Giugno.
Alle 20:35 atterro a Londra. Prendo un taxi e raggiungo il luogo dove dovrebbe suonare. Non so a che ora inizi il concerto. Forse dovrei aspettare che finisca e incontrarla fuori dal locale. Magari avrei dovuto anche chiamarla, avvisarla della mia decisione di prendere un aereo solo perché ho voglia di vederla. Ma non l'ho fatto, perché non volevo che mi dicesse di no. E ormai sono qui.
Appena entro la vedo subito, seduta al bar con altri ragazzi.
«Vic.»
Con una mano le sfioro il braccio e lei si volta di scatto.
«Damiano?»
È bello rivedere il suo viso, i suoi occhi sempre sinceri, ora anche abbastanza sorpresi e spaesati. Ho solo pochi secondi per inventarmi un buon motivo per essere volato fin qua, ma non ci riesco e rimango a fissare incantato l'azzurro delle sue iridi. Mi sorride e mi saluta e io rimango muto come un pesce. La mia mano prende iniziativa da sola e stringe la sua, ed io ancora non riesco a staccarle gli occhi di dosso.
«Che ci fai qui?»
«Volevo vederti.»
«Vic, dobbiamo andare.»
Ma lei non si muove. So cosa sta pensando. Si sente un po' in colpa per non aver risposto ai miei messaggi nell'ultima settimana, ma sembra veramente felice di vedermi.
Libero la sua mano dalla mia presa.
«Vai. Ci vediamo dopo.»
Due ore dopo sto camminando con Vic e la sua band verso casa. Riccardo, il cantante, mi ha chiesto se volevo restare a dormire da loro, e visto che Victoria non ha fatto obiezioni, ho accettato. Fumo la mia sigaretta e lo tengo d'occhio cercando di non farmi beccare, mentre fa ridere Victoria con le sue battute decisamente pessime e di sicuro peggiori delle mie.
«Da quando state insieme?», le chiedo quando finalmente siamo soli in camera sua.
«Cosa? Chi?»
«Tu e Riccardo.»
«Non stiamo insieme», dice guardandomi male.
«A me sembrava di sì.»
«E invece no.»
Esamino la sua espressione, cercando di capire se sta dicendo la verità.
«Ma lui lo vorrebbe. Si vede da come ti sbava dietro.»
Lei mi rivolge un'altra occhiataccia. Sarà meglio cambiare argomento.
«E tu? Con quante ragazze stai uscendo?»
Non riesco a trattenere un sorriso.
«Con nessuna.»
Comincia a spogliarsi per mettere il pigiama. Mi costringo a non guardarla, poi però mi passa davanti con la camicetta sbottonata che rivela il reggiseno color carne, e non ricordo più per quale assurdo motivo volessi privare me stesso di una vista così bella.
«Penso che andrò a dormire, domani mi devo svegliare presto.»
«Perché?»
«Ho da fare.»
«Perché non hai risposto ai miei messaggi?»
«Forse cercavo di evitarti», scherza.
Restiamo in silenzio, in questa piccola camera da letto in cui sembriamo comunque essere troppo distanti.
«Non ti stavo evitando. Ho diversi impegni in questi giorni.»
«Chiama chi devi e annulla tutto. Dì che domani hai altro da fare.»
«Non posso.»
«Sì che puoi.»
Per un momento fissa il pavimento e capisco che ci sta pensando seriamente.
«No, non posso, davvero.»
«Okay. Ti lascio andare a dormire, allora.»
Lei si infila sotto le coperte e si rigira come un involtino.
«Se vuoi puoi dormire qui, oppure di là sul divano.»
Ci penso su, e quando torno con lo sguardo su di lei, è già nel mondo dei sogni.
Non ci posso ancora credere che me ne sto sdraiato su un divano mentre nell'altra stanza c'è un letto matrimoniale per metà vuoto e per metà occupato da Victoria. Ci rimugino su un po' di volte, senza mai prendere sul serio l'opzione di alzarmi e infilarmi nel suo letto. Ma è lei che esce dalla sua stanza, con la fronte corrucciata e gli occhi più chiusi che aperti. Resto immobile mentre si sdraia al mio fianco, intreccia le sue gambe alle mie e affonda il viso nel mio collo. Le poso le labbra sulla fronte, assaporando il profumo familiare della sua pelle.
Non riuscirò mai a capire come possa sempre essere così facile e naturale ritrovarmela tra le braccia, nonostante tutto.
«Mi sei mancata.»
«Anche tu.»

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If You Stay
Fanfiction"In quegli occhi occhi blu io mi ci posso specchiare, e vedo me stesso, vedo me stesso felice."