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Sabato è arrivato e io e Jimin dobbiamo prepararci per affrontare il viaggio verso Busan ma solo io mi sto preparando dato che lui non si sveglia nonostante gli abbia tolto le coperte di dosso e tormentato fino ad ora ma proprio non ha intenzione di alzarsi "Jimin! Se ora non ti alzi ti tiro giù dal letto per le orecchie!" gli urlo contro.

"Ho sonno e quindi non rompere!"

"Si invece che rompo!" urlo "E' una buona mezz'ora che ti richiamo ma tu non ti svegli. Muoviti che io sono già pronta." dico incrociando le braccia al petto e vedo che apre un occhio per vedere come sono vestita e dopo avermi scrutata per bene richiude gli occhi. Arrabbiata inizio a spingerlo verso il bordo del letto per farlo cadere ma afferra saldamente il materasso e non riesco a spostarlo di un centimetro. Dannati muscoli.

"Dai Jimin!" sbuffo dandogli uno schiaffo sulla spalla.

"Va bene, mi alzo solo perché on ti sopporto più." sbuffa dirigendosi in bagno per poi richiudersi la porta alle spalle "Muoviti!" gli urlo e continuo a prepararmi. Dato che stiamo andando a casa dei nostri genitori non ho messo nulla di che : una felpa rosa antico, dei jeans neri e le mie fidate converse nere alte. Jimin esce dal bagno non molto dopo, cosa davvero strana e afferra prontamente il nostro borsone dove abbiamo messo i panni che ci servono per quei pochi giorni. Sono le nove quindi arriveremo verso ora di pranzo a Busan e staremo a casa della madre di Jimin ma sappiamo entrambi che appena arriveremo troveremo anche i miei genitori. Passeremo l'intero sabato lì e ce ne andremo la domenica nel primo pomeriggio.

"Sei pronta'" mi chiede mentre gioca con il cellulare.

"Si andiamo." afferro la mia borsa e scendo le scale seguita da lui. Salutiamo i nostri amici che stavano facendo colazione e poi andiamo in macchina, pronti per affrontare il viaggio di quasi tre ore.

"Tuo fratello anche starà a casa?" chiedo dopo lunghi minuti di silenzio.

"Credo di si, non l'ho sentito per un po' di giorni a causa della scuola ma credo che la mamma lo abbia costretto a venire." risponde in una mezza risata.

"Conoscendo tua madre credo proprio di si." dico ridendo. Cala ancora una volta il silenzio e io ne approfitto per vedere il volto spensierato di Jimin che guarda la strada, una mano sul volante e l'altra fuori il finestrino completamente abbassato mentre muove la testa a ritmo di musica e contemporaneamente tiene il tempo battendo le dita sul volante. Le labbra rosee e piene che mimano le parole, la collana che si mostra sul petto scolpito che si nota a causa della camicia nera appena sbottonata. Non so per quanto sono rimasta a guardarlo ma un suo colpo di tosse, visibilmente finto, mi fa distogliere lo sguardo e arrossire, poco dopo sento la risata di Jimin e mi volto per guardarlo "Perché ridi?"

"Sei troppo carina quando arrossisci."

"Non sono arrossita." dico voltando il volto dalla parte opposta.

"Se lo dici tu." scrolla le spalle con ancora quel sorrisino strafottente in viso che se ne va poco dopo quando incomincia a parlare "Dato che staremo a casa dei miei e non mi va così tanto a genio il fatto di dover stare giornate intere con mia madre che ci scatta fotografie ogni tre per due e che ci ripete in continuazione che siamo troppo carini." fa una pausa per guardarmi " Dopo mangiato sopporteremo per poco mia madre e poi andiamo a fare un giro in città." sorride "Potremmo andare in dei posti dove andavamo quando eravamo bambini." ipotizza.

"Sii! Ad esempio il lago, il parco, la gelateria dove c'era quella vecchietta tanto carina che ci regalava le caramelle ogni volta che ci andavamo, il luna park...ti ricordi quando sei caduto da sopra le molle? Fantastico!" inizio a ride e lui sbuffa "Sei stata tu che mi hai spinto!"

"Ma non è vero, sei tu che sei stordito!" lo riprendo.

"Sei insopportabile." sbuffa.

"Mai quanto te." continuo a guardare la strada e poi scoppiamo a ridere insieme.

My best friendDove le storie prendono vita. Scoprilo ora