Capitolo 33

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Sono un'idiota.

Come ho anche solo potuto pensare che sarebbe potuto cambiare per me? Chi sono io per cambiare l'abitudine di cambiare le ragazze come cambia le mutande? Nessuno, come sarò nessuno per lui, o almeno mai oltre una semplice amica o qualcosa del genere, non è il tipo ragazzo di cui io possa anche solo pensare  di innamorare.

Vuole la biondina con le labbra rifatte e le stelle del cielo rubate dal suo cazzo di padre mafioso? Che se la tenga, che se la scopi neanche fosse il calzino che usava quando era solo un tredicenne arrapato in preda ad una crisi ormonale, a me non deve interessare.

Giro di scatto il capo verso Summer per non continuare ad osservare la nuova coppietta in circolazione.

«Pronta a ballare questa sera?» chiedo finendo in un sorso il mio drink, non curante dell'effetto scarso che ha su di me l'alcool.

«Ovvio» le prendo la mano e iniziamo a scatenarci in pista.

Fanculo tutto, voglio divertirmi, non ho bisogno di altre strette al cuore e lacrime strozzate sul cuscino, ne ho date anche fin troppe. Ora mi scateno tra la folla, la musica da un ritmo più sentito al battito del mio cuore, il che aumenta la mia euforia.

Sui miei fianchi sento delle dita scorrermi irrequiete.

Mi giro di scatto e noto il viso già a me particolarmente noto. Occhi color nocciola e capelli scuri, Andrè "nonsoancorailsuocognome" si muove a ritmo di musica e devo dire...niente male per fare il barista.

«Doppia vita eh? Bartender di giorno e ballerino scatenato di notte?» ironizzino sulle sue orecchie.

«A quanto pare» sorride facendomi fare una giravolta, tenendomi la mano «tu che fai qui sola?»

«Non sono sola, sono qui con Summer» affermo.

«E il tuo ragazzo, nonché figlio del mio datore di lavoro?» mi irrigidisco a tale domanda. Già l'alcool non mi fa abbastanza effetto per tenerlo fuori dalla mia mente, almeno rendetemi le cose più semplici non nominandolo!

«Lay non è il mio ragazzo, non lo è mai stato» ammicco avvicinandomi sempre di più al suo orecchio, per provocarlo un po'.
Alza un sopracciglio e con un gesto veloce mi prende per la vita per avvicinarmi il più possibile a lui, ma non abbastanza per fare in modo che le nostre labbra si tocchino. Che giocatore il nostro barista...

«Non so che gioco tu voglia giocare, ma mi piace» Dice non lasciando scappare quel bacio, ci limitiamo a ballare molto vicini.

I movimenti coordinati fanno scena e ogni tanto possiamo scorgere qualche occhiata nella nostra direzione, non do peso a ciò, fin quando non noto quella di Alex.

I suoi occhi indecifrabili sono come annebbiati, il suo viso sembra tenuto su da un misero filo di spago e sul corpo tiene compressa la biondina tinta.

Ha pure la ricrescita lunga un metro quella cozza spiaggiata su un palo marittimo.

Lei giocherella con i suoi capelli, ma lui sembra quasi non se ne accorga, il suo sguardo è dedicato completamente a me.

Non mi interessa, lui ha la sua biondina e io voglio conoscere persone nuove qui a Los Angeles, Andrè l'ho conosciuto qualche settimana fa e non vedo l'ora di conoscerci meglio in questo posto.

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