Nove.

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Vidi Victoria De Angelis per la prima volta otto anni fa, al liceo.

L'avevo vista suonare il basso un paio di volte, a qualche assemblea d'istituto, ma non è che mi fosse rimasta particolarmente impressa. Certo, era carina e tutto quanto, ma non era proprio il mio tipo. Lei era una tosta, io ero un bastardo, non saremmo andati molto d'accordo. E invece...

Me ne innamorai la prima volta il giorno che la vidi mentre suonava nella sala insonorizzata. Io non potevo sentire, potevo solo guardare. Era seduta, con il basso appoggiato sulle cosce nude, le dita che punzecchiavano le corde. Aveva gli occhi chiusi e la fronte leggermente aggrottata. E rimasi lì a guardarla, mentre si muoveva e catturava le note nella sua bolla.

Poi, aprì finalmente gli occhi e li alzò su di me. In quel momento mi accorsi che, in quel silenzio, riuscivo a sentirla anch'io la sua musica.

Da quel giorno cominciai a guardarla con occhi diversi, più consapevoli, mentre suonava, mentre me ne innamoravo sempre di più.

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