Ventidue.

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Torno in albergo e la prima cosa che faccio è prendere l'iPhone, visto che l'ho dimenticato qui e sono stato senza per tutto il giorno. E mentre sto per chiamarla, mi arriva una sua chiamata su FaceTime.

«Ehi», dico togliendomi la maglietta.

«Wow. Ciao anche a te. Cosa fai?»

«Sono tornato ora in albergo. Abbiamo provato tutta la sera per domani.»

Mi sdraio sul letto. Vorrei che lei fosse qui con me, con la testa appoggiata al mio petto.

«Dove siete?»

«Di nuovo a Milano. Abbiamo dovuto raddoppiare quasi tutte le date.»

«Davvero? Fantastico!»

«Sì, anche se ci vorrà di più per tornare con voi.»

«Un attimo che mi tolgo le scarpe, ho i piedi distrutti.»

Mentre lascia il telefono appoggiato a qualcosa sul tavolo, riesco a scorgere parecchie bottiglie vuote.

«Hai bevuto?»

Mi alzo e vado alla finestra a fumare una sigaretta. Perché non me ne sono accorto prima? Effettivamente ha la voce un po' strana, ora che ci penso, ma credevo fosse colpa del telefono.

«Solo un po' di birra», ammette.

«Con chi?»

«Con gli altri. È il compleanno di Riccardo e abbiamo festeggiato.»

«Ah.»

Finisco la sigaretta e ne prendo subito un'altra. Non mi piace il fatto che beva con ragazzi che per me sono praticamente degli estranei, ma non glielo dico per non farla arrabbiare. E poi non è così ubriaca come quella sera a Roma.

«Quindi Riccardo ha fatto pace con Christian?»

«Sì», sorride evidentemente contenta. «Riccardo dice anche che scrivi molto bene», fa poi.

«Perché parlavate di me?»

«Ha iniziato lui a parlare di te!»

So che sta mentendo e non riesco a trattenere un sorriso.

«Victoria De Angelis, sei davvero una pessima bugiarda.»

La sua risata rimbomba nelle mie orecchie e mi scalda il cuore. Lei si porta una bottiglia alla bocca e beve qualche sorso.

«Devi smetterla di bere.»

Anche se, in realtà, un po' mi fa comodo che beva qualche birra, visto che ultimamente mi chiama solo quando è ubriaca.

«Sto festeggiando un compleanno!»

«Da sola? Dov'è il festeggiato?»

«Lui sta festeggiando in camera da letto», ride, ma poi si interrompe di colpo. «Vorrei che fossi qui.»

«E cosa faresti se fossi lì?»

I suoi occhi si illuminano e so che sta per spararne una delle sue.

«Facciamo un gioco. Diciamo una città e poi cosa vorremmo fare se fossimo davvero lì.»

Mi sento sempre invadere da un po' di nostalgia quando tutto inizia ad essere così familiare. Parlare di tutto, fare giochi stupidi inventati al momento, con l'unica differenza che non ci possiamo toccare, e ci possiamo vedere solo attraverso uno schermo. Quanto vorrei toccarla, baciare quelle labbra...

«Comincio io!», fa lei. «Parigi. Cosa faresti a Parigi?»

«Un attimo, ci devo pensare.»

«Io andrei a Disneyland», esclama eccitata.

«Tu sei l'unica ragazza sulla faccia della terra che, se fosse a Parigi, preferirebbe andare a Disneyland anziché essere baciata sulla Tour Eiffel.»

Scoppia a ridere.

«Un'altra! Londra!»

«Ma tu ci sei già a Londra», le ricordo.

«Ma tu no!», ride di nuovo.

Mi piace che si diverta con così poco. Mi è sempre piaciuto questo suo particolare.

«Allora? Cosa faresti?»

«Non lo so, ci sono tante cose da fare a Londra.»

Lei beve un altro sorso e io vorrei che smettesse, anche se, se non fosse ubriaca, non parlerebbe e non riderebbe così. Dov'è finita quella Victoria che rideva senza doversi prima scolare intere bottiglie?

«Io lo so. Se fossi qui, saresti già a casa mia, mi prenderesti per i fianchi, e io mi aggrapperei alla tua schiena, affondando le dita nella tua pelle fino a lasciarti il segno.»

Per qualche secondo, o qualche minuto, restiamo in silenzio, a guardarci negli occhi.

«Cosa stiamo facendo?», sussurra poi. «Io... dove fare la doccia.»

«Okay. Allora... buonanotte, Vic», la saluto.

«Buonanotte», dice.

Ma non chiude la chiamata. Fissa ancora lo schermo per un po'.

«Mi manchi.»

Preme il pulsante rosso prima che io possa rispondere.

Mi manchi anche tu. Più di ogni cosa.

If You StayDove le storie prendono vita. Scoprilo ora