Undici.

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Fu un attimo.

Accadde tutto in un secondo.

Il mondo intero si fermò.

Sentii le sue urla.

Non ebbi il tempo di realizzare nulla, l'auto uscì fuori strada e si schiantò.

Urtai la testa contro il vetro e il dolore si diffuse in tutto il corpo.

D'un tratto, mi parve di sentire le sue dita scivolarmi tra i capelli. Cercai di voltare la testa e vidi i suoi occhi di ghiaccio e le sue labbra che si incurvarono in un mezzo sorriso.

Non volevo crederci, ma dal suo ultimo sguardo l'avevo capito. Avevo capito che a volte lottare non basta, che se due persone si amano, poi si possono perdere.

Ma io non ero arrabbiato con lei, anche se le avevo urlato in faccia per tutto il tempo.

Abbiamo sbagliato e non possiamo cambiare il passato, anche se avrei voluto cancellare tutte quelle volte in cui l'ho ferita. Avrei dovuto ripeterle più spesso che l'amavo, avrei dovuto fare tante cose che invece non ho fatto. Ma l'ho amata come nessun'altra persona ha mai amato sulla faccia della terra.

«Mi fa male la testa.»

«Stai tranquilla.»

Cercai la sua mano e la strinsi forte.

«Guardami negli occhi.»

In questi occhi che ti hanno ripetuto in silenzio che sei bellissima in ogni istante, in questi occhi che ti guarderanno sempre così, anche tra cinquant'anni. E ti ameranno allo stesso modo, anche dopo aver sentito la tua voce fredda e arrabbiata che diceva: "È finita."

Ti amerò sempre, ma ti lascerò andare, se è quello che vuoi.

«Guardami, Vic. Resta con me.»

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