Ventisette.

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Durante il concerto erano tutti sotto al palco. Ethan, Leo, Victoria, la mia famiglia, i miei amici.

Ogni data è unica per qualche motivo, ogni città ha la sua particolarità e un pubblico tutto suo che si distingue dagli altri. Ma tornare a casa, nella mia Roma, è un'emozione che non si può descrivere a parole.

Leo ha organizzato una mega festa per il gran finale e devo dire che stavolta ha battuto ogni mia aspettativa.

L'unico aspetto negativo di queste feste post-concerto è che, prima di dedicarmi ai miei amici, vengo sballottato da una parte all'altra ogni due minuti per parlare con le "persone importanti". Ma quando finalmente ho salutato e ringraziato tutti quegli estranei, mi sembra di poter ricominciare a respirare. E mentre raggiungo le vere persone importanti per me, la prima cosa a saltarmi all'occhio non poteva non essere lei. Ha le guance rosse e un sorriso luminoso, e beve un cocktail tra una parola e l'altra.

«Dovrò farti da baby-sitter come ai vecchi tempi, o pensi di riuscire a passare una serata abbastanza tranquilla? Senza ubriacarti troppo, senza fare a botte per lei...»

«Quel vestito è troppo corto, vero?»

Leo scoppia a ridere.

«È tutto a posto per dopo?»

«Certo.»

«Bene.»

Lo saluto e torno a concentrarmi sulla mia Victoria. È troppo bella. Ma è inutile essere gelosi con lei, perché è così: è bellissima, ed io non posso farci niente. Ma mi guardo comunque intorno per controllare che nessuno le guardi il culo.

Mi avvio verso di lei, e quando mi vede mi viene incontro per abbracciarmi.

«Dam! Sei stato bravissimo! È questa festa è fantastica!»

«È ubriaca», mi informa Ethan, scoppiando a ridere.

Che bello essere di nuovo qui con loro.

«Mi accompagni in bagno?», mi supplica Victoria.

«Oddio, dimmi che non stai già male», sbuffa Thomas.

«No! Devo solo sistemare il trucco.»

La accompagno, e mentre lei si mette quelle cose sulla faccia, io le faccio una radiografia completa dalla testa ai piedi.

«Non vedo l'ora di togliermi questo vestito. Le paillettes prudono da morire!»

«Sono contento che tu sia riuscita a venire.»

«Davvero?»

Lascia il lucidalabbra a mezz'aria e mi guarda attraverso il riflesso nello specchio.

«Sì, certo.»

«Anch'io sono contenta di essere tornata. Londra non mi piace più. Non è bella come me la ricordavo, come quando ci sono stata con voi», ammette finalmente.

Anche se è stato durissimo starle lontano, mi dispiace che la sua esperienza a Londra non sia stata come voleva.

«Potrei venire con te, per un po', ora che il tour è finito», propongo. «E poi dobbiamo ancora decidere dove rintanarci a scrivere nuova musica.»

«Dam, io riparto domani per sistemare alcune cose, e spero di riuscire a ritornare il giorno dopo. Io voglio tornare a casa, a casa mia, qui a Roma. Voglio tornare dalla mia famiglia, uscire con le mie amiche, stare con voi. Mi manca la vita che avevo qui. E non voglio più andare via, almeno per un po'.»

«Ti ci sono voluti solo tre anni per capirlo», scherzo.

Lei sorride, e quello è il genere di sorriso che vorrei trovare accanto ogni mattina per il resto della mia vita.

«OH CAZZO!», urlo all'improvviso. «Vieni! Corri! Dobbiamo fare una cosa!»

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