Capitolo 3

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No, non può essere!

_____________________༄

"Madison, se stai leggendo questo biglietto e sono lì vicino a te, quando finirai di leggere non guardarmi perché che mi sentirei troppo a disagio!"

Quanto vorrei che tu fossi veramente vicino a me in questo momento...

I miei occhi iniziano a luccicare.

"Quando siamo venuti qui l'ultima volta avevo già affittato tutto, ma tu inizierai a pagare la tua parte quando verremo a stare qui.
Ho preparato questo piano per me e te, con le nostre passioni e svaghi."

Ma perché c'è un cavalletto? Io non so dipingere.

"Avrai notato il cavalletto, in realtà quello era già in casa e mi piaceva, quindi l'ho lasciato lì, tranquilla so quanto sei impedita con la matita!"

«Stronzo» mi scappa un sorriso tra quelle che sono diventate lacrime.

"Vedi quel microfono? Anche se non lo ammetti sei brava a cantare, quindi tu da oggi canterai con me mentre suono il piano, intesi? Ogni tanto voglio anche sentirti suonare  però eh, ti sento sempre quando suoni di nascosto!"

Oh non hai idea di quanto vorrei farlo in questo momento pur di averti qui.

"In quella libreria metterai tu i tuoi libri e io i miei videogiochi, non avrai mica pensato che sia tutta per te, furbetta?!"

Sto facendo concorrenza alla fontana di Trevi in questo momento. Vorrei poter sentire la sua voce un'ultima volta.

"Ho preparato tutto questo per te, per noi. Qui potremo divertirci sfidandoci a dei tornei di calcio balilla come quand'eravamo piccoli, però ubriachi!
Sul lato del divanetto c'è un mini armadio degli alcolici, credi che faccia una sala svago senza alcolici? Ma per chi mi hai preso? Per il nerd che ci provava con te alle medie?"

Mi tornano in mente i ricordi della sua gelosia per quel povero sfigatello che mi girava sempre in torno...povero Buddy.

Mi avvicino al divanetto che non avevo notato prima e vedo che c'è veramente quell'armdietto...ed è colmo di bottiglie di alcolici!

"Detto questo, vieni ad abbracciarmi che non riesco a guardarti in faccia dopo essere stato così dolce!
-J"

Questa è la goccia che fa traboccare il vaso.

Corro al piano di sotto, ho bisogno di aria.

Le lacrime continuano a scendere, mentre corro fuori dalla porta-finestra sul retro. La sbatto e mi ritrovo sulla spiaggia seduta con le gambe al petto.

NON POSSO FARLO J-J, vorrei tanto, ora ho bisogno proprio di un abbraccio.

«È tutto ok?» Una mano mi tocca la spalla e dei brividi mi percorrono dietro la schiena.

È una presa forte e calda.

Mi alzo di scatto e scosto le lacrime con una mano provando a non far notare il mascara colato, girandomi verso l'orizzonte per non guardare la persona accanto a me.

«Si» rispondo brusca.

«Non si direbbe da quegli occhi rossi» il ragazzo mi scruta attentamente con uno sguardo, non lo vedo, ma lo sento.

Un attimo, ma lui che ci fa nella mia spiaggia?!

«Non stavo piangendo, mi bruciano gli occhi per il sole» mento «Poi chi sei e cosa ci fai nella mia spiaggia?!»

«Questa spiaggia non è di tua proprietà, potrà esserlo quella bella villetta da cui ho visto sei uscita come una furia due minuti fa, ma la spiaggia no, la spiaggia è di L.A.» risponde con un tono troppo calmo, ma allo stesso tempo così arrogante.
Sto per aprire bocca ma...

«E sono Alex, Alex Johnson, tu?»

«Madison»

«E hai un cognome...Madison?» Marca leggermente il mio nome con una specie di cantilena.

«Ti conosco da un minuto, non ti dico il mio cognome! Potresti essere uno stalker! Anzi, lo sei! Mi hai fissato per due minuti mentre me ne stavo qua seduta e ora sai anche dove abito!» Alzo leggermente la voce.

«Ei Ei Ei, calma mora, io vengo qui tutti i giorni a passeggiare e se fossi uno stalker non credi che ti conoscerei gia?  Poi sei tu quella che è corsa come una forsennata mentre io camminavo tranquillamente»

Ma che vuole questo?

Non so neanche che faccia abbia perché non mi sono girata verso di lui.

Un momento, MORA tua madre. Mi conosci DA UN FOTTUTISSIMO MINUTO.

«Mora» gesticolo le virgolette con le mani «Lo dici a tua madre, due, questa è casa mia, ho il diritto di stare qui almeno quanto te, tre, nessuno ti ha chiesto di fermarti»

Mi giro verso di lui per la prima volta puntandogli un dito sul petto.
È altissimo, ha degli occhi blu che sembrano specchiare il mare che abbiamo davanti e capelli castani scuro.

I nostri sguardi si incrociano per un momento e risento di nuovo i brividi di prima.
Lui mi sorpassa e cammina dritto, davanti a sé.

COSA?! MA ANCHE NO! Senti figlio di tua madre, dimmi cosa vuoi!

«Ma dove vai?!»

Si gira e si ferma, mi guarda quasi con sguardo scocciato e incazzato.

«Prima provi a cacciarmi dalla tua spiaggia" mima la parola tua facendo le virgolette con le mani "poi mi chiedi dove vado? Ora devo tornare a casa, ci si becca!»

«Ma spero di no!» Dico sottovoce quando ormai sembra lontano.

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