Ventitre.

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Sento il telefono vibrare sul comodino. La stanza è immersa nel buio, a parte il fascio luminoso provocato dallo schermo acceso.

«Victoria? Va tutto bene?»

La mia voce è impastata dal sonno. Non so se essere estremamente preoccupato o semplicemente contento di questa insolita telefonata in piena notte.

«Non... non lo so.»

«Che succede?»

«Stavi dormendo?», mi chiede.

«Sì, sono le quattro del mattino. Cosa c'è, Vic?»

«Non riesco a dormire.»

«Perché?»

«Niente, non importa», sospira.

«Vic, cos'è successo?».

Ora sono chiaramente in ansia.

«Niente, è solo che... niente.»

Chiude. Quando provo a richiamarla, ha già spento il telefono.

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