰
Proverò ad aggiornare più spesso promesso🥰❤️ intanto, vi aspettavate questa svolta della storia?❤️ 

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